visto da Tullio Pascoli
18 Dic 2008
L’ERRORE DI CARTESIO di Antonio Damasio (Recensione)
Con questo bellissimo saggio lo scienziato portoghese restituisce alla nostra specie la sua vera dimensione umana, contestando il noto criterio di Cartesio, secondo cui l’uomo pensa e pertanto esiste. Damasio afferma, invece, e lo dimostra tecnicamente, ma con un linguaggio estremamente comprensibile, come in realtà l’uomo non esiste solo perché ha la facoltà di pensare ma, al contrario, ha la facoltà di pensare per il semplice fatto che esiste. Così, denuncia un antico equivoco di Cartesio e mette sotto accusa quelle paradossali teorie difese dai positivisti che, nel loro eccesso di presunzione ed altrettanta ingenuità, non potendo ancora conoscere i meccanismi del cervello, abbracciavano frettolosamente l’ambiguo razionalismo, con la pretesa di creare perfino una nuova religione. Si illudevano che, grazie alla nostra capacità di ragionare, si potesse addirittura risalire ad ogni illimitata conoscenza.
Damasio, invece, in modo cattivante, accredita un po’ di ragione al fisico Blaise Pascal che affermava giustamente come non tutte le ragioni si spiegano con la ragione, appunto, perché “il cuore ha le sue proprie ragioni che la ragione non intende”.
Ecco, l’essere umano recupera le sue vesti, le sue vere caratteristiche più umane e cessa di indossare quella specie di tuta meccanica per ritrovare la sua umile e limitata condizione umana. Così, torna ad agire più da fallace emotivo umano biologico, piuttosto di trasformarsi in automa mosso dalla logica razionale come se fosse una macchina.
Allora, il saggio assume un interesse particolare perché le osservazioni di Damasio – che è pure o soprattutto uno dei più qualificati studiosi del cervello umano del nostro tempo -, ci permettono di capire certi suoi funzionamenti. Identificate, dunque, le diverse specializzazioni delle distinte parti del nostro sistema centrale, scopriamo che il sentimento ha una sua precisa e fondamentale ubicazione. Il sentimento, oltre alla sua specifica funzione, permette o meglio, induce conseguentemente il resto del nostro organismo ad agire chimicamente e reagire fisicamente secondo gli stimoli generati dall’emozione. Senza tale sensibilità cesseremmo di essere individui umani e rischieremmo di trasformarci in ciò che molti temono che la modernità potrebbe farci diventare: degli automi.
Invece, l’essere umano certamente sbaglia fin dalla sua nascita; ma è appunto attraverso i suoi errori che accumula esperienze utili che gli permettono di sviluppare nuove cognizioni e conoscenze che a sua volta generano prudenza dalla quale prende forma la responsabilità. La responsabilità è una disposizione particolare e specifica che si sviluppa negli individui e che non può essere ceduta e non deve essere delegata.
Per concludere, quindi, la lettura di questo saggio potrà certamente risultare di immenso piacere, oltre che una conferma per tutti coloro che hanno fiducia nelle capacità umane e nell’individuo in particolare. Infatti, quest’opera aiuta a consolidare le convinzioni sull’insostituibilità, sull’unicità e l’assoluta diversità di ogni singolo individuo creativo che matura esperienze proprie, cognizioni singolari, intuizioni particolari ed anche soluzioni specifiche. L’autore ridimensiona, pertanto, quelle tesi sull’ambiguo egualitarismo e svaluta quei modelli politici riduttivi, coercitivi tipici del collettivismo.
Damasio rende un notevole favore al liberalismo perché se ci dovessero essere ancora dei dubbi sul fatto che il progresso nasce dalle osservazioni, dalle iniziative e dalle scelte particolari dell’individuo, questo saggio ci potrà venire in ausilio. E’ l’individuo che esce dal gregge in mezzo alla folla e riesce a guardare alla dottrina ed alle ideologie criticamente, in funzione dell’interpretazione particolare della sua realtà, grazie alle proprie singolari capacità interpretative che lo condizionano e lo guidano. Così, se non condivide una misura, un’imposizione, egli si può ribellare ai preconcetti, agli impostori, confrontandosi spontaneamente con i propri dubbi, per cercare nuove verità, trovando eventualmente altri sbocchi, altre strade capaci di sovvertire vecchi paradigmi per formarne di nuovi: è lui, l’individuo, il vero agente innovatore in grado di produrre in continuazione nuove soluzioni per il bene di tutta l’umanità.
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