Liberalismo Whig

visto da Tullio Pascoli

B E N V E N U T I all’introduzione

Benvenuto!

Benvenuto a questo piccolo indiscreto rifugio aperto, un sito dove un incurabile individualista dichiarato si nasconde, mostrando a viso aperto ciò che intimamente sente e pensa; dove confessa le proprie opinioni, i propri sentimenti, le proprie impressioni, lasciandosi prendere per mano delle sue spontanee emozioni e reazioni in rapporto ai non sempre allegri quotidiani eventi.

Qui commenta esperienze che condizionano le giornate di questa nostra lunga quanto breve passeggera esistenza terrena. Qui si esprime cedendo al proprio entusiasmo per la vita, ma senza dissimulare pure le proprie delusioni e perfino il proprio rancore, l’ira repressa per ciò che lo disgusta dinanzi all’impossibilità di poter rimediare. Qui esterna la propria fede nell’utilità della vita di ognuno, seppur limitato dalle proprie carenze, ma pur sempre capace di portare, se non altro,  con la propria umile presenza, almeno un piccolo contributo – ispirando magari solo un mero sentimento – per la costruzione del grande tempio del progresso umano. Qui espone le proprie perplessità, ma anche le convinzioni e la fiducia in un avvenire sempre migliore.

Barricato in un angolo dove, tempo permettendo, cerca – magari anche inutilmente – di rispondere alle solite domande che ci assillano da sempre, pur consapevole di non poter mai saperne abbastanza; dove cercare le certezze alimentate dai dubbi, tentando di dare un significato al nostro breve e – speriamo – non inutile fugace transito per questa vita biologica, nell’illusione che una certa forma del nostro spirito, animato dall’indistruttibile energia contenuta nelle nostre fragili misteriose cellule, si possa proseguire, dando continuità al proprio misterioso destino nel suo eterno viaggio, vagando nel recondito infinito che ci circonda e che i nostri modesti sensi non riescono a percepire.

Questo è un punto d’incontro del suo io con se stesso ma, forse, pure – chissà – in compagnia di chi s’interessa eventualmente alle parole, alle frasi, alle pagine ed alle opinioni di un semplice profano da qui svogliatamente buttate al vento; dove, mi auguro, qualcuno potrà trovare e cogliere qualche indizio o spunto, una semplice allusione, un precario messaggio, un vago riferimento poco conosciuto od un oscuro punto di partenza da sfruttare e da portare avanti, come la brezza che trasporta un seme rinsecchito ma non morto, bensì ancora fragilmente fecondo. Insomma, ecco un indirizzo carico di aspirazioni, gravido di ottimismo e di speranza e dove – perché no? – un presunto asceta possa confrontare i propri dilemmi con paradigmi discutibili e criteri contrastanti, cercando nuovi utili contributi alle proprie lacune, ai limiti che sovente velati o palesi – e per i quali chiede comprensione – ma capaci di generare un pur pallidissimo barlume, una semplice scintilla in questa tenebrosa oscurità di pregiudizi che ricattano e preconcetti che ci assediano e torturano quotidianamente, spingendoci ignari sui banchi degli inconsapevoli rei.

È, ormai, un non più giovane anticonformista ostinato che, senza farsi intimidire dalla rassegnazione, pur  con lo sguardo in direzione della meta di arrivo, insiste testardamente a resistere, nell’intento di seguire la propria strada che ogni qualvolta gli  sembra più coerente, in attesa di raggiungere il traguardo che tutti abbiamo in comune e che fin dalla nascita lo attende: una fermata obbligatoria in cui un’altra tappa o fase di un lunghissimo viaggio è pronta a dargli il misterioso passaggio che non rivela mai la distanza né il destino che ci separa, sempre pronta a sorprenderci, dietro al prossimo angolo, ad accoglierci con il suo temuto amplesso, all’ultimo istante. Ciò, cammin facendo, al seguito del percorso, involontariamente intrapreso ed in parte scelto, in questo alterno mondano viaggio, non sempre con successo, ma ricco d’incognite e carico di sorprese, di incerte curve, salite e discese, ognora contumace – e sovente in vano – alla ricerca della propria realizzazione dei propri limiti, anche per cercar di identificare la propria dimensione nello spazio, attraverso il proprio legittimo merito. Eppure, senza troppo scoraggiarsi, riprova a guardare avanti, con ingenuo rinnovato ottimismo, a nuove circostanze della realtà spesso criticamente, nell’intento di mantenersi – se possibile – libero dalle nostalgie del passato, senza rimpianti, ma arricchito dall’esperienza dei tanti errori lasciati dietro le spalle, armato ancora di una certa dose di energia capace di alimentare la fiducia nel vicino futuro che ancora gli resta sul tratto da percorrere.

Con fiducia in sé stesso, ma sempre dubitando; fiducia anche negli altri esseri umani che sbagliano, ma che dagli utili errori imparano a correggere il proprio passo lungo la strada irta di tanti inattesi ingannevoli ostacoli imprevisti. Dove, grazie ai tanti valori assoluti delle molteplici diversità che ci distinguono, è possibile supplire le nostre fatali limitazioni; dove, in compensazione,  altri ci possono insegnare ciò che noi ignoriamo, avendo ognuno di noi la peculiare conoscenza di distinte esperienze proprie ed uniche, da trasmettere e che non potranno mai essere vissute da altri singoli individui, perché ogni minimo attimo è sempre unico ed irrepetibile, essendo, pertanto ogni esperienza un  esclusivo ineguagliabile evento, giacché nessuno può simultaneamente occupare lo stesso luogo.

In questa specie di covo, perciò, questo silenzioso lupo solitario, ogni tanto azzarda il suo singolare ululato fuori dalla tana, dalla quale esterna le proprie idee, consapevole di potersi scontrare con chi possa interpretare la realtà in altro modo, proprio perché osservata da altre finestre di questo grande edificio costituito dalla realtà. Dove un’ ambigua verità si presenta come un mosaico incompleto da comporre ed eternamente incompiuto; una visione della realtà che – a seconda del momento – potrà risultare falsa o condivisibile o dove ciò che ad alcuni può sembrare falso, agli altri potrà lecitamente risultare vero.

Dal suo rifugio, questa specie d’incostante orso, ogni tanto sembra ringhiare, ma non azzanna, né graffia; certo, periodicamente, le vicende minacciose lo indurrebbero ad aggredire, ma è l’effetto della paura che produce una sua reazione; tuttavia, se per caso le sue zanne giungono ad incidere delle piaghe, il rimorso lo punirà, accompagnandolo per sempre in un interminabile assedio del ricordo che non perdona. E’ un animale come gli altri; certo, con la parola che lo distingue, sì, ma non ancora totalmente libero da una certa dose d’istinti primordiali, come tutti, del resto. Tuttavia, egli ama i propri simili anche se molto diversi, proprio perché sono pur sempre della sua stessa specie con le stesse debolezze, le diverse sensibilità ed inclinazioni o preferenze, non potendo ignorare, perciò, come ognuno possiede un proprio valido potenziale. Altrettanto sovente, come una specie di eremita, preferisce schivare gli estranei per stare in solitudine, appartato nel discreto isolato silenzio, senza distrarsi, a scaricare le proprie ansie, le sue frustrazioni, le proprie delusioni sul generoso apparecchio che non protesta.

Così, a tempo libero, con due  negligenti dita, si diletta a colpire ritmicamente sulla tollerante e discreta tastiera che, pazientemente subisce la sua nervosa azione; con l’elaboratore che registra mentre gli serve da fedele compagnia, quando lui pratica un insolito terapeutico metodo con cui gli sembra di liberarsi dalla prigione delle proprie incertezze ed incomprensioni, rinchiuso fra le inferriate dei preconcetti che asserragliano una sbadata umanità frequentemente troppo confusa dalle equivoche ideologie, con perverse dottrine o con superficiali “modismi” sterili che la distraggono con le più futili passeggere frivolezze.

Nel suo spontaneo ritiro virtuale e fisico, perciò, riesce ad evadere – almeno così lui pensa – da una realtà comune e non di rado indigesta ed opprimente; momentaneamente appartato dal resto del mondo, si sfoga contro i puntuali equivoci accecanti che si confondono, si accaniscono con le mutevoli interpretazioni unilaterali sostenute dalle apparenze, le quali, a loro volta, alimentano nuovi malintesi e nutrono troppi umani pregiudizi. Ma questo falso misantropo persegue la sua presuntuosa illusione di poter aggiungere all’immensa spiaggia della vita, un umile singolare granello di sabbia per l’interminabile costruzione di un avvenire ogni attimo migliore. In questo modo, fomenta il sogno di poter lasciare, forse,  in eredità ai propri figli e nipotini almeno un fugace ricordo, una testimonianza di amore per la vita e per l’esistenza terrena che, nonostante le avversità che lo hanno colpito fin dall’infanzia, è riuscito  a munirsi – se non altro – della sensazione che questo viaggio non sarà affatto inutile.

Trovare, pertanto, un’ulteriore finalità, con il tentativo di trasmettere a chi gli sta vicino, un messaggio positivo – se non altro nelle intenzioni -, secondo cui questo nostro effimero passaggio, chissà, non sarà stato in vano. Infatti, come il grande liberale messicano Octavio Paz suggerisce, chiedendosi “qual è il vero senso della vita?” ed egli stesso risponde che possiamo dare un senso alla nostra esistenza, proprio nell’azione della ricerca di un senso della vita, perché essa deve pur avere un significato; quale? Secondo molti di noi, quello di poter cedere il nostro testimone, di portare avanti la fiaccola, senza che si spenga, per illuminare gli ignoti percorsi, sempre attenti e pronti a scansare nuovi pericoli, ostacoli ed inganni nascosi ed aggiungere un altro anello alla lunga catena dell’umana esistenza e del comune progresso.

Questo calderone di parole, di frasi e di pretenziosi discorsi, quindi, vorrebbe poter avvalersi, magari, del contributo altrui; di chi vorrà generosamente dar ascolto al richiamo, raccogliere l’appello alla reciproca comprensione, all’acclamazione della tolleranza, nel pacifico convivio, senza discriminazioni delle multiple diversità che, in ultima analisi, sommano i più preziosi valori del patrimonio di cui l’umanità dispone. E, chissà, se non ci sarà qualche buonanima che vorrà  portare questo seme verso altri luoghi aridi, dove poter divulgare idee ed osservazioni dei  distinti individui ben più saggi ed accreditati, ai quali spesso si farà riferimento.

A tale scopo, a questa copertina, a questa prima – e forse un po’ noiosa pagina – è stato aggiunto, inizialmente, un elenco di circa 400 autori liberali con le loro oltre mille opere in difesa del libero pensiero, a favore della tolleranza, delle pari opportunità, della giusta legge naturale, dei diritti dell’individuo, formando un vasto e fecondo campo da arare, dove seminare e raccogliere idee antiche insieme a quelle nuove, coltivandole per stimolare l’innovazione e la creatività con cui è possibile continuare a promuovere ed a migliorare quel benessere incompiuto che i nostri genitori ci hanno lasciato in eredità.

Ciò, con l’intuito di farli notare a chi, eventualmente, non avesse avuto l’occasione di udire – e di confrontarsi con esse –  altre voci fuori dal coro;  con l’idea di, in un ambiente dove ormai le falsità si diffondono a macchia d’olio, per divulgare pareri di individui meglio preparati alla difesa di certi principi etici; di chi, in tutte le epoche ha esaltato – pagando anche a caro prezzo – l’egida degli ideali di Libertà, questo fertile veicolo di circostanze per la realizzazione personale di ogni singolo essere umano, sempre pronto a condividere la sua modesta conoscenza ed a cedere il proprio testimone ai suoi successori.

In conclusione, dunque, se tutto ciò che questo dilettante confesso, senza i necessari titoli, pretende sostenere risulta poco utile, il curioso lettore potrà facilmente cercare nuovi stimoli, spostando il cursore sui nomi di numerosi autori ben più qualificati, per scoprire una delle biblioteche del pensiero liberale più complete della rete Web.

Nel ringraziare dell’attenzione che è stata concessa fin qui a queste monotone righe, augura, buona lettura e libera consultazione.

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