visto da Tullio Pascoli
24 Mag 2014
Alla Vigilia delle nuove Elezioni…
Da cittadino italiano nato e cresciuto sul confine che separa la zona del Mediterraneo dall’Europa Settentrionale, bilingue dalla nascita, considerandomi cittadino di un mondo aperto, sono sempre stato, fin dall’inizio, europeista convinto. Anzi, mi ero pure illuso che associarsi a Paesi di mentalità distinta e meglio organizzati del nostro, avrebbe contribuito non solo alla sana integrazione con i vari Popoli della futura prospera Unione, ma ci avrebbe anche liberato dall’atavica schiavitù del nostro obsoleto provincialismo; ed avevo nutrito pure la speranza che i nostri politicanti fossero stati indotti a condurre il mio caro e vecchio, ma purtroppo giovane ed immaturo Paese verso una urgente modernizzazione, visto che, per certi aspetti, siamo tuttora immobili nel tempo e parzialmente ancorati a nefaste tradizioni medievali.Oggi, alla luce di quanto avviene nel nostro Continente e dopo aver avuto modo di operare e perfino di vivere in alcuni Paesi membri e dopo aver trascorso decenni fuori dall’Europa stessa, decisamente deluso, mi sono convinto che questa artificiale Unione non è di certo quella che molti di noi avevano auspicato.
Del resto, mi rendo conto di non essere un caso isolato ed è più che evidente che noi scettici siamo sempre più numerosi; tanto è vero che gli ultimi sondaggi rivelano chiaramente una palese insoddisfazione generata dalla controversa evoluzione subita, proprio in seguito a politiche – Euro compreso – che non hanno prodotto altro se non effetti opposti a quelli che avevamo immaginato. Non ci sono più dubbi che questa Europa non è più la stessa: in passato forte delle sue diversità, ha perso buona parte del suo vigore e lo dobbiamo alle imposizioni volute da una ristretta casta di ostinati burocrati alleati a politicanti incompetenti e viziati che hanno preso in mano le redini dei destini di milioni di individui destinati a pagare per i difetti di meccanismi che si sono consolidati fra Bruxelles e Strasburgo, dove ignari dirigenti non sembrano saper fare altro se non di eliminare proprio quelle differenze che da sempre costituiscono e caratterizzano il nostro più valido patrimonio.
Infatti, basta osservare quanto ci insegna la contrarietà assunta dai numerosi influenti personaggi come Hans-Olaf Henkel, ex presidente della Confindustria tedesca. Da dirigente di grande prestigio internazionale che, in passato, ha pure occupato ruoli importantissimi nell’ambito dell’imprenditoria mondiale e che oggi non risparmia critiche alla pessima politica europea dominata dalla stessa conterranea Merkel, egli si mostra severamente critico nei confronti del sistema a moneta unica, almeno nella maniera come viene gestito l’Euro. Non per niente, proprio ora, egli stesso, dopo aver fondato un partito “euroscettico” – da non confondere con il nazionalismo di conio francese o con le posizioni assunte dai nostri leghisti – si presenta in politica in diretta opposizione all’attuale andazzo della nostra deplorevole “Unione Burocratica Europea”.
A chi ancora concede credito a questa – diciamolo pure – demenziale struttura, è utile raccomandare la lettura delle critiche espresse da Alessandro Caprettini nel suo pedagogico saggio L’EURO CASTA ITALIANA in cui egli espone magistralmente le deleterie distorsioni che sono state introdotte in questa Europa che piace sempre meno un po’ ovunque, ma in modo particolare ai cittadini dei Paesi che hanno creduto ed aderito all’illusorio sistema dell’Euro.
Ebbene, ora che ci prepariamo ad una nuova tornata di inutili, ed a mio avviso, perfino dannose consultazioni elettorali, vedremo arrivare al Parlamento Europeo nient’altro che giovani e vecchi politicanti ai quali viene offerta solo l’opportunità di rinnovare le possibilità di sfruttare l’occasione di conquistare poltrone, non per dare un concreto contributo allo sviluppo della Nazione od al benessere di chi li vota, ma di approfittare l’opportunità che servirà più che altro da veicolo da usare come trampolino o come anticamera per nuovi incarichi in Patria, senza necessariamente occupare le funzioni a cui questa elezione delega che è quella di legiferare a favore di un’Italia carica di necessità e per difendere i nostri particolari interessi e diritti. In fondo, la storia di questi eletti ha solo evidenziato la loro incompetenza quando non addirittura la loro indifferenza per le nostre legittime cause.
Ma c’è di peggio! Ed è il fatto che nell’attuale congiuntura economica e politica, questa specifica consulta elettorale servirà solo a promuovere la demagogia incendiaria del nostro ultimo comico arruffapopolo di turno, consapevole del malcontento generalizzato che ormai si estende a tutte le fasce della Popolazione: dai giovani disoccupati ai nostri maturi e disperati imprenditori, incapaci di saldare i propri debiti, ormai soffocati dalle malefiche politiche fiscali che non lasciano più margini ai necessari utili da investire in ricerca ed innovazione. Infatti, questo nuovo aspirante “ducetto” dalla scarsa intimità con il pettine, riesce a sfruttare abilmente l’ingenuità delle masse, criticando tutto e tutti, con chiassosi discorsi populisti da bancarella, tipici dei soliti pretesi tribuni capipopolo di piantone che probabilmente potranno coronare un ambiguo quanto pericoloso successo similare a quello che in passato – in analoga situazione – aveva propiziato quel disastroso ventennio fascista, proprio in seguito alla endemica debolezza e dell’ incapacità politica di gestire il potere di un’Italia depressa, frustrata e quasi in balia della rassegnazione.
E ciononostante, è pur vero che anche in Italia una sinistra moderata e, tendenzialmente, meglio orientata verso la modernizzazione, si stia manifestando parzialmente a favore di nuove posizioni più consone alla realtà dell’inevitabile globalizzazione, dove la solidarietà istituzionalizzata dovrebbe giocare un ruolo meno predominante e dove si dovrebbe dare sempre più enfasi al concreto merito individuale, a scapito delle astratte teorie ed a favore dei risultati pragmatici. Tuttavia, sono totalmente convinto che le solite eterne più conservatrici forze gattopardesche, alleate alle diverse caste che immobilizzano la nostra Nazione – non ultima quella sindacale -, non si lasceranno commuovere, né convertire alla modernità suggerita da qualche minimo ideale liberale o liberalizzante.
Purtroppo, anche i nostri rari fedeli seguaci delle più semplici idee liberali sono ormai rimasti orfani e le loro poche voci ancora attive, non hanno più alcuna influenza sulle scelte della nostra politica, ahimè continuamente condizionata dalle dottrine che la storia stessa ha definitivamente squalificato. Eppure, c’è ancora gente che osa esaltare le teorie economiche di Keynes già condannate non solo dagli economisti della Scuola Austriaca o di Chicago, ma dagli stessi disastrosi risultati prodotti nell’applicazione degli interventi pubblici e politici nell’economia che dovrebbe essere lasciata a se stessa e trattata solo come un ordine spontaneo, proprio come spiegato da Ludwig von Mises, da Hayek o Milton Friedman, le cui idee in Italia, purtroppo, sono ancora poco conosciute ma che – per rimanere a casa nostra -, erano già state proposte con decisione da personaggi illuminati come Bruno Leoni, Luigi Sturzo o Luigi Einaudi che non temevano di coraggiosamente difendere le libertà economiche ed individuali contro il dominante nocivo indottrinamento socializzante collettivista.
Pertanto, cari connazionali, alla vigilia di queste elezioni, è possibile sostenere che non abbiamo ancora toccato il fondo del pozzo, ma che siamo, ahimè, condannati ad ulteriori sofferenze: non ci si illuda dei miracoli che ci stanno promettendo perché, fintanto che il livello dell’acqua – che ormai da tempo ci copre le parti più intime -, non raggiungerà le nostre narici, non ci renderemo effettivamente consapevoli della nostra reale degenerata condizione e non ci aiuterà questa Europa burocratizzata che sembra saper solo emanare norme – a volte banali ed altrettanto spesso grottesche -, per uscire, almeno a corta scadenza, da questo circolo vizioso, e toglierci dai guai che condizionano e condannano buona parte del Continente ad un avvenire miserabile.
Gli Europei non hanno certamente bisogno di un’ambigua “Eurolandia” guidata dagli eurocrati; ma non possiamo nemmeno rinunciare ad un’Europa Unita diversamente gestita – liberata dalle caste burocratiche che in questi decenni l’hanno condotta verso un autentico marasma; mentre la nostra partecipazione attiva non è semplicemente auspicabile, ma è inevitabilmente e senza alcun dubbio necessaria ed oltremodo fondamentale per il bene nostro e di tutta la Comunità che la compone.
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