MAMMIFERO ITALIANO di Giorgio Manganelli (Recensione)

Gli Italiani allo Specchio

Noi Italiani siamo differenti: tutti diversi dagli altri anche fra noi stessi. È naturale. Tuttavia, dire che gli umani sono uguali, pertanto, non può essere altro che assolutamente falso. Se qualcuno pretende sostenere che siamo tutti uguali, evidentemente, non ha mai avuto contatti con altri Paesi, altri Popoli od altri individui.

Non per niente, già nell’ambito degli umani stessi, ci distinguiamo già fra femmine e maschi, proprio perché la stessa conformazione del cervello delle donne e degli uomini si distingue in maniera concreta ed evidente. Infatti, le donne sono, in genere, ben più versatili e pratiche di noi maschi.

Se da un lato, noi Italiani siamo spesso ancora oggetto di antiche discriminazioni – fino a un secolo fa eravamo noi i poveri di turno ad invadere le coste altrui (in modo legale ed illegale), magari con i fagotti messi insieme alla buona, o con valigie legate con lo spago, avendo realizzato un certo progresso e di benessere dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, ora c’è pure chi ci apprezza e perfino ammira.

Infatti, non siamo più visti unicamente come i soliti provinciali, fin troppo ingenuamente vanitosi, ma siamo anche invidiati per la nostra creatività, per la versatilità che ci caratterizza che nasce dalla nostra endemica anarchia.

Siamo un Popolo che sovente provoca sorriso, è vero, ma anche ammirazione e non di rado un po’ d’invidia, proprio perché sappiamo cavarcela nelle più diverse circostanze. Così, molti di noi si credono migliori e piuttosto colti, magari anche senza aver letto un unico libro durante tutto l’anno.

Eppure l’Italia è la Patria delle istituzioni, erede dell’ellenistiche tradizioni democratiche; ciononostante, siamo anche quelli che puntualmente le trasgrediscono. Rispettiamo le regole soprattutto nell’ambito del nostro nido privato, dove rimaniamo eternamente figli della mamma, alla quale siamo legati come se fosse la santa Madonna; da questo deriva anche un certo grado puerile dipendenza, a buon proposito identificata con il famoso “mammismo”. Già, per la generazione attuale, in molti casi, il centro del nostro universo è e rimane, fino oltre i quarant’anni, la propria famiglia.

Pur non avendo uno spiccato senso dell’autocritica, sovente, sappiamo criticare noi stessi senza essere del tutto consapevoli dei nostri particolari vizi; e, sempre pronti ad abbracciare qualsiasi novità evanescente, ahimè, sembriamo incapaci di concretamente adattarci alla modernità. Infatti, ai cambiamenti sembriamo preferire la conservazione. Non per niente, come lo descrive Tomasi di Lampedusa nel suo eloquente romanzo IL GATTOPARDO, siamo sempre pronti a cambiare purché tutto possa rimanere più o meno uguale.

Ci illudiamo d’essere i legittimi eredi della latinità, ma ci dimostriamo altrettanto spesso incapaci di dominare la nostra propria lingua. Appena – abusando -, in televisione qualcuno lancia, anche a sproposito un nuovo termine straniero, siamo quasi tutti puntuali a adottarlo, magari, senza conoscerne bene il significato, ed altrettante volte ricorriamo allo stesso, eventualmente in maniera del tutto impropria.

Ma non tutto è negativo, soprattutto quando si tratta di estetica; infatti, possiamo essere invidiati dagli stranieri, perché molti di noi si vestono con maggior gusto dei gentiluomini inglesi stessi, ai quali i più eleganti fra di noi, sovente, pretendono ispirarsi, mentre altrettanti connazionali, purtroppo, “caffonescamente”, cedono ad estremi di gusto mediocre, mostrando pure di non avere un minimo senso del ridicolo.

In conclusione, insomma, queste sono bellissime pagine in cui l’autore descrive le diverse particolarità del singolare soggetto italiano. È una sintesi di un attento conoscitore della nostra indole che si diletta ad illustrare come siamo. Infatti, il libro in cui Manganelli, in modo piacevole quanto fondato, si diverte a canzonare la nostra particolare natura; un quadro che si sovrappone ad altre ottime satire: quelle dal sarcasmo di Giuseppe Prezzolini oppure dall’ironico scherno di Leo Longanesi, autori purtroppo quasi dimenticati, ma altrettanto degni di lettura. Dunque, un’ulteriore parodia oltremodo indovinata destinata specialmente a chi desidera capire meglio la nostra identità.