Della Destra Vera, Contro la Destra Mancina

Dalla Relativizzazione della Democrazia al Nuovo Ordine Mondiale
Per quasi un secolo i “destri” sono stati emarginati nell’ostracismo al punto che perfino non pochi conservatori, piuttosto di essere identificati come adepti alle idee opposte alle dottrine mancine, preferivano presentarsi come simpatizzanti di ciò che gli stessi socialisti e collettivisti – in modo del tutto ambiguo – definivano “progressismo”, anche se in realtà, tutti i rispettivi esperimenti rivoluzionari messi in pratica dalla Sinistra, ossia da quelli che, una volta ribaltato il potere che combattevano, dopo essersi insediati comodamente, come esposto dallo stesso Albert Camus nel suo famoso saggio qui da me recensito
per difendere il potere conquistato, dimostravano di essere loro stessi degli autentici conservatori, mentre sono puntualmente disposti a girare le spalle alle loro tanto propagate tesi egualitarie. Ce lo confermano i diversi esempi empirici, della Rivoluzione Francese dei giacobini – ancora oggi tanto cara ai socialisti -, alla Rivoluzione Russa che, per mantenere il controllo sulla gente, non ha esitato di sacrificare decine di milioni di vittime innocenti; e più recentemente, la Rivoluzione Cubana, che ad oggi continua ad essere il consolidato regime dittatoriale più vecchio al mondo.

I “destri”, dunque, favorevoli alle libertà individuali ed in difesa dei diritti umani, sono ben altra cosa, anche se la storia di un sinistro regime quale è stato quello fascista, alla fine, è stato identificato come un tipico modello della Destra, ed in parte, è possibile ammettere che lo sia stato. In realtà, tuttavia, è stato solo di una falsa Destra ed unicamente sotto certi aspetti e soprattutto per convenienza ed opportunismo calcolato. Infatti, se, inizialmente, il movimento – chiamiamolo pure reazionario – aveva preso piede sotto l’impulso della popolarità del poeta della Destra, l’individualista abruzzese Gabriele D’Annunzio, che di certo non poteva essere annoverato fra i militanti o simpatizzanti del Collettivismo, mentre il Fascismo guidato da Mussolini era senza alcun minimo dubbio di matrice di un’autentica Sinistra dottrinaria. Certo, anche D’Annunzio, già deputato dell’estrema Destra, per un paio di anni – fra il 1900 ed il 1906 – ha simpatizzato con il Partito Socialista Italiano, ma ciò non toglie che, di fatto, è sempre stato un convinto individualista ed un noto radicale patriota nazionalista.
 
I “sinistri”, invece, proprio per tradizione sono contrari non solo al patriottismo, ma si oppongono pure alle libertà individuali; anzi, predicano la fraternità universale collettiva; fomentano la lotta di classe per la creazione di un governo unico centrale, già teorizzato dal Marxismo internazionale, come per sette decenni i bolscevichi ed i sovietici hanno tentato di imporre, intervenendo sempre a favore dei “fraterni” socialisti e comunisti, a cominciare nella Spagna repubblicana, fino al regime cileno di Allende. Infatti, in solidarietà ai “compagni”, finanziavano tutti i focolai rivoluzionari del mondo, sostenendo intellettuali, artisti e perfino terroristi, pagati per diffondere il Comunismo un po’ ovunque, come, molto bene ha saputo esporre Valerio Riva nel suo ORO DA MOSCA, un compendio eccezionale di quasi 900 pagine e che davvero meriterebbe una recensione specifica… 
 
Il coriaceo idealista D’Annunzio era il classico “destro”, eroe nazionalista ispirato, oltre che alla tradizione delle antiche virtù dei Romani, ma pur sempre con la finalità di completare l’auspicata ed incompiuta unione degli Italiani, liberando le zone italiane ancora irredente. Con il suo esaltante spirito avventuriero, magari immaginava di emulare le gesta di Garibaldi e fin dal 1915 si era fortemente impegnato a favore dell’intervento italiano alla guerra, in totale contraddizione agli stessi impegni delle alleanze del Regno con gli imperi tedeschi. Le sue iniziative in guerra, poi, avevano fatto storia, per cui ormai si era distinto con il soprannome di Vate. Il suo coraggio sembrava non conoscere limiti; lo aveva messo in pratica in numerose azioni assolutamente spettacolari diventate leggendarie, trasformandolo in un vero mitico patriota ed eroe nazionale; non per niente, era ammirato, ricevendo perfino decorazioni al merito militare dai comandanti Francesi. 
 
Ma a conclusione del conflitto, dinanzi al fatto che, contrariamente agli accordi di Londra del 1915,  la partecipazione dell’Italia avrebbe dovuto essere compensata anche con i territori dell’Istria e della Dalmazia settentrionale che, invece, erano stati assegnati ai Servo-Croati: ciò aveva generato grande frustrazione. Infatti, la delusione era stata profonda non solo per il poeta ma in tutto il Paese. Questo fatto, oltre alla diffusa disoccupazione, aveva certamente contribuito, insieme ai determinanti disordini, organizzati e perpetrati dagli agitatori della Sinistra, con violenti scioperi, invasioni di fabbriche da parte dei militanti e dei sindacalisti della Sinistra radicale che improvvisavano tribunali popolari nelle stesse fabbriche, condannando a morte di esecuzione i rispettivi dirigenti, eseguiti dagli improvvisati plotoni sul luogo, creando un clima insostenibile e che minacciava una prossima presa del potere da parte dei comunisti; per cui, si richiedeva un forte intervento contro tali abusi, mentre in Parlamento i politicanti non riuscivano a mettersi d’accordo per cercare di tenere l’esplosiva situazione sotto controllo…
 
Di fatto, il Collettivismo tendeva in forte espansione, grazie all’azione di un’efficacissima propaganda, e stava ottenendo grande simpatia un po’ in tutto il mondo ed in modo particolare in Europa e l’Italia stava diventando uno dei prossimi candidati a cedere all’incantesimo sostenuto dalla Russia.  Ai militari reduci, in parte sbandati e disoccupati, si raccomandava di non circolare con gli abiti delle divise, perché erano diventati oggetto di violenti aggressioni da parte degli attivisti contrari alla guerra che non esitavano di umiliarli ed aggredirli: il Paese stava sprofondando in una vera anarchia. Per capire il grado di rischio che in quell’epoca colpiva il nostro Paese, è utile anche la lettura del saggio di Vilfredo ParetoTRASFORMAZIONE DELLA DEMOCRAZIA,  dove il pensatore italiano espone la caotica situazione in cui si trovava il fragile Regno governato già allora da una classe politica ambigua, divisa, debole ed impreparata. La situazione già difficile prima, era peggiorata soprattutto a partire dell’immediato Dopo Guerra. Infatti, l’Italia già divisa fra interventisti e neutralisti, ora, a questi si aggiungevano i delusi per quella – come scrive anche Paul Guichonnet  nel suo breve saggio  MUSSOLINI E IL FASCISMO -,  la stampa nazionale aveva coniato lo slogan della vittoria mutilata.  
 
La maggior parte dei socialisti, dunque, era radicalmente contraria a partecipare alla guerra; fra questi anche l’agitatore marxista Benito Mussolini che fin da quando a 17 anni si era iscritto al Partito Socialista Italiano, era un impetuoso attivo antimilitarista; tanto è vero che, per evitare il servizio di leva, aveva scelto la renitenza, rifugiandosi in Svizzera per due anni. Al rientro fa il maestro, fra l’altro, presso la scuola elementare del paese di nascita di mio padre, Tolmezzo in provincia di Udine, dove farà amicizia con lo zio di mio padre l’avvocato Dante Marpillero che poi, lo salverà dal suicidio.
 
Data l’importanza di tale provvedimento per la storia dell’Italia, dell’Europa e del mondo, rimando alla lettura del mio articolo in cui spiego che, se Mussolini di fatto non fosse stato fermato dalla sua decisione di suicidarsi, probabilmente, al posto del Duce gli Italiani, avrebbero visto l’ascesa del Vate,  alias Gabriele D’Annunzio, il quale non si sarebbe mai alleato a Hitler, essendo da sempre un grande amico della Francia, dove aveva già vissuto e dove conservava anche molti amici importanti: 
L’evento del mancato suicidio, anche se poco noto, viene riassunto pure dalla Domenica del Corriere del 4 agosto del 1984 ad opera di Fabrizio Castellini che, a suo tempo, aveva intervistato sia mio padre come  il figlio del medico che allora si era occupato della malattia di Mussolini. Ebbene, salvato in extremis dall’amico, dopo che aveva già firmato un biglietto di addio alla vita, per aver contratto la lue, togliendogli la rivoltella di mano, lo porta dal medico Dr. Umberto Cecchetti che, la penicillina non esistendo ancora, lo segue con i mezzi esistenti a quei tempi… e non essendo fantapolitica, lo stesso episodio viene citato pure da Paolo Monelli nel suo saggio MUSSOLINI PICCOLO BORGHESE.
 
Ecco che ripresosi dalla malattia, il giovane maestro marxista riprende il suo attivismo militante e di agitatore della Sinistra più irruente, partecipando alle continue dimostrazioni popolari e con la sua nota eloquente abilità oratoria, nel 1912 viene nominato alla direzione dell’organo ufficiale socialista AVANTI! Ed all’inizio della guerra quel Mussolini antimilitarista sta ancora dalla parte della neutralità, ma ben presto, dinanzi al successo dell’onda del nazionalismo fomentato dal poeta D’Annunzio, da astuto opportunista, il direttore del giornale, intuisce che il vento soffia a favore dell’intervento ed in diretto conflitto con il proprio partito fonda il suo giornale  IL POPOLO D’ITALIA, mentre il partito lo espulsa ed allora, sulla base del movimento dei lavoratori dei campi dei fasci nel Meridione del 1892, Mussolini fonda I Fasci di Azione Rivoluzionaria.  

Al termine della guerra, torna a Milano, per dirigere il suo giornale e di fronte alle ripetute violenze dei sindacalisti, incita gli studenti ad opporvisi e si riunisce con gli ex-combattenti che formano il gruppo dei famosi “arditi”, il futuro nocciolo duro dei suoi proseliti. È, dunque, l’inizio del movimento che, sfruttando il malcontento generalizzato, in breve, gli aprirà le porte del Parlamento da dove, poi, nella confusione politica, lo stesso Re gli affiderà la guida del governo e quindi del Paese. È pur vero che, inizialmente, i risultati si rivelano incoraggianti, tanto che la grande maggioranza degli Italiani si lascerà sedurre dalla sua retorica, aderendo al suo Movimento. Con il vento in poppa, nel 1929, riesce ad ottenere addirittura l’appoggio della Chiesa, nonostante fosse notoriamente ateo ed incallito anticlericale; ma raggiunge l’accordo con i famosi Patti Lateranensi con i quali si conclude il vecchio contenzioso fra il Vaticano e lo Stato italiano che durava fin dalla unificazione dell’Italia; così, si assicura, se non proprio l’assoluto consenso, almeno una certa convivenza con i religiosi che tollerano anche le misure antidemocratiche e tacciono perfino dinanzi la censura. A questo proposito è oltremodo opportuna anche la lettura del saggio di David I. Kertzer IL PATTO COL DIAVOLO che dettaglia i distinti passaggi dei numerosi confronti e gli importantissimi particolari sui conflitti che continuavano a riprodursi fra l’ostinato Duce ed il troppo tollerante papa Pio XI, saggio da me qui recensito:
 

   Ad ogni buon conto, man mano che i suoi successi politici e la congiuntura economica gli conferiscono prestigio anche a livello internazionali, Mussolini, purtroppo, comincia a montarsi la testa; mentre il suo governo va trasformandosi in un regime dittatoriale; per cui, anche quell’amico Dante che lo aveva salvato e che era solito a visitarlo a Palazzo Venezia, cercherà di esprimergli – inutilmente – il proprio disappunto… Ed ecco che gli errori, allora si sommano a cominciare dall’assassinato di Matteotti, seguito da una esaltata mania di grandezza di creare un impero, mandando, fra l’altro, le truppe in Africa; e dopo molte esitazioni, fa l’imperdonabile scelta dell’alleanza con il Führer – mentre i due, tuttavia, riusciranno a salvare la Spagna dal collettivismo -, il quale, dopo una lunga e dichiarata ammirazione ed altrettanta adulazione, alla fine, non esiterà di umiliarlo. Infatti, dopo averlo fatto liberare dal Tenente Colonnello Otto Skorzeny, in modo spettacolare dalla sua prigionia sul Gran Sasso, inoltrandosi il regime fascista verso il suo tragico epilogo, per poco non gli imponeva di elevare a capitale della sua improvvisata Repubblica Sociale, la cittadina altoatesina di forte presenza dell’etnia tedesca, Merano, per cui, poi si opterà per la modesta località di Salò.

Eppure, all’inizio, come la grande maggioranza degli Italiani, anche mio padre che a 17 anni si era arruolato nel 1917, da alpino volontario, come pure suo fratello Ubaldo poi ferito sul del fronte del Piave, vedendo come i reduci venivano perseguitati e scherniti dalle orde collettiviste rivoluzionarie, ed avendo il loro zio Dante un rapporto di personale amicizia con Mussolini, decidevano di aderire anche loro al movimento che prometteva di ristabilire l’ordine e dare fine alla grave crisi politica. Il Duce li aveva in ricordo fin dai tempi di Tolmezzo, tanto che nel 1935, egli stesso aveva visitato mio padre in Alto Adige e la più anziana delle mie sorelle ricordava ancora di avergli stretto la mano. Mio padre, tuttavia, da tenente degli alpini reduce dalla Guerra in Abissinia – con due bei cobra vivi nella valigia per i quali il doganiere era quasi svenuto -,  aveva ritenuto di prontamente dissociarsi dopo che nel 1938 erano state emanate le leggi razziali che così ingiustamente discriminavano gli Ebrei. 

Infatti, mio padre stesso si era esposto, aiutando due Ebrei che cercavano di lasciare l’Europa, uno che era riuscito a fuggire dalla Russia stalinista ed un altro perseguitato dai nazisti. Nel frattempo, nuove norme che regolavano i diritti a favore delle classi più umilil con la famosa Carta del Lavoro, introducevano una sorta di monopolio corporativista da parte del regime sui sindacati, distribuendo privilegi agli associati, norme adottate, poi in diversi altri Paesi nel mondo.
Così, il Duce aveva accumulato grande prestigio nelle Americhe ed era ammirato non solo in Europa, ma perfino dall’allora presidente della Sinistra americana Franklin Delano Roosevelt, come ce lo descrive Wolfgang Schivelbusch nel saggio I TRE NEW DEAL, da me qui recensito:

Ma, a poco a poco, dopo il buon inizio del 1925, quando in un periodo di saggia lucidità, aveva ceduto all’economia liberale, il Mussolini di altri tempi non tardava troppo per ritornare sui suoi passi, dando enfasi ai suoi errori che cominciavano a mostrare la sua vera natura mancina. Infatti, oltre a rivelare la sua storica matrice delle sue origini, della tipica tradizione di Sinistra, contraria alla libera circolazione delle idee, dei beni e degli individui, non solo dava sfogo all’intolleranza, ma cominciava a stimolare anche un’economia ottusamente autarchica e patrimonialista, con controlli imposti e privilegi concessi da parte del potere, rispettivamente agli avversari ed agli amici del regime, iniziando un nuovo corso, caratterizzato dall’influenza di quella sua vecchia fede marxista, oltre a prendere in prestito parte del pensiero politico del nazionalista antisemita francese Charles Marras, fondatore dell’Action Française, da una parte e parte delle idee tratte dalle letture del suo idolo marxista radicale Georges Sorel; per cui non è nemmeno così difficile sostenere che il Fascismo, di fatto, è stato un regime nato nella storica Sinistra e non prettamente di quella Destra cara a noi liberali o dei moderati conservatori.

Che Mussolini non può essere definito politico della Destra lo attestano non solo la sua nota e sempre viva fede marxista; la vera Destra storica – quella di Luigi Einaudi, di don Luigi Sturzo o meglio ancora di un Bruno Leoni o di Indro Montanelli, di Augusto Guerriero, di Giuseppe Prezzolini – tanto per citarne alcuni -, contrariamente alla norma che predomina nella Sinistra favorevole al Collettivismo, in cui si riduce l’individuo a mero suddito, mentre per il liberalismo che difende la tolleranza, il libero scambio, la circolazione delle idee, dei beni e delle persone, rispettando la sovranità dell’individuo degno cittadino. Non a caso ogni  modello della Sinistra, è guidato dall’alto verso il basso, mentre gli individui sono soggetti ad ogni genere di controlli, nei modelli della Destra agli individui si riconosce il diritto di fare le loro scelte ed eventualmente, anche di pentirsene e come regola condanna ogni genere di discriminazione. Non è a caso che il noto autore liberale Roberto Gervaso fra i due celebri libri I DESTRI ed I SINISTRI il Duce è stato incluso nel primo…

D’altro canto, per meglio poter comprendere la vera indole del personaggio che per ben vent’anni ha condizionato il nostro caro e povero Paese, torna utile anche la lettura di quanto scrive l’autore tedesco Ernst Nolte ne IL GIOVANE MUSSOLINI. 

https://www.ibs.it/giovane-mussolini-libro-ernst-nolte/e/9788871982335

Tuttavia, è anche utile ricordare quanto affermato da uno dei più accreditati liberali del 900, il grande ed indimenticabile Ludwig von Mises, secondo il quale, se non fosse stato per il movimento fascista, l’Europa, e forse non solo quella, sarebbe stata facilmente conquistata dal tiranno Stalin. D’altra parte, al di sopra di qualsiasi sospetto, essendo Ebrea, un’altra importante integrante del libero pensiero, Hannah Arendt, nel suo capolavoro LE ORIGINI DEL TOTALITARISMO, riconosce che la dittatura fascista, contrariamente al Nazismo di Hitler ed al Collettivismo di Stalin,  era tale da non poterla definire totalitaria. Non per niente, impariamo che uno dei più importanti oppositori del Fascismo, il fondatore del Partito Comunista Italiano Antonio Gramsci, pur essendo condannato a vent’anni di carcere, si trovava in una clinica dove veniva curato dalla sua malattia, essendo liberato dopo dieci anni; se invece, si fosse trovato in Unione Sovietica, sarebbe stato prontamente eliminato – come tanti altri comunisti dissidenti – per il semplice fatto di costituire uno scomodo intellettuale dalle idee proprie e non un fedele seguace di Stalin come lo era stato Togliatti. Altri antifascisti, venivano isolati in isole com’è stato il caso dei federalisti europei, autori del MANIFESTO DI VENTOTENE, Ernesto Rossi ed Altiero Spinelli:

Ora che la Destra, quella vera ed autentica, quella che si oppone alla prevaricazione, al dispotismo delle tirannie, all’arbitrarietà dei poteri assoluti, quella Destra che riconosce ai fedeli di professare le proprie fedi; che, come filosofo Kant che sostiene l’imperfezione umana secondo il quale “da un legno storto come quello di cui l’uomo è fatto non può uscire nulla di perfettamente diritto” perché siamo eterni apprendisti che imparano dall’esperienza, dagli errori che possiamo correggere, ma che, poi dobbiamo saper conservare come insegnano i grandi conservatori dell’attualità quale Roger Scruton; la Destra che opera per il vero Progresso, quello autentico che ci libera non solo dall’ignoranza ma principalmente dalla scarsità, per i diritti al benessere degli individui di cui scrive Johan Norberg di cui la mia recensione del eloquente saggio PROGRESSO: 

Quella Destra dei premi Nobel per l’economia F.A. von Hayek e Milton Friedman in difesa delle loro legittime libere scelte individuali, delle libertà di intraprendere, cominciando anche dal niente come descritto nel saggio IL MISTERO DEL CAPITALE del peruviano Hernando de Soto costituito principalmente da capitale umano, da cui la mia recensione:

Pertanto, la gente ha cominciato a reagire, comprendendo che gli umani hanno non solo diritti ma altrettanti doveri dai quali derivano pure le rispettive responsabilità; responsabilità che non si possono delegare a terzi senza, poi, soffrirne le conseguenze. Ecco perché la Destra autentica è rinata, ritrovando la sua meritata fierezza, ha finalmente perso la sua timidezza; perciò, la Sinistra minacciata nelle sue esuberanti pretese di essere l’unica depositaria della Verità, ora reagisce con veemenza e, come osserviamo attualmente, in pieno regime democratico, qualsiasi personaggio che solo osi esprimersi contro un dogma della dottrina collettivista, contro le prepotenze di chi intende imporre le proprie deleterie tesi, rischia di essere semplicemente silenziato e addirittura cancellato, mentre i violenti agitatori della Sinistra – fra i quali anche quelli che si definiscono antifas,  ovvero presunti avversari del Fascismo, comportandosi come dei veri terroristi, rigorosamente vestiti di nero e con il viso coperto, assomigliano proprio alle più intolleranti bande dei violenti fascisti di altri tempi. Infatti, sono oltremodo violenti ed intolleranti, incendiando veicoli, distruggono vetrine per imporre la legge dei più forti, potendo agire impuni perché possono contare sull’indulgenza dei governi d’inclinazione mancina e sono tollerati ed accettati come dei manifestanti democratici. Altrettanto avviene con gli agitatori del movimento Black Lives Matter che pretendono difendere la causa  della gente di colore, quando dimostrano di essere proprio loro i soggetti più intolleranti e razzisti che discriminano quella stessa comunità, con azioni  di autentico terrorismo. C’è voluto un grande intellettuale di colore Thomas Sowell, che li denuncia pubblicamente nel suo saggio DISCRIMINATION AND DISPARITIES:

Oggigiorno, ormai, per il semplice fatto di usare termini considerati “politicamente scorretti” dai soliti indottrinati di turno, od osando esprimere solo dubbi su certe assurde tesi relative alle cause del cambiamento climatico, o di questionare le arbitrarie misure restrittive che certi governanti impongono nell’emergenza contro la pandemia, la gente rischia di subire ripercussioni non solo di ordine legale, ma addirittura di essere perseguitati dalle violente orde semi selvagge delle diverse militanze dell’attuale moda anticapitalista, i cui attivisti hanno perfino la sfacciataggine di considerarsi difensori di un certo presunto umanesimo o protettori di cosiddette minoranze, le quali, per le rispettive preferenze – poco ortodosse – si discriminano da sé, attraverso comportamenti assolutamente poco convenzionali, ma che in regime democratico sono comunque da tollerare. Purtroppo, stiamo testimoniando il trionfo della repressione messa in pratica da un nuovo potere totalitario che era già stato descritto da George Orwell soprattutto nel suo celebre capolavoro 1984, da una parte e dall’altra da  Aldous Huxley principalmente ne IL NUOVO MONDO – RITORNO AL NUOVO MONDO.

Ecco alcuni esempi concreti che caratterizzano una determinata ambigua Sinistra assolutamente intollerante che pretende condannare nei modi più equivoci tutti coloro che eventualmente osano divergere da loro tesi dottrinarie. È la nuova Sinistra che vorrebbe modificare perfino il linguaggio, cancellando migliaia di anni di accumulo di conoscenza, sulla base di teorie in totale contraddizione con la stessa scienza. Ragione per la quale, la gente ragionevole ed equilibrata, stanca di tanta ambiguità che minaccia la pacifica convivenza tra i diversi, non potendone più, cessa di vergognarsi, ci mette la faccia, dichiarandosi di Destra o semplicemente conservatrice; conservatrice di valori consolidati nei secoli; principi accumulati attraverso l’esperienza di correzioni agli errori commessi da individui e generazioni, che ci provengono dai nostri predecessori, dunque, conquistati dalle lezioni maturate nel tempo e, molto francamente, ci rendono incapaci di comprendere certe nuove tendenze quale l’attuale ideologia di genere.

La prepotenza della nuova Sinistra giunge, ormai, a tale estremo che perfino nelle più recenti democratiche elezioni, in diversi Paesi, dove gli elettori hanno espresso le loro legittime scelte a favore di rappresentanti della Destra, assolutamente democratica, oppure rappresentanti che osano assumere agende consoni alle preferenze popolari, in difesa di atteggiamenti conservatori, vengono puntualmente delegittimati, ricorrendo alle più banali e grottesche narrative, tipiche di chi pretende imporre concetti ed interpretazioni di una democrazia che relativizza tutto, dietro l’ambiguo scudo di un’egemonia culturale – che si definisce “progressista” – costruita negli ultimi decenni a partire di istituti ed atenei dominati da quella classe che si è formata nella contestazione studentesca della deleteria classe 1968.  
Ragione per la quale, sorgono autori scettici nei confronti della stessa democrazia, come il libertario Hans Hermann Hoppe autore di DEMOCRAZIA: IL DIO CHE HA FALLITO o come gli olandesi Frank Karsten e Karel Becker con il loro emblematico quanto convincente libretto, in totale opposizione al più recente andazzo del cosiddetto Nuovo Ordine Mondiale,  proprio contro il governo unico ed a favore di una netta decentralizzazione del potere, dall’oltremodo simbolico titolo OLTRE LA DEMOCRAZIA: