Questo è il mio primo libro di Terzani e l’ho letto con molto interesse perché sono sempre piuttosto sensibile al tema della Cina, fin dai primi anni  ’90, la cui realtà ormai è molto diversa da quella che l’autore descrive qui.  Shenzhen, per esempio, all’epoca in cui Terzani scriveva, non aveva più di 200.000 abitanti, oggi, è già il primo polo dell’elettronica dell’Asia e di abitanti ne deve contare attualmente oltre 9 milioni.  Pertanto, ci si potrebbe chiedere cosa scriverebbe oggi se avesse la possibilità di tornarci. Forse, è legittimo immaginare che molti luoghi da lui descritti non li riconoscerebbe nemmeno più.
Comunque, la lettura è molto scorrevole e l’autore rievoca un periodo molto complesso quanto sofferto di questo straordinario Paese, che da oltre vent’anni esibisce percentuali di crescita a due cifre, sviluppandosi in tutti i sensi, abbandonando il modello ed i sistemi anteriori, per recuperare un ritardo nei confronti dell’Occidente, anche se, ahimè, ha spesso dimenticato di salvaguardare adeguatamente i propri ricchissimi patrimoni architettonici e culturali millenari. L’autore proporziona l’occasione di illustrarsi di come funzionava il collettivismo maoista ed aiuta a conoscere certi lati oscuri del comunismo, l’ideologia che la Cina ha ormai abbandonato e  che quindi appartiene definitivamente al suo (peggiore) passato.
Chi, dopo diversi soggiorni d’affari a Hong Kong, Taiwan e Corea del Sud, ha finalmente avuto il privilegio di cominciare a visitare questo gigante dal ’94 in poi, ha potuto osservare, per esempio, la crescita della sua economia letteralmente a vista d’occhio; infatti, lo sviluppo è stato tale che non si conoscono fenomeni similari, come la modernizzazione di centri come Shanghai, dove, quando c’erano forse solo una dozzina di grattacieli e dall’alto dei ventesimi piani dei pochi hotel di livello internazionale, all’orizzonte, si presentava una vista di una specie di foresta di gru, sotto le quali una miriade di formicai umani intenti a spostare canne di bambù, si preparava alla costruzione dei più fantastici edifici che oggi impressionano qualsiasi osservatore occidentale.  Il risultato si nota – soprattutto di notte – in uno degli spettacoli teatrali notturni più esaltanti che le metropoli al mondo possano offrire; centinaia di modernissimi grattacieli a specchio, ognuno con cupole e torri dalle forme più stravaganti spesso totalmente illuminate a LED perfino sulle rispettive facciate  che cambiano colore in continuazione. Ai Tempi di Terzani, dunque, anche il policromatico spettacolo che si ammira dalle sponde del “Bund” – con i battelli turistici illuminati con gli schermi pubblicitari giganteschi che sfoggiano i filmati più creativi, passano in continuazione con turisti a bordo, avidi di immagini, pronti a scattare le foto ed a riprendere i profili del nuovissimo quartiere di Pudong, con la sua bellissima torre della Perla, non c’era ancora.
Così, chi in questi ultimi vent’anni viaggiando dal Nord (Harbin) – quasi al conbfune con la Russia, giù fino al Sud (Guilin) – quasi al confine con il Viet Nam, in oltre 30 visite, passando per la maggior parte delle sue gigantesche metropoli, ha potuto seguire uno sviluppo unico e conoscere un po’ della nuova realtà cinese. Pertanto, se dieci anni dopo che l’autore pubblicava il libro, ai semafori si vedevano ancora maree di biciclette che freneticamente si spostavano come delle immense onde e le poche vetture in circolazione – color amaranto tutte uguali – erano i taxi, oggi il volto di grande parte del Paese – soprattutto lungo la costa – è molto cambiato.  Terzani  ci racconta che allora le automobili private erano rarissime; ebbene, oggi, al contrario, sono numerosissime le macchine di lusso di tutte le marche più care al mondo e perfino la nostra FERRARI ha identificato in Cina il suo primo mercato in assoluto. Non per niente, oggi la Cina è la seconda potenza economica al mondo; se ciò non bastasse, ci vive tutta un’intera Italia (con oltre 60 milioni di cittadini) milionari in Dollari. Ciò spiega pure come oltre ai modelli di lusso importati direttamente dagli Stati Uniti, Europa, Giappone e Crea del Sud, nel frattempo molte di queste fabbriche hanno iniziato a produrre diversi modelli sul posto, così la Cina è diventata già il primo produttore di automobili al mondo.  Ma chi ha già visitato una volta il salone dell’automobile di Shanghai, avrà potuto scoprire, inoltre, decine di marche cinesi sconosciute in Occidente, alcune delle quali, hanno già cominciato ad esportare diversi modelli molto economici – e che non sono nemmeno brutti – già in diversi Paesi.
Allora, quando questo libro è stato scritto, i mezzi di trasporto e di comunicazione erano molti precari e viaggiare in Cina costituiva sovente una vera avventura; oggi, però, i migliori aeroporti, stazioni ferroviarie – con treni di alta velocità -, metropolitane puntualissime e pulite – con biglietti magnetici ricaricabili – autostrade a 6 corsie con fantastici ponti lunghi fino a 35 km., le migliori reti alberghiere internazionali, con gli hotel più lussuosi al mondo, si trovano proprio in Cina; e, contrariamente a ciò che purtroppo i turisti di tutto il mondo notano in Italia o Spagna – dove spesso sono trattati malissimo -, tanto per citare due esempi, l’ospitalità e l’educazione dei Cinesi che accolgono gli stranieri, è tale che si compara solo con quella degli Stati Uniti. E tutto ciò a costi bassissimi! Tanto è vero, che la Cina è già diventato il secondo Paese turistico al mondo, dietro agli Stati Uniti…
Anche il commercio cinese che a quei tempi poco o niente aveva da offrire, oggi, oltre all’enorme mercato delle imitazioni di bassa qualità, ma anche di qualità sorprendente, che ogni città nasconde e riserva ai turisti, dispone pure dei centri commerciali più moderni dei nostri e vi si possono trovare tutte le marche del lusso – in versioni autentiche ed originali – che possiamo immaginare, anche quelle americane che in Italia  di solito si trovano solo nei centri più sofisticati. Nelle strade illuminate da migliaia di iseane di tutti i colori, la maggior parte dei negozi son o aperti durante tutta la settimana fino alle 11 di sera: Le nasce sono alerete anche nei giorni festivi e chi si avvale dei rispettivi servizi, allo sportello dispone di un apparecchiato con i simboli della bocca all’in sù (verde) o all’in giù (rossa) per esprimere i diversi gradi di soddisfazione. Poi, oltre alle grandi reti di supermercati internazionali, ormai ad ogni angolo delle vie e sulle piazze pedonali importanti, si trovano filiali di McDONALD, KFC, PIZZA HUT, STARBUCK’S e così via… definitivamente, questo non è lo stesso Paese né lo stesso scenario che il bravo Terzani deve aver conosciuto e qui ci ha descritto…
Il libro, dunque, è ormai superato dal tempo e la stessa copertina che riproduce l’immagine di Terzani con abiti che in Cina solo in alcune ultime rare fabbriche si vedono ancora, oggi, per le strade proprio nessuno si sognerebbe di vestire più già da tempo e rivela chiaramente che si tratta di un’opera ormai piuttosto datata.  Vi si apprende, pure che, allora, l’autore non trovava guide o libri che parlassero dei siti archeologici, monumentali e dei templi che in parte – o del tutto – sono effettivamente stati distrutti o danneggiati dalla deleteria Rivoluzione Culturale. Oggi, invece, non solo esistono numerosissime guide anche di pubblicazione straniera, ma molti monumenti a suo tempo danneggiati, ora si possono visitare, sono già stati recuperati e molte multinazionali – soprattutto giapponesi – si incaricano ancora di restaurare parte del patrimonio della cultura e religione buddhista, che la barbarie delle Guardie Rosse aveva compromesso. Non sono nemmeno rari i monaci buddisti calvi con le loro tonache arancioni che camminano liberalmente per le strade. Ciò che sembra anche un po’ strano è che Terzani non menzioni in nessun momento uno dei siti archeologici più straordinari della Cina; quello di Xian, dove sono state scoperte una decina di migliaia di statue dell’esercito di terracotta, ma forse, a quell’epoca il ritrovamento non era ancora stato aperto al pubblico.
Anche le libertà individuali sono migliorate e non solo per gli stessi Cinesi che proprio da qualche giorno possono di nuovo – e legalmente – in determinate circostanze avere più di un figlio, mentre ciò era possibile solo a chi aveva buoni rapporti con il potere o si poteva permettere in qualche modo corrompendo  gli ispettori. Nel frattempo, gli stranieri possono circolare praticamente senza quasi alcun limite, in vetture noleggiate, autobus, treni o aerei senza grandi complicazioni ed a costi abbastanza contenuti; solo per andare in Tibet è necessario richiedere un permesso che si ottiene dalle agenzie di viaggio, nel giro di massimo due giorni. Per il resto, negli alberghi le TV trasmettono i notiziari dei diversi Paesi e non ci sono limiti alle connessioni di Internet che di solito negli alberghi sono anche del tutto gratuite; ed ora, perfino i Cinesi stessi possono comunicarsi liberamente con l’estero, anche utilizzando skype e qualsiasi cittadino, anche straniero, può acquistare un po’ ovunque, schede SIM – per telefoni cellulari – a bassissimi costi, incluso con accesso diretto alle telefonate intercontinentali.
Quindi, il libro risulta davvero un po’ fuori tempo. Ciononostante, pur essendo ormai superata, questa lettura risulta oltremodo utile perché rievoca una parte della storia cinese oscura più dolorosa e ci aiuta a capire gli equivoci, i danni, il ritardo ed i disastri generati dalla politica collettivista voluta ed imposta da Mao Zedong, del quale ben pochi Cinesi dimostrano di conservare molta nostalgia, mentre il suo successore Deng Xiaoping – con la politica della responsabilità – non solo ha rivoluzionato lo sviluppo del Paese, ma ha saputo voltare quella miserabile pagina, trasformando la Nazione in una vera potenza industriale, dove la gente lavora molto e il più delle volte con palese entusiasmo, per potersi permettere un’abitazione confortevole con tutte le comodità, inclusa con l’acqua a riscaldamento solare, oltre all’automobile, costituendo tutto ciò oltre ai viaggi all’estero od almeno fino a Hong Kong, le principali aspirazioni del grande operoso pubblico.
Certo, nessuno nega che la Cina di oggi può non essere ancora considerata un modello di democrazia, ma non si paragona nemmeno più a quella Nazione dove tutto era controllato, tutti erano vigilati – soprattutto gli stranieri – e dove durante decenni perfino per l’alimentazione più basica la maggioranza soffriva gli effetti della scarsità quando non addirittura delle tragiche carestie. Oggi, i negozi ed i supermercati delle catene internazionali offrono di tutto; non c’è nemmeno più bisogno di girare giornate intere per trovare del deodorante. I negozi sono affollati di Cinesi che hanno denaro da spendere e lo possono portare in tasca liberamente, senza che il potere politico – com’è nel nostro caso specifico – giunga all’estremo di emanare leggi o norme che limitino o proibiscano ai cittadini di andare in giro con il frutto del proprio lavoro, onestamente guadagnato, del proprio denaro, in contanti in tasca.
Ad ogni modo, a chi volesse approfondire il tema della Cina, può trovare molte altre eccellenti opere, specialmente di Alain Peyrafitte: QUAND LA CHINE S’EVEILLERA… (LE MONDE TREMBLERA – Quando la Cina si sveglierà…il Mondo tremerà), L’EMPIRE IMMOBILE  – (L’Impero Imobile) e più recentemente sulla straordinaria crescita dell’economia cinese, dove si descrivono i miracolosi progressi raggiunti attualmente dal suo sviluppo, raccomando IL SECOLO CINESE di Federico Rampini o  LA SFIDA. SE LA CINA CAMBIA IL MONDO di Erkik Izraelevicz, tanto per citarne alcuni.

LA PORTA PROIBITA di Tiziano Terzani (Recensione)

L’Agonia del Collettivismo e la Rinascita del Mercato

Pubblicato pure su www.politicamagazine.it

Confesso, non senza un certo imbarazzo, che questo è il mio primo libro di Terzani e devo pure ammettere che non ho mai visto in questo noto autore alcuna inclinazione liberale; anzi, l’ho sempre considerato uno dei numerosi marxisti delusi; un orfano del socialismo, naufrago pentito del collettivismo e, forse, anche un po’ imbarazzato dai relitti ideologici che dagli  esperimenti socialisti sono emersi; insomma, uno dei tanti idealisti che si sono resi conto tardivamente come l’ambiguo egualitarismo è solo un’illusione – se non un palese inganno – e, come egli stesso finalmente riconosce, alla fine dei conti, non ha prodotto nient’altro che una mera astratta utopia. Egli è uno dei tanti idealisti che, invece d’inseguire tutte quelle loro inutili teoriche chimere, forse, farebbero meglio a riconoscere, se non addirittura, abbracciare pragmaticamente l’individualismo come virtù, di cui scrive la libertaria Ayn Rand; invece, loro malgrado, preferiscono perseverare, rifugiandosi nella nuova astrazione, quella religione ideologica dell’ecologismo, o dell’ ecomunismo – come qualcuno ha voluto definire questa originale specie di dottrinaria fede nell’apocalittico ambientalismo, sempre all’arrembaggio, magari, in compagnia di un velleitario compagno di piantone del tipo José Bové.

Perciò, ho sempre guardato con sospetto a questo autore che, alla fine, si è affidato per non dire “arreso” ad uno spiritualismo indiano al quale, in certi brevi momenti della mia ingenua gioventù, anch’io  ho guardato con un po’ di cieca speranza. Tuttavia, dopo aver tante volte visitato l’India, mi sono convinto che anche quella fede non era molto migliore né eccessivamente diversa da certe superstizioni religiose che non fanno altro che illudere e confondere; infatti, dove c’è rassegnazione non c’è troppo spazio per la speranza. Così, un po’ più realisticamente, preferisco depositare la mia fiducia nell’azione degli esseri umani, nelle capacità dei singoli di positiva e produttiva buona volontà, i quali, con le loro particolari iniziative proporziono i cambiamenti, il progresso e rendono la vita più facile ai loro simili, anche se non rivelano gli arcani misteri di questa nostra esistenza. Del resto, chi ci potrà rivelare certi misteri? L’illuminazione del Buddha? No, tanto meno ci possono condurre alla felicità il pessimismo, né la rassegnazione e meno ancora il fatalismo. In realtà, la felicità non si realizza; la felicità si ricerca, alimentandola con la speranza e, come suggerisce Octavio Paz nel suo EL OGRO FILANTROPICO – (L’Orco Filantropico), se esiste una finalità nella vita, essa è quella di cercare, di dare senso ad una finalità. E questa finalità, preferisco ricercarla nel tentativo di realizzazione delle mie potenzialità; lo sforzo di realizzarmi è anche la via più breve per conoscere me stesso ed i miei limiti e, quindi, trovare lo spazio della mia dimensione; è ciò che provo a fare sin dalla mia infanzia ed alle volte, ho anche l’impressione di riuscire ad essere felice, ma sbagliando, infatti, non è felicità piena, bensì, solo effimera soddisfazione ed appena credo di potermela godere, questa stessa illusione svanisce; allora, rendendomene conto, con rinnovato sguardo rivolto all’avvenire, immaginando nuove esperienze oltre gli orizzonti, sono indotto a proseguire, proprio perché c’è sempre ancora della strada da percorrere, oltre la quale nuove mete ci attendono capaci di sublimarci. Conseguentemente, continuo ad essere punto dallo stimolo ad andare ancora avanti ed infatti, è necessario continuare l’interminabile ricerca, senza riposare e senza arrendersi all’avvilimento e ciò per non fermarsi e finire nel nichilismo sempre pronto ad aspettarci.

Ebbene, ho letto il libro con interesse e curiosità perché, fin dai primi anni ’90, sono sempre stato piuttosto sensibile all’assunto della Cina, la cui realtà ormai è molto diversa da quella che l’autore nelle sue pagine descrive. Shenzhen, per esempio, all’epoca in cui Terzani la visitava, non aveva più di 200.000 abitanti; oggi, oltre ad essere già il primo polo dell’elettronica di tutta l’Asia, di abitanti, attualmente, ne deve contare almeno 9 milioni. Pertanto, ci si potrebbe chiedere, cosa scriverebbe oggi, se avesse la possibilità di tornarci? Forse, è legittimo immaginare che molti luoghi da lui descritti non li riconoscerebbe nemmeno più. Ma già in queste pagine – quindi prima che il presente sovvertimento economico si consolidasse -, l’autore toscano riconosceva che il perverso modello di Mao – al quale aveva creduto – è stato un tragico fallimento, ammettendo indirettamente, pure, che la vita dei Cinesi stava già migliorando sotto il suo successore Deng Xiaoping, vero artefice di una rivoluzione: la rivoluzione economica che il Paese ansiosamente attendeva; ed è un peccato che Terzani non abbia fatto in tempo a rivedere la Cina di oggi, così diversa dalla Cina del suo tempo; un Paese operoso guidato dall’ottimismo, in cui molti suoi cittadini riescono a realizzare le proprie potenzialità. Tanto è vero che un grande liberale britannico dedicherà a questa mutazione il saggio – COME LA CINA E’ DIVENTATA UN PAESE CAPITALISTA – (Ronald Coase e Ning Wang) che la dice tutta:

http://brunoleoni.it/e-commerce.aspx?ID=14820&level1=2166

Comunque sia, la lettura di questo pedagogico resoconto è certamente proficuo quanto scorrevole; in esso, Terzani rievoca bene i nodi di un periodo molto complesso quanto sofferto di questo straordinario Paese che, finalmente, ormai da oltre vent’anni, riesce ad registrare percentuali di crescita a due cifre. Ed abbandonando il modello dei sistemi coercitivi anteriori, il suo sviluppo si estende in tutti i sensi e direzioni, correndo al galoppo sostenuto per recuperare un grave ritardo nei confronti dell’Occidente, anche se, ahimè – Terzani – lo sottolinea -, ha spesso trascurato l’adeguata salvaguardia dei propri tesori, i ricchissimi e millenari patrimoni culturali ed architettonici. In compensazione, alcune delle sue Università stanno acquistando notorietà internazionale e sono già riconosciute fra le migliori al mondo. L’opera proporziona un’ottima occasione, illustrando come funzionava quel collettivismo totalitario maoista ed aiuta a conoscere certi lati più oscuri e drammatici del comunismo, l’ideologia della cosiddetta dittatura del proletariato che la Cina ha ormai felicemente abbandonato e che, quindi, appartiene in via definitiva al suo (peggiore) passato.

Orbene, chi, dopo diversi soggiorni d’affari a Hong Kong, Taiwan e Corea del Sud ha, in fine, avuto il privilegio di cominciare a visitare e fare affari dal ’94 in poi con questo antico gigante, ha anche potuto osservare, per esempio, come la crescita della sua economia continui la sua  espansione letteralmente a vista d’occhio; infatti, lo sviluppo è stato tale che non si conoscono fenomeni similari: il risultato è  la sorprendente modernizzazione dei centri come Shanghai, dove, ai tempi del primo approccio, forse, non c’era più di una dozzina di grattacieli e dall’alto dei ventesimi piani dei pochi hotel di livello internazionale, all’orizzonte, si presentava una vista di una specie di foresta di gru, sotto le quali una miriade di formicai umani intenti a spostare canne di bambù destinate ai ponteggi, preparavano le costruzioni dei più fantastici edifici che oggi impressionano qualsiasi osservatore occidentale. L’esito si nota – soprattutto di notte – in uno degli spettacoli teatrali notturni più esaltanti che le metropoli al mondo possano offrire: centinaia di modernissimi grattacieli a specchio, ognuno con cupole e torri dalle forme più distinte e stravaganti, spesso totalmente illuminate a LED perfino sulle intere longilinee facciate che cambiano colore in continuazione. Ai tempi di Terzani, dunque, non c’era ancora nemmeno il policromatico spettacolare scenario che si ammira dalle sponde dello Huangpu dal vecchio ed elegante quartiere “Bund” dove, un incessante passaggio di panoramici battelli turistici illuminati, esibiscono giganteschi schermi di pannelli pubblicitari che sfoggiano avvisi ed i filmati più creativi, navigando in continuazione con turisti a bordo, tutti attenti a captare ed immortalare le immagini ed a riprendere i profili del modernissimo sgargiante quartiere di Pudong, dominato dalla sua fotogenica torre della Perla.

Così, chi in questi ultimi vent’anni viaggiando dal Nord (Harbin) – quasi al confine con la Russia -, giù fino al Sud (Guilin) – non troppo lontano dalla frontiera con il Viet Nam -, in oltre 30 visite, sostando nella maggior parte delle sue gigantesche metropoli, ha potuto seguire e toccare con mano uno sviluppo unico e conoscere un po’ della nuova realtà del miracolo economico cinese. Pertanto, se dieci anni dopo che l’autore pubblicava questo libro, ai semafori si vedevano ancora maree di biciclette che in flemmatico movimento si spostavano come delle immense ondate e le poche vetture in circolazione – color amaranto, tutte uguali – erano i taxi, oggi il volto di grande parte del Paese – soprattutto lungo la costa – è talmente cambiato da renderlo praticamente irriconoscibile. Terzani, invece, ci racconta che allora le automobili private erano rarissime; ebbene, oggi, al contrario, sono numerosissime le macchine di lusso di tutte le marche più care al mondo e perfino la nostra FERRARI ha identificato nella Cina il suo primo mercato in assoluto. Non per niente, oggi, la stessa Cina è la seconda potenza economica al mondo; se ciò non bastasse, ci vive tutta una quantità equivalente all’Italia intera (con oltre 60 milioni di cittadini) di milionari in Dollari. Ciò spiega pure come, oltre ai modelli di lusso importati direttamente da Stati Uniti, Europa, Giappone e Corea del Sud, nel frattempo, molte delle rispettive fabbriche hanno iniziato a produrre diversi modelli sul posto; e, così, la Cina è già diventata anche il primo produttore di automobili al mondo. E chi ha già visitato il salone dell’automobile di Shanghai, avrà potuto scoprire, inoltre, decine di marche cinesi sconosciute in Occidente, alcune delle quali, hanno pure iniziato ad esportare diversi modelli molto economici – e che non sono nemmeno brutti – verso i più distanti Paesi.

Allora, quando Terzani ha scritto LA PORTA PROIBITA, i mezzi di trasporto e di comunicazione erano molti precari e viaggiare in Cina costituiva, sovente, una vera avventura; oggi, però, i migliori aeroporti, stazioni ferroviarie – con treni di alta velocità -, metropolitane puntualissime e pulite – con biglietti magnetici ricaricabili -, autostrade a 6 corsie con fantastici ponti lunghi fino a 35 km., le migliori reti alberghiere internazionali, con gli hotel più lussuosi al mondo, si trovano proprio in questa nuova Cina. E, tanto per citare un punto delicato, contrariamente a ciò che, purtroppo, i turisti di tutto il mondo notano in Italia o Spagna – dove spesso sono trattati malissimo e con totale indifferenza, come se fossero degli intrusi -, in Cina, al contrario, l’ospitalità e l’educazione dei Cinesi che accolgono gli stranieri, è tale che si compara solo con quella degli Stati Uniti. E tutto ciò a costi bassissimi! Tanto è vero, che la Cina è già al secondo posto nella graduatoria mondiale dei paesi turistici, solo dietro gli Stati Uniti…

Anche il commercio cinese che a quei tempi poco o niente aveva da offrire, oggi, oltre all’enorme mercato delle imitazioni di bassa qualità, ma anche di qualità sorprendente, che ogni città nasconde e riserva agli avidi turisti, dispone pure dei centri commerciali più moderni dei nostri e vi si possono trovare tutte le marche del lusso – in versioni autentiche ed originali – che possiamo immaginare, non mancando quelle americane che in Italia, di solito, si trovano solo nei centri più sofisticati. Nelle strade illuminate da migliaia di insegne di tutti i colori, la maggior parte dei negozi rimane aperta durante tutta la settimana spesso fino alle 11 di sera; le banche sono aperte anche nei giorni festivi e chi si avvale dei rispettivi servizi, allo sportello, trova un dispositivo, con i simboli della bocca all’insù (verde) o all’ingiù (rossa), dove ogni cliente potrà esprimere i propri diversi gradi di soddisfazione, come avviene ugualmente agli arrivi, al controllo dei passaporti. Poi, oltre alle grandi reti di supermercati internazionali, ormai, ad ogni angolo delle vie o piazze pedonali importanti, si trovano filiali di McDONALD, KFC, PIZZA HUT, STARBUCK’S e così via… definitivamente, questo non è lo stesso Paese, né lo stesso scenario che il buon Terzani deve aver conosciuto e che qui ci ha descritto…

Il libro – del 1984 -, dunque, è ormai più che superato dal tempo e la stessa copertina che riproduce l’immagine di Terzani con abiti che in Cina solo in alcune ultime rare fabbriche si vedono ancora, oggi, per le strade proprio nessuno si sognerebbe mai di indossare più, già da tempo e rivela chiaramente che si tratta di un’opera ormai piuttosto datata. Vi si apprende, pure che, allora, l’autore non trovava guide o libri che parlassero dei siti archeologici, dei monumentali e dei templi che in parte – o del tutto – sono effettivamente stati distrutti o danneggiati dalla deleteria isteria collettiva della tristemente famosa Rivoluzione Culturale. Oggi, invece, non solo esistono numerosissime guide, anche di pubblicazione straniera, ma molti monumenti a suo tempo danneggiati, ora si possono visitare, e non raramente, sono già stati recuperati e molte multinazionali – soprattutto giapponesi – si incaricano tuttora di restaurare parte del patrimonio della cultura e religione buddhista, che la barbarie delle Guardie Rosse aveva compromesso. Non sono nemmeno rari i monaci buddisti calvi con le loro tipiche tonache arancioni che circolano liberalmente per le strade. Davvero, altri tempi! Ciò che sembra anche un po’ strano è che l’autore non menzioni in nessun momento uno dei siti archeologici più straordinari della Cina; quello di Xian, dove, casualmente era stato scoperto tutto un esercito composto da una decina di migliaia di statue – dil 190 cm. di altezza, con cavalli e carrozze di dimensioni naturali – di quello che oggi il mondo intero conosce come l’Esercito di Terracotta, tutta un’intera armata sepolta per “proteggere” la salma del primo imperatore cinese Qin Shi Huang (260 a.C. – 210 a.C.); ma, forse, a quell’epoca il ritrovamento non era ancora stato aperto al pubblico, mentre gli scavi sono attualmente ancora in corso, sempre alla ricerca della tomba dello i stesso imperatore che non stata ancora trovata.

Anche le libertà individuali sono migliorate e non solo per gli stessi Cinesi che proprio da qualche giorno in qua possono di nuovo – in determinate circostanze – e legalmente, avere più di un figlio, mentre, prima ciò era possibile solo a chi aveva buoni rapporti con il potere o chi, in qualche modo, si poteva permettere di corrompere gli ispettori. Nel frattempo, anche gli stranieri possono circolare, praticamente senza tanti limiti, in vetture noleggiate, autobus, treni o aerei senza grandi complicazioni ed a costi abbastanza contenuti; solo per andare in Tibet è necessario richiedere un permesso che si ottiene dalle agenzie di viaggio, nel giro di massimo due giorni. Per il resto, negli alberghi, le TV trasmettono i notiziari dei diversi Paesi e non ci sono limiti alle connessioni di Internet che di solito negli alberghi sono anche del tutto gratuite; ed ora, perfino i Cinesi stessi possono comunicarsi liberamente con l’estero, anche utilizzando skype ed infatti, qualsiasi cittadino straniero  e non, può acquistare un po’ ovunque, schede SIM – per telefoni cellulari – a bassissimi costi, incluso con accesso diretto alle telefonate intercontinentali.

Quindi, questo libro risulta davvero un po’ fuori tempo. Ciononostante, pur essendo ormai superata, la lettura è un compendio oltremodo utile perché rievoca una parte della storia cinese più oscura, dolorosa e ci aiuta a capire gli equivoci, i danni, il ritardo ed i disastri generati dalla politica collettivista voluta ed imposta da Mao Zedong, del quale ben pochi Cinesi dimostrano di conservare molta nostalgia, mentre il suo successore Deng Xiaoping – con la sua politica della responsabilità – non solo ha rivoluzionato lo sviluppo del Paese, ma ha saputo voltare quella miserabile pagina, trasformando la Nazione in una vera potenza industriale moderna e dinamica, dove la gente lavora molto ed il più delle volte con palese entusiasmo, per potersi permettere un’abitazione confortevole con tutte le comodità, inclusa con l’acqua a riscaldamento solare sui tetti, oltre all’automobile, costituendo tutto ciò, oltre ai viaggi all’estero od almeno fino a Hong Kong, le principali aspirazioni del grande operoso pubblico.

Certo, nessuno nega che la Cina di oggi può non essere ancora considerata un modello di esemplare democrazia, ma non si paragona nemmeno più a quella Nazione dove tutto era controllato, tutti erano sospettati e vigilati – soprattutto gli stranieri – e dove durante decenni perfino per l’alimentazione più basica la maggioranza soffriva gli effetti della scarsità quando non subiva addirittura le croniche e tragiche carestie. Oggi, i negozi e nei supermercati delle catene internazionali si trova di tutto; non c’è nemmeno più bisogno di girare giornate intere per trovare del deodorante. I negozi sono affollati di Cinesi che hanno denaro da spendere e lo possono portare in tasca liberamente, senza che il potere politico – com’è nel nostro caso specifico – giunga all’estremo di emanare leggi o norme che limitino o proibiscano ai cittadini di andare in giro con il frutto del proprio lavoro, onestamente guadagnato, del proprio denaro, in contanti in tasca.

In conclusione, a chi volesse approfondire il tema dell’attuale Cina, può trovare molte altre eccellenti opere, mentre Alain Peyrefitte con QUAND LA CHINE S’EVEILLERA… LE MONDE TREMBLERA – (Quando la Cina si sveglierà…il Mondo tremerà), L’EMPIRE IMMOBILE – (L’Impero Immobile) già profetizzava questo cambiamento; più recentemente sulla straordinaria crescita dell’economia cinese, dove si descrivono i miracolosi progressi raggiunti attualmente dal suo sviluppo, raccomando IL SECOLO CINESE di Federico Rampini o LA SFIDA. SE LA CINA CAMBIA IL MONDO di Erik Izraelevicz, tanto per citarne alcuni.