C’E’ UN FUTURO PER IL SOCIALISMO? E QUALE?

di Domenico Settembrini (Recensione)

Pubblicato anche su www.politicamagazine.it

Noi liberali, liberisti e libertari siamo più che convinti che il socialismo sia una pagina della storia – fra l’altro, non delle più belle – appartenente ormai al passato. Ciononostante, ci sono ancora pochi, per nostra fortuna, ostinati fedeli seguaci di tali equivoche idee, che non si sono ancora del tutto convinti che l’esperienza politica ed economica praticate nell’Unione Sovietica, nei suoi Paesi satelliti, nella Cina, nella Corea del Nord ed ora perfino a Cuba, siano state utili lezioni che, alla fine dei conti, hanno di fatto definitivamente confutato la validità dell’ideologia collettivista.
Del resto, ormai, molti convinti – ma non sempre – militanti della dottrina marxista, leninista, stalinista, maoista e castrista, senza far troppo rumore, cambiando le sigle dei loro vecchi partiti, hanno pensato bene di darsi un’altra immagine, scegliendo un rinnovamento, spesso, cancellando ogni riferimento al socialismo od al comunismo. Infatti, oggi molti di loro, discretamente rinnegando la propria storia, non arrossiscono definendosi “liberali”, pur non avendo mai accettato né professato idee liberali e, magari, difendono ancora oggi certe obsolete teorie economiche di conio keynesiano ed aspirerebbero ancora a restituire il controllo delle attività produttive al grande fratello lo Stato. Altri, invece, seppur più autentici, ma orfani disorientati di quelle stesse ideologie, alla ricerca di un nuovo orizzonte per le nuove battaglie, continuando a non accettare le leggi naturali del mercato e per non rinnegare il proprio disprezzo per l’iniziativa privata, oggi si rifugiano in un’altra agglomerazione, quella dei “buoni” ambientalisti, molto sensibili all’avvenire del nostro pianeta, anche se in passato non avevano mai dimostrato alcuna preoccupazione con l’inquinamento praticato dai loro compagni a Tchernobil, sul lago Aral, in Germania Orientale e così via. Così, credono di poter continuare le loro chiassose manifestazioni, altrettanto imbevuti di teorie ideologiche che trattano solo alcuni aspetti dei problemi ecologici e sfruttano l’ambientalismo per spiegare il fenomeno del riscaldamento globale e portano acqua al proprio mulino per irrigare le proprie convenienze, mentre, con altrettanta abilità tacciono su altri particolari che sovente addirittura contraddicono quegli stessi dati con i quali vorrebbero nuovamente accusare e combattere quell’ordine spontaneo costituito dall’economia di mercato.

E fra questi indottrinati, incurabili aspiranti profeti del pessimismo, non potrebbero mancare i soliti attenti intellettuali, bravi maestri di retorica, ai quali, già molti anni fa, quell’eccellente pensatore liberale francese, Raymond Aron, aveva dedicato un saggio dall’eloquente titolo L’OPPIO DEGLI INTELLETTUALI.

Ebbene, un esimio liberale italiano quale Domenico Settembrini, propone un’ottima lettura – nemmeno eccessivamente recente, ma pur sempre attuale –  e fornisce risposte, chiedendosi se esiste e quale potrebbe essere il futuro del socialismo: già, quale? Si tratta di un libretto di poco più di cento pagine da leggere in un solo fiato; argomentazioni pedagogiche che puntano anche l’indice sull’ambiguità di mostri sacri e consacrati quali Bobbio che molti vorrebbero spacciare come “liberale”, anche se in realtà, grazie alla sua inguaribile simpatia per il socialismo e molto concretamente, non lo è mai stato.

In conclusione, questa breve lettura è da raccomandare sopratutto – ma non solo – a quanti non si sono ancora convinti che l’ideale socialista ormai non si potrà più resuscitare; infatti, l’esperienza vissuta nel tentativo di realizzarlo costituisce una proficua didattica lezione, da non dimenticare. L’avvenire, pertanto, gioca a favore di coloro che credono nel lavoro creativo, nelle capacità individuali, nel valore aggiunto generato dal capitale umano, magari dei pochi  ma  che semina opportunità per molti. In sostanza, il futuro è dell’individualismo e non può essere favorevole a tutti questi corporativismi che hanno ormai consumato buona parte della ricchezza prodotta in tanti anni di attività industriali ed economiche positive, indebitando perfino le innocenti generazioni che seguiranno. L’ ambiguo buonismo che alimenta la solidarietà delle caste ha ormai mostrato il suo fianco debole; anche la sua maschera è caduta e mette a nudo gli interessi complici che hanno portato a questa disastrosa situazione.

Ormai non lo si può più negare, la solidarietà coatta ed istituzionalizzata, ha sempre negato i veri e concreti valori del merito. Non dimentichiamo che è il merito che stimola l’azione degli individui e questo, allo stesso tempo, fomenta le responsabilità personali. La solidarietà imposta dal potere pubblico incentiva solo l’indifferenza ed esonera troppi individui dai loro doveri civici. La solidarietà vera non è quella compulsiva dettata dall’alto verso il basso, bensì quella spontanea, praticata volontariamente dagli individui in modo del tutto consapevole, a favore di altri individui, che è anche quella più onesta.