MERITOCRAZIA di Roger Abravanel (Recensione)

Nepotismo, Militanza, Corporativismo

Opera davvero molto interessante ed utile, frutto di una profonda conoscenza dell’assunto e di una mentalità aperta e cosmopolita, maturata in anni di attività in giro per il mondo.

Analisi rigorosa ed attenta che spiega molto bene molti aspetti della nostra identità e di certe nostre negative tradizioni. L’autore mette a nudo, l’inclinazione italiana ad ignorare il merito per premiare la militanza, il corporativismo e favorendo il nepotismo. Espone la nostra tendenza a preferire il ricorso alle solite raccomandazioni, di autorità, politici, parenti ed amici, piuttosto di premiare la competenza.

Mostra come, al contrario nelle Università straniere, soprattutto americane, scandinave e di Singapore, si valorizzano la competenza, dovendo superare prove per accedervi e per farvi carriera, mentre nelle nostre si va avanti con le spintarelle; ragione per cui nella qualità della ricerca continuano a perdere posizioni.

L’autore dimostra di aver analizzato con molta competenza il tema. Commenta le distorsioni che derivano dalle eredità storiche che ci caratterizzano; inducendo gli Italiani a portarsi quel fardello che pesa sulle spalle di chi deve affrontare sempre nuovi ostacoli in genere, che danneggiano in maniera particolare il profitto degli studenti.

Il prezzo che si paga per il vizio di premiare l’anzianità, il demerito, sia nel corpo accademico, dell’amministrazione pubblica, nella magistratura e spesso perfino nelle imprese private italiane; dove la gente entra per uscirne solo per andare in pensione. Ciò genera una scarsissima mobilità sociale.

Così, la ricerca e l’innovazione nel nostro Paese ormai vanno alla deriva, mentre i nostri migliori scienziati, se vogliono progredire e fare qualcosa di concreto, devono emigrare all’estero dove oltre ad essere meglio retribuito possono far carriera come ottimi ricercatori

Insomma, tutto il nostro modello politico è sotto accusa che, con questo modello, non solo non stimola il progresso, ma impedisce di creare nuova ricchezza da distribuire. Infatti, per oltre mezzo secolo si disprezza il libero mercato, a agendo  favore di un dannoso immobilismo. Così, questo deleterio sistema sostiene un’equivoca solidarietà istituzionalizzata che inibisce l’azione positiva degli individui.

La connivenza con i noti corporativismi, che si chiudono su se stessi, impediscono che la libera iniziativa favorisca una spontanea seleziona a favore della qualità, della competenza e del merito.

In fine, un’unica critica: l’autore esagera davvero a ricorrere a continue ripetizioni termini ed espressioni stranieri che nella maggior parte dei casi hanno un equivalente nella nostra bella lingua. Per questo una stella in meno a quella che, a mio giudizio, meriterebbe.