I Pragmatici e gli Idealisti…

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La pubblicazione dell’intervista di Antonio Zichichi data a Gianluca Veneziani su LIBERO a proposito delle responsabilità umane per l’inquinamento ed il riscaldamento globale, in cui il prestigioso scienziato italiano ridimenziona l’ormai usurato paradigma tanto caro ai teorici ambientalisti, chiarisce infatti che per la scienza i fenomeni dei cambiamenti meteorologici non dipendono dall’azione umana; perciò, mi pare una buona occasione per riproporre una mia pubblicazione di qualche tempo fa:

Ormai, ad ogni giorno che trascorre, i media ci assediano con drammatizzazioni sui cambiamenti che da qualche decennio il clima subisce; ed in modo indiscriminato indicando gli industriali come principali responsabili, i quali – anche se non tutti, per un certo periodo – in rapporto a conservazione e rispetto dell’ambiente, effettivamente, si sono mostrati negligenti; ciò che, naturalmente, aiuta ad eccitare acriticamente risentimenti popolari, soprattutto, fra i meno preparati, oltre agli abituali adepti del culto dell’ invidia. In questo contesto, quindi, i soliti eterni oppositori dell’economia di mercato, i negazionisti del circolo virtuoso dello sviluppo, gli avversari del progresso, del consumismo, ed insomma della modernità, intervengono attivamente, mettendo sotto accusa ogni genere d’innovazione e sentenziano, in maniera particolare, contro l’evoluzione tecnologica, condanne contro il cambiamento che in questi anni anche nel campo della ricerca genetica, si è riusciti a raggiungere, beneficiando anche le tecniche delle colture e con ciò l’economia agricola stessa. Del resto, se vogliamo migliorare ed aumentare la produzione agricola, ridurre l’impatto sulla natura, assicurando alimenti alle moltitudini non solo di oggi ma anche di domani, non possiamo nemmeno rinunciare agli esperimenti scientifici che il settore richiede.

Invece, osserviamo che intolleranti indottrinati, ideologicamente orientati, si scagliano anche con violenza contro ogni utile iniziativa. Così, fra l’irruente opposizione, si è creato un diffuso paradigma che è in diretto conflitto con la realtà.  Pertanto, su queste questioni, si rende oltremodo necessario un urgente chiarimento un po’ più oggettivo; infatti, in questo delicato quanto fondamentale compito, non sono pochi i ricercatori onesti, di tutte le Nazioni, seriamente impegnati con massimo rigore scientifico e responsabilità sociale. Non per niente ben 110 Premi Nobel hanno recentemente divulgato una lettera aperta, denunciando gli ormai ripetuti abusi da parte dei seguaci di una specie di nuova religione le cui contraddizioni sono manifestamente evidenziate dagli intolleranti manifestanti della compagine di GREENPEACE principalmente in rapporto agli OGM http://www.ilpost.it/2016/07/02/premi-nobel-contro-greenpeace-ogm/

L’elenco di questi specialisti, oltre al citato Zichichi è, dunque, molto esteso ma, in questo panorama, forse, basta limitarsi ricordare divulgatori scientifici come Dario Bressanini che ci propone diverse opere istruttive, fra le quali l’ottima lettura OGM TRA LEGGENDE E REALTA’, molto utile soprattutto a chi non si è mai preoccupato di verificare e ad approfondire la consistenza di tutte le belle leggende diffuse dal movimento verde degli ecologisti. L’autore, molto opportunamente, dissipa luoghi comuni che in molti, in maniera piuttosto superficiale quanto ingenua, accettano come verità scientifiche consolidate. Egli non è l’unico a dimostrare come ci troviamo dinanzi ad un gigantesco inganno, in cui gli sconfitti che, non potendo più risuscitare il Socialismo, ora, vorrebbero dargli una nuova vita, sotto altre vesti. Infatti, intendono, sostituirlo, ricorrendo alla nuova religione dell’ecologia dottrinaria che qualcuno ha, molto felicemente definito “ecomunismo”. Bressanini, in linguaggio semplice quanto chiaro, riesce a ristabilire solide verità fondate su fatti concreti e, confutando certe false invenzioni, chiarisce dubbi sulla base di diversi accertamenti scientifici, anche se quanto l’autore espone, sarà puntualmente considerato “politicamente scorretto” da quei consueti dogmatici, poco allenati alle verifiche perché addestrati a credere per vedere; ma, ciononostante, ci aiuta a capire meglio quelle verità che i militanti si ostinano a negare.

Ed allora, da anni, un certo tipo di giornalismo – politicamente impegnato -, in una specie di terrorismo mediatico, bombarda l’ignaro pubblico con allarmanti notizie che, invece, non hanno alcun riscontro scientifico. In fondo, non c’è niente di nuovo sul fronte della disinformazione; infatti, come avviene già da decenni, i media possono sostenere di tutto ed il suo contrario, ricorrendo, magari, a grandi titoli a lettere maiuscole in prima pagina, per poi ritrattare – in parte o tutto -, discretamente, in un angolino di una pagina secondaria. Scaltrezza praticata sistematicamente dai collettivisti settari per oltre settant’anni; quando, con massima consapevolezza, seguendo gli insegnamenti leninisti, affermavano che bisognava ostinatamente insistere, sostenendo anche falsità ma che, con il tempo, sarebbero state accettate come verità scontate. E, così, hanno cercato di convincerci a non osservare ed a non credere per vedere, bensì semplicemente di aver fede; di messianicamente perseguire il paradiso terreste socialista che un giorno sarebbe stato realizzato; intendevano che si facessero sacrifici, rinunciando ad un concreto presente per perseguire un astratto teorico futuro migliore. Ed, ahimè, riuscendoci parzialmente per diversi decenni. Per fortuna i tempi sono cambiati.

Eppure, volevano che abdicassimo alle nostre legittime personali prerogative, alle nostre irrinunciabili libertà del presente a favore di un profetico, quanto incerto avvenire; tuttavia, le loro utopie, le loro messianiche promesse, alla fine, dopo tante inutili sofferenze, milioni di luttuose vittime, sono finite sotto le macerie del tragico muro di Berlino. Oggi, mentre si confermano gli ignobili delitti, già rivelati da autori come Robert ConquestRichard Pipes per citarne solo due, così abilmente celati, commessi con l’ambigua finalità di creare la presunta società perfettamente fraterna per, vanamente, realizzare il modello di quella fantasiosa giustizia sociale, di quel tanto esaltato paradiso del proletariato, apprendiamo dagli archivi – che non sono riusciti a distruggere -, come agivano i nemici della libertà, gli avversari della società aperta, nell’assurda intenzione di eliminare, quello che qualcuno considerava il peccato originale dell’egoismo umano.

Eppure, come giustamente ci insegna ne LA VIRTU’ DELL’EGOISMO la libertaria Ayn Rand – una Russa che era riuscita a non rientrare all’ovile sovietico -, l’egoismo è una necessità biologica, senza la quale, gli umani non sarebbero mai diventati tali. Perciò, è necessario capire che è grazie alle incertezze, alla fame, al timore ed ai dubbi – e non per via delle certezze – che gli umani, fin dai primordi, cercano le difese per la propria sopravvivenza e, sforzandosi, trovano le soluzioni per realizzare benessere per sé e per il proprio progresso dei loro cari. Ed è appunto dall’egoismo che deriva la prudenza, che a sua volta genera responsabilità. Lo stesso amore e l’altruismo che taluni vorrebbero opporre all’egoismo non sono altro che l’altra sua faccia della stessa moneta. Infatti, se non fossimo egoisti, saremmo tutti degli indifferenti e dei meri fatalisti rassegnati; invece, eternamente insoddisfatti, ci sforziamo a capire ed a procurare. Allora, ci guardiamo attorno ed inventiamo sempre nuovi mezzi per trovare continuamente nuovi metodi che soddisfino le nostre insaziabili necessità. Così, nei dubbi e con la creatività che produce la chimica nel nostro organismo, superiamo i tanti ostacoli che incontriamo sulle vie delle nostre aspirazioni.

E, come sostiene Popper, la conoscenza non ha fine e, già prima di lui, sulla stessa linea, Galileo preconizzava la ricerca avvalendosi dell’esperienza. Conseguentemente, se vogliamo conoscere noi stessi, dobbiamo necessariamente realizzare le esperienze che proporzionano l’inesauribile conoscenza, anche quella dei nostri limiti. Certo che possiamo sbagliare, ma sappiamo anche correggere i nostri errori dai quali apprendiamo le migliori lezioni. Inoltre, non sono assolutamente le certezze, la sazietà, l’abbondanza, né la sicurezza che ci rendono responsabili, anzi; e senza la fondamentale conoscenza delle nostre umane limitazioni, senza il timore, non diventeremmo prudenti: la responsabilità nasce, appunto, proprio dai dubbi e sono le domande generate dalle incertezze dell’ignoto che stuzzicano ed alimentano la curiosità che ci stimola a guardarci attorno, a ragionare e ad alimentare ulteriormente il dubbio.

Ormai, nonostante il metodico lavaggio del cervello praticato fin dalle nostre prime lezioni di scuola, ideologicamente condizionate, sono rimasti in pochi che osano difendere ancora le assurde teorie del collettivismo; per cui, oggi, la Popolazione è più scettica nei confronti delle dottrine. Per fortuna, la gente, a volte, impara e nella misura in cui i creduloni diminuiscono, gli individui diventano più pragmatici e si liberano dalle superstizioni; ed allora, non si lasciano più incantare così facilmente dalle seducenti belle promesse spacciate dai soliti falsi virtuosi e dai presunti profeti di piantone che puntualmente ricorrono alle loro equivoche messianiche tesi, sovente, in diretta e palese contraddizione con la concreta realtà.

Non per niente, dinanzi a tale evoluzione, ora, gli orfani del Socialismo, i naufraghi del collettivismo, sui relitti del Comunismo, sembrano rifugiarsi in una nuova ambigua dottrina, quella dell’ecologia, altrettanto dogmatica, retorica e politicizzata. Purtroppo, gli scaltri si dimostrano ancora abbastanza abili nel confondere una miriade di persone ingenue o distratte, sovente pronte ad unirsi alla militanza, disposte a credere senza criticamente verificare la fondatezza di certi proclami. Ed allora, leggendo certi testi sapientemente coordinati dai soliti noti, si rifugiano nella pratica della nuova fede le cui funzioni si celebrano nelle piazze e per le vie pubbliche, accanendosi contro la libera iniziativa che sarebbe responsabile, non solo dei disastri meteorologici, ma addirittura delle mutazioni climatiche che, in realtà, si sono sempre verificate nell’arco dei miliardi di anni; mutazioni che di fatto sono specifiche dei fenomeni della natura a cui questi “neotribuni”, in maniera oltremodo equivoca, alludono.

Perciò, non solo responsabilizzano l’industria dell’inquinamento, ma le attribuiscono addirittura le mutazioni del clima ed il conseguente riscaldamento globale. Eppure, sappiamo benissimo come le variazioni del clima – che sono sempre esistite e non solo sul nostro pianeta – dipendono unicamente dall’azione delle macchie solari, sulle quali né gli industriali e tanto meno i politicanti indottrinati, esercitano un minimo potere. Infatti, attualmente, notiamo come questo stesso fenomeno avviene perfino su Marte. Ed ecco che proprio le più recenti scoperte rivelano come in passato devono essere esistite certe forme di vita anche su quel Pianeta. Ed allora, come la mettiamo? Possiamo chiedere ai settari di prima linea quali sarebbero gli imprenditori irresponsabili colpevoli di tale processo? I marziani, per caso?

Ed ecco che alle condanne emanate a priori, si aggiungono continue accuse contro la stessa ricerca; così, troviamo gente come il miliardario Al Gore che – lui sì – può permettersi d’inquinare l’atmosfera, spostandosi sui suoi rumorosi elicotteri; o quell’altra folkloristica figura di José Bové che, con la sua pipa puzzolente sempre fra le labbra, non s’importa d’impestare i propri polmoni; e nonostante queste contraddizioni, sono chiassosamente applauditi da un vero esercito di puerili e rancorosi militanti ed impenitenti seguaci creduloni, invece di leggere rapporti di ricercatori più seri e qualificati; al contrario, si limitano ad affollare le piazze e le strade con dimostrazioni veementi, esibendo quelle loro forme di anarchica settaria disciplina, con cui vorrebbero imporre agli altri le proprie discutibili convinzioni, sostenendo religiosamente altrettante certezze, sulle base di subdoli quanto usurati slogan imparati a memoria, fanaticamente strillati a squarciagola ma, assolutamente estranei a qualsiasi dimostrazione scientifica.

Purtroppo, questi indottrinati fanno pessimo uso della conoscenza della genetica; infatti, apprendiamo anche da IL GENE EGOISTA di Richard Dawkins come ogni forma di vita subisce una specie di “invasione” da parte dei geni, addirittura attraverso i memi che si possono trasferire da una mente all’altra come i batteri che passano da un organismo all’altro. E, non a caso, un recente studio condotto da accademici dell’istituto Genome Biology dell’Università di Cambridge, da parte dei ricercatori Alastair Crisp Chiara Boschetti dimostrerebbe che la specie umana porta con sé ben 145 geni estranei, derivati da piante attraverso il processo del fenomeno che essi definiscono come trasferimento genetico orizzontale. Per cui, si potrebbe sostenere che anche la specie umana, in un certo senso, ha subito un processo di modifiche genetiche estrinseche, prodotte appunto da trasferimenti genetici provenienti da organismi alieni e molto più semplici del nostro sistema. Dunque, si può tranquillamente affermare – come qualcuno ha già commentato – che siamo tutti un po’ transgenici perché portiamo nel nostro organismo elementi ereditati da corpi totalmente distinti, come le alghe, i funghi e così via…

Ora, non potendo più difendere le contraddizioni del loro defunto culto collettivista, a cui per tanto tempo questi stessi aspiranti bolscevichi hanno fedelmente dato il loro incondizionato cieco avvallo, non resta loro altro se non l’alternativa di prendersela non solo con il lecito consumismo, ma pure con la pragmatica scienza delle moderne coltivazioni e nella loro inconcepibile irresponsabilità, non esitano ad invadere, danneggiare e distruggere preziosi campi sperimentali in cui una delle più importanti ed attive ricerche, investe patrimoni ed energie, senza risparmiare sforzi, applicati per il concreto benessere delle future generazioni. Sono tutti questi benemeriti tecnici che si prodigano, di fatto, nella specifica finalità di non solo migliorare la qualità dei prodotti, ma anche di aumentarne la produttività, con l’indubbio beneficio della riduzione dei costi, senza necessariamente continuare ad inquinare ed avvelenare – nello stesso grado – il suolo con gli anticrittogamici con i quali l’agricoltura ha finora combattuto le avversità di piaghe inclusi i voraci dannosi parassiti.

E proprio noi Italiani, dovremmo essere gli ultimi ad accettare questi nuovi miti che i dogmatici spacciano per scienza; infatti, noi come pochi, possiamo riconoscere i meriti di questi progressi agricoli; o, per caso, non è vero che mangiamo pasta prodotta con semola di grano OGM, ormai da mezzo secolo, senza che se ne sia mai accorto o lamentato qualcuno? Anzi, una buona parte della Popolazione mondiale ci accredita la nostra ottima dieta mediterranea.

Ma c’è dell’altro: purtroppo, dobbiamo, ancora constatare come la nostra agricoltura europea, sopravvive soltanto attraverso un oltremodo contraddittorio sistema di intensive sovvenzioni: per ogni unità produttiva di generi agroalimentari – o rispettivi derivati – i produttori ricevono dall’Unione Europea scandalose sovvenzioni, destinando quote di limiti per ogni singolo Paese membro. Ma cosa vuol dire questo? Significa che per mantenere attiva la modesta percentuale del 2% della popolazione agricola, l’altro 98% degli Europei deve pagare un prezzo superiore a quello del mercato che si pagherebbe se tali generi fossero importati dai Paesi che hanno una maggiore vocazione od una migliore produttività, principalmente per raccolti di scarso valore aggiunto. E ciò che è ancora peggio, a danno proprio di quelle Popolazioni più umili, come quelle africane che, poi, non riuscendo a reggere ai deleteri effetti di tale sleale concorrenza, per fuggire dalla miseria, si vedono costrette ad emigrare, cercando lavoro altrove, e rischiano la pelle sulle tristemente note precarie imbarcazioni di fortuna e della speranza. Ed una delle grandi divergenze che i politici britannici coltivavano, c’era proprio l’opposizione alle sovvenzioni agricole tanto care alla Francia ed alla Germania. E questi stanziamenti per sostenere un’agricoltura improduttiva che potrebbero essere destinati alla ricerca perché di questo passo, i Paesi emergenti in poco tempo ci supereranno.

Sull’altro fronte, invece, grazie ai rivoluzionari progressi ottenuti con le tecnologie messe a punto prima con lo sviluppo di nuove piante dal Premio Nobel Norman Borlaug, di cui Richard Critchfield in VILLAGES descrive i successi. Inoltre, l’innovazione le ricerche hanno permesso lo sviluppo degli OGM, grazie ai quali grande parte del mondo, produce di più, a costi inferiori e senza dover combattere i nemici naturali con tanti nocivi pestiferi veleni chimici che alla fine sì, inquinano l’ambiente. Queste sono le ragioni per cui, grazie alla tecnologia, molti prodotti agricoli sono diventati più economici e competitivi – quindi più accessibili ad una pubblico più ampio – se provengono da Paesi come Stati Uniti, Argentina, Scozia, Brasile, Australia, Cina, India, Canada, Nuova Zelanda e così via, dove, per tradizione, il pensiero pragmatico prevale sempre di più sulle dogmatiche teorie e sulle ambigue dottrine del cosiddetto ecologismo. E lo stesso Bassanini fornisce un enorme numero di spiegazioni che ci aiutano a capire cosa siano, in realtà, gli OGM; e sarebbe davvero utile se qualcuno dei fisiologici militanti si desse lo sforzo a leggerlo.

Ma non è l’unico autore che getta luce su queste materie; Vaclav Klaus ex presidente della Repubblica Ceca ha scritto un bellissimo saggio PIANETA BLU, NON VERDE che merita assolutamente di essere letto; ed a questo proposito, conviene citare anche un altro scienziato, autore di interessantissime opere sul tema: l’accademico francese Claude Allègre e da raccomandare in particolare il suo saggio MA VERITÉ SUR LA PLANÈTE (La mia Verità sul Pianeta) in cui, molto ironicamente, attribuisce una sorta di complesso di Edipo al noto intollerante e prepotente energumeno francese, il quale, senza misurare la propria aggressività che lo contraddistingue, sempre in prima fila delle teatrali manifestazioni contrarie agli OGM, si esibisce con l’immancabile pipa in bocca, dimostrandosi indifferente ai veleni del tabacco che consapevolmente introduce nel suo organismo. Eppure, egli stesso, pur essendo il suo stesso padre un ricercatore scientifico – che non la pensa allo stesso modo del figlio -, si ostina ad invadere ed a distruggere preziose piantagioni sperimentali che mirano,  se non ad eliminare, ma ad almeno ridurre l’inquinamento generato proprio dall’applicazione chimica di pesticidi ed antiparassitari alle coltivazioni ed opera, soprattutto, per prevenire la scarsità di alimenti nel mondo che, continuando di questo passo, potrà in breve raggiungere la quota di 10 miliardi di abitanti.

Ed a proposito della crescita della popolazione conviene far notare come, forse, questo loro fanatico accanimento si spieghi con la frustrazione subita dal fatto che la moderna scienza, ha contribuito a definitivamente sconfessare i loro aspiranti profeti preferiti – Marx Malthus – ed i loro rispettivi seguaci del nostro tempo, noti predicatori di equivoche teorie come la pauperizzazione e la tanto temuta proliferazione demografica; teorie, fortunatamente confutate dalla moderna realtà; infatti, la miseria che era generalizzata un po’ ovunque, si è platealmente ridotta e nonostante gli attuali sei miliardi di abitanti, oggi, solo una minoranza soffre ancora la fame, mentre il cannibalismo allora diffuso fino a due secoli fa, è praticamente estinto.

Ed ora si attaccano  alla rinnovata tesi di Piketty secondo il quale i ricchi diventano sempre più ricchi mentre i poveri diventano sempre più poveri, ciò che è assolutamente falso. Infatti, siamo sempre al solito paradigma secondo il quale, la ricchezza del mondo è fissa, ossia finita, quando sappiamo che grazie alla tecnologia ed alla produttività che ne deriva, il mondo riesce ad aumentare continuamente i beni disponibili e con minor sforzo ed a costi inferiori.

E per parlare dell’evoluzione del progresso economico nel mondo, varrebbe la pena di leggere un altro eccellente saggio dal titolo L’ULTIMO MILIARDO di Paul Collier che descrive come e perché un quinto della Popolazione mondiale è ancora emarginata rispetto agli altri miliardi che sono usciti dallo stato di miseria. Inoltre, sappiamo pure come nella misura in cui si raggiunge un certo livello di benessere e di consapevolezza, le nascite diminuiscono nella stessa misura in cui la longevità aumenta. Ne sappiamo qualcosa noi Italiani che stiamo contando più decessi che nascite e che se non ci fossero gli immigranti, attraverseremmo già la linea rossa di seri problemi futuri. Del resto, non è nemmeno un mistero che nella misura in cui la longevità si allunga, diminuisce pure la fertilità, come possiamo osservare fra tante altre specie viventi.

Pertanto, si può facilmente contraddire e deludere i pessimisti di turno che ancora credono, in maniera infantile, al grottesco mito del buon selvaggio: infatti, è altrettanto utile ricordare loro come in nessun momento della storia umana, gli individui hanno avuto accesso a tanta conoscenza e conseguentemente, si sono resi tanto consapevoli della propria esistenza, come oggi. Oscar di Montigny giustamente sostiene che mai in nessuna epoca l’umanità ha conosciuto condizioni di vita migliori. Ai nostalgici bisognerebbe ricordare che ai tempi di Roma solo 4 bambini su dieci sopravvivevano ed in antichità a trent’anni si potevano considerare già anziani…

E per tornare al grande Popper che insegna come la ricerca non si esaurisce e la scienza non ha fine, per cui è lecito credere che allo stesso modo come l’attualità è migliore del passato, è anche possibile immaginare come l’avvenire potrà essere ancora migliore del presente. In fondo, è sotto gli occhi di tutti che oggi si fatica meno, ottenendo di più, potendo dedicare sempre più spazio allo svago, al tempo libero ed alla conoscenza.

In fine, a coloro che alludono all‘idillico ma immaginario passato, incurabili pessimisti che piamente ancora credono al mito dell’ età aurea, farebbe molto bene un’altra eloquente lettura, quella di Carlos Rangel – DEL BUEN SELVAJE AL BUEN REVOLUCIONARIO (Dal Buon Selvaggio al Buon Rivoluzionario) – con la quale diversi anni fa l’illustre venezuelano denunciava efficacemente un certo clero sudamericano ideologizzato i cui preti marxisti leninisti, accomunati ai soliti fanatici ambientalisti di turno, ispirandosi ad un fantasioso bucolico mondo naturale e con la deleteria teologia della liberazione predicavano niente meno che la rivoluzione armata nelle chiese addirittura in nome di Gesù. Un grande liberale brasiliano – Roberto Campos – era solito a sostenere che la migliore Rivoluzione (che in portoghese si scrive con la “e” al posto della “i” – è la Rivoluzione senza la “R”, ovvero l’evoluzione ed aggiungeva che se Dio avesse voluto che fossimo tutti uguali, ci avrebbe creato identici…

In conclusione, credo che anche per l’Europa sia giunta l’ora di agire in maniera più razionale e pragmatica. Pertanto, si dovrebbero lasciare perdere un po’ le sventurate dottrine ideologiche, sostenute essenzialmente dalla retorica artificiale e che miranti solo a chimere, per dare inizio, finalmente, ad una nuova fase costruttiva, privilegiando concretamente la vera ricerca perché, continuando ad ascoltare questi sovente facinorosi teorici, mossi unicamente da preconcetti astratti, fra non pochi anni, per alimentare i nostri successori, tutto il nostro continente dipenderà, in modo esclusivo, da quei Paesi che, più realisticamente, hanno saputo superare certi pregiudizi puramente politici. Questi preconcetti che, in buona parte del mondo, hanno contribuito a ritardare per oltre mezzo secolo, lo spontaneo progresso umano ed ora, queste stesse teorie possono ancora solo minacciare lo sviluppo così necessario alle nostre prossime generazioni.