POUR EN FINIR AVEC LES HISTOIRES D’EAU (Per smetterla con le Storie dell’Acquadi Jean de Kervasdoué e Henri Voron (Recensione)

Apocalisse e Leggende sull’Ambiente

L’ambientalismo militante ci ha provato con insistenza, ma senza mai convincere abbastanza il grande pubblico, nonostante avessero partecipato allo stratagemma importantissimi personaggi della politica, della scienza, della cultura, della finanzia mondiale e, naturalmente dello spettacolo. Tanto è vero che per alimentare l’agenda del sinistrismo dogmatico e poter ridare vita al Collettivismo ormai screditato, ma che ancora covava il suo vigore attivo sotto la cenere incandescente, i rispettivi ingegneri sociali – per usare un termine già usato da Stalin – hanno potuto cavalcare opportunisticamente la nuova onda che si è originata con la “provvidenziale” pandemia da Covid-19 che, almeno per la rispettiva “grande e nobile” causa che, di fatto, ha permesso la rinascita del loro vecchio sogno, mai riuscito ai Sovietici; sogno, tuttavia, al quale i sinistri mancini, pur cambiando sigle dei loro partiti, non hanno mai rinunciato; un progetto che aveva come finalità la realizzazione dell’ambiziosa creazione di un mondo nuovo, totalmente pianificato e controllato da politicanti e burocrati altamente indottrinati dall’ideologia ugualitaria, che ora viene utilmente dissimulata attraverso l’evanescente ideale bucolico ambientalista.

Tuttavia, per contrastare questo romantico quanto ambiguo scenario in grado di proiettare luce sulle numerose oscure contraddizioni che la narrativa della nuova religione sempre cerca di mitigare, continuano ad emergere altri specialisti pragmatici capaci di contestare, con solida nozione di causa, quegli attivisti di piantone, nonostante, perfino alle Nazioni Unite, attraverso le sue appendici, specialmente l’IPCC, si ostinino a dare supporto alle tesi dei neo malthusiani e dei vari personaggi come Al Gore ed i suoi fedeli seguaci, coadiuvati perfino dalle scolaresche fra le quali si distacca l’efficacissima propagandista più nota, l’ingenua giovane Gretina Thunberg che, carica di tenerezza, con la sua ben studiata teatrale preparazione, commuove non sole i coetanei con la pretesa di salvare il mondo da ipotetiche minacce, boicottando la scuola, per seguire gli insegnamenti dei propri genitori, i quali – come si sa – dirigono, appunto una ONG ambientalista svedese,  strettamente legata allo stesso ex presidente americano. Sì, proprio lui, quel miliardario che si muove con i suoi aerei ed elicotteri privati, evidentemente, meno sensibile di inquinare l’ambiente, ma ciononostante oltremodo attivo, fomentando l’attivismo radicale contro il consumismo, contro l’industrializzazione, contro il progresso generato dall’ordine spontaneo del libero mercato. Infatti, non risparmia mezzi per finanziare la sua fedele militanza ambientalista al punto di aver perfino prodotto il film intitolato UNA SCOMODA VERITÀ,  secondo il quale, di questo passo, nel giro di qualche decennio, l’umanità avrebbe compromesso addirittura la sopravvivenza della vita sul nostro Pianeta verde. Al suo film, fortunatamente, è stato prontamente opposto anche un popolare cartone animato di successo – dei Simpson – dal titolo, parafrasandolo:  UNA VERITÀ IRRITANTE…
 
Ebbene, il Pianeta che il noto ex presidente della Repubblica Ceca, Vaclav Klaus, nel suo bellissimo quanto eloquente saggio, contrariando le “schiere “della retorica verde, lo ha più correttamente ribattezzato  da come lo si vede dallo spazio, PIANETA BLU, NON VERDE:
Ma Klaus non è il solo personaggio che ha osato confrontarsi con quell’attivismo militante, confutando le tesi relative alla prossima apocalittica catastrofe che dovremmo attendere, addirittura nel molto prossimo avvenire, se non ci si affretta a rinunciare all’odioso Capitalismo. Fra i tanti a prendere posizione contro la paranoia veicolata dal terrorismo mediatico che accetta certe tesi c’è pure il fisico olandese Hendrik Tennekes, tra i tanti che lo stesso Klaus cita, evocando le sue proteste contro certi movimenti, già fin dal 1990 quando si dichiarava  “preoccupato” mentre, dopo oltre tre lustri, ormai,  si sente “arrabbiato”.
Non per niente, sulle drammatiche quanto strampalate famose profetiche previsioni fatte allo scadere del Secolo XVIII da Thomas Malthus, si era accodato il suo degno erede Paul Ehrlich con il suo famoso saggio THE POPULATION BOMB (La Bomba Demografica),  al quale molti ecologisti ancora oggi si ispirano, nonostante l’economista americano Julian Simon, con la famosa scommessa aveva sfidato il neo malthusiano, dimostrando chiaramente i suoi equivoci da cui i saggi THE ULTIMATE RESOURSE e soprattutto THE BET (La Scommessa) persa appunto dell’ambientalista Ehrlich, dopo l’economista è riuscito a dimostrare che i prezzi di un certo numero di materie prime non erano aumentati, perspiro perché non scarseggiavano. Infatti, la modernità, con l’innovazione tecnica, ci ha permesso non solo di razionalizzare le rispettive applicazioni delle materie prime, ma abbiamo imparato anche a riciclarle…
 
Ma a contraddire più concretamente, i seguaci della nuova religione ambientalista, al punto di generare in loro enorme sconforto, ci sono anche non pochi adepti pentiti dell’intransigente movimento ecologista politicizzato, tra i quali perfino l’accademico danese Bjorn Lomborg, autore di THE SKEPTICAL ENVIRONMENTALIST (L’Ecologista Scettico)COOL IT (Rinfrescalo) ecc. L’estremo imbarazzo creato agli ex colleghi di dottrina è stato tale che, per le sue posizioni,  oggi, la stessa vita è severamente minacciata dai più fanatici attivisti che non gli fanno sconti per il suo “imperdonabile tradimento”. Ma ecco che a gettare del combustibile sul fuoco della polemica sul riscaldamento globale sorge improvvisamente, proprio in questi giorni, un nuovo personaggio di indubbio prestigio. Infatti, lo si apprende proprio oggi da un articolo pubblicato dall’autore liberale Alain Mathieu sul sito liberale francese 
che addirittura il fisico Steven Koonin, direttore del Center for Urban Science and Progress  dell’Università di New York, ha appena pubblicato il saggio disponibile fin dal 4 maggio scorso, sotto il titolo UNSETTLED: What Climate Science Tells Us, What It Doesn’t, And Why It Matters (IRRISOLTO: Cosa Ci Dice La Scienza Climatica, Cosa Non Dice, e Perché Ciò Importa) 
Il fatto che scandalizza l’attivismo ambientalista è che questo ricercatore, era un diretto consigliere dell’allora presidente socialista Barack Obama, specialista che già aveva assunto importantissimi incarichi fin dal 2009: dalla Segreteria dell’Energia, Segreteria per la Scienza e perfino nel Dipartimento della Difesa, mentre nel 2019, era stato chiamato anche dal presidente Donald Trump, per integrare l’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente degli Stati Uniti. Dunque, il suo libro che mette seriamente in dubbio che l’IPCC diffonde sul tanto esaltato assunto del riscaldamento globale (ad opera umana), scarica una vera doccia ghiacciata sulle ossessioni di tutta una serie di scienziati che forzano quelle tesi pur di non perdere privilegi di finanziamenti stanziati per le loro “utili” ricerche, non solo dal potere pubblico, ma anche da un certo numero di miliardari – Al Gore, Bill Gates, George Soros, i Rockefeller ecc. – ai quali, dopo averlo adulato per anni, oggi preferirebbero vederlo in croce…
Eppure, la fallacia ambientalista era già stata severamente criticata da altri ricercatori come Roy W. Spencer in CLIMATE CONFUSION  o S. Fred Singer Dennis T. Avery in UNSTOPPABLE GLOBAL WARMING, ma principalmente dal docente francese Pascal Bernardin dell’Università di Marsiglia, nelle sue 600 pagine del didattico saggio L’EMPIRE ÉCOLOGIQUE – Ou la Subversion de l’Écologie par le Mondialisme. (L’Impero Ecologico – O la Sovversione dell’Ecologia Attraverso il Mondialismo) che meriterebbe una ben più ampia diffusione; tuttavia, è evidente che la pubblicità di un trattato del genere, potrebbe compromettere gli utili stanziamenti ai finanziamenti di certe ricerche comodamente addomesticate, per cui, lo stesso mondo mediatico che di solito vende certezze, non fa concessioni agli scettici, dal momento che le notizie sulla drammatizzazione del cambiamento del clima, vendono meglio della franca ed onesta esposizione della realtà storica che fra l’altro evoca precisi sospetti…
Del resto, su di un altro fronte, questa volta dalla Germania, sempre sulla narrativa del riscaldamento globale, come al solito, attribuito all’azione umana, si aggiunge un utile contributo, non molto favorevole alla causa degli ostinati militanti, in cui lo storiografo e medico Ronald D. Gerste – corrispondente di alcuni giornali di lingua tedesca – riassume le diverse tappe storiche sui cambiamenti climatici nel suo saggio WIE DAS WETTER GESCHICHTE MACHT (Come la Meteorologia Fa Storia),  mettendo in evidenza in circa 300 pagine, per esempio, il fatto che perfino in quello che oggi è il Regno Unito ed in Scandinavia, in passato non solo si coltivava la vite, ma c’erano addirittura oliveti. Non solo, spiega come ci sono evidenze che allora, in Germania e nei Paesi Bassi era diffusa perfino la malaria, tipica piaga dei climi caldi. Inoltre, mentre oggi, le rotte marittime tra Norvegia e l’Islanda, durante l’inverno, spesso sono interrotte  per il congelamento dell’acqua, ciò non avveniva, allora. A complemento di tali osservazioni, descrive come, poco più di un millennio fa, la Groenlandia – che significa Paese Verde – in zone di terreni attualmente congelati,  difficili da scavare, si sono scoperti tumuli di cadaveri sepolti allo stesso modo della Svezia e della Norvegia e ciò dimostra come allora erano abitati, dove il terreno era soffice ed anche coltivabile. Anche questo autore conclude che nel dibattito delle possibili conseguenze del riscaldamento globale, molto rimane speculativo..
In questo contesto, a conclusione di queste premesse, dunque, mi sembra opportuno proseguire con la breve recensione di un libro certamente meno impegnativo di quello di Pascal Bernardin, ma altrettanto eloquente; dall’incisivo titolo POUR EN FINIR AVEC LES HISTOIRES D’EAU – L’Imposture Hydrologique (Per Smetterla con le Storie dell’Acqua – L’Impostura Idrologica)  di Jean de Kervasdoué, autore tra l’altro, di LES PRÊCHEURS DE L’APOCALYPSE (I Predicatori dell’Apocalisse): professore di economia e di gestione dei servizi sanitari, ingegnere del genio rurale, delle acque e delle foreste; e Henri Voron, diplomato in agronomia ed ingegnere capo del genio rurale, delle acque e delle foreste, i quali, in poco più di 300 pagine in 16 capitoli di oltremodo facile e piacevole lettura,   dopo aver avuto il modo di occuparsi dell’argomento  anche oltre i confini dell’Europa, ritrattano l’assunto, ci espongono:
– una breve storia dell’acqua
– sulla Terra non manca affatto l’acqua; che il cielo è capriccioso;
– che l’acqua dolce finisce per perdersi nel mare e dell’inutilità di risparmiarla;
– della Francia bene irrigata, anche dalle idee false;
– il progresso dell’acqua corrente ad ogni porta;
– l’acqua che se ne va per poi tornare;
– il vero pericolo è l’eccesso, non è la siccità, ma le alluvioni;
– gli umani, vivendo in zone aride si adattano; 
– i drammi ecologici: gli umani giocano come apprendisti stregoni;
– il vapore dell’acqua come primo gas ad effetto serra;
– la fonte dei ghiacci dell’Antartide e della Groenlandia;
– il benessere e rischi delle dighe;
– le piante non sono sempre assetate;
– la guerra dell’acqua non avrà luogo;
– francesizzazione più che mondializzazione.
– Conclusione: l’impostura idrologica
– Tavola sui consumi di acqua in Francia.
– Tavola sulle variazioni delle temperature negli ultimi 100 anni.
– Tavola della curva a mazza di Michael Mann.
Gli autori che, quindi, fin dalle prime pagine non nascondono il loro franco scetticismo nei confronti delle responsabilità umane al riguardo del clima, tesi care agli ambientalisti – spesso oltremodo equivoche – che nei più diversi settori della società mondiale si assimilano piuttosto facilmente. Eppure, i fatti provano che non si sostengono; infatti, certi fenomeni climatici devono essere considerati del tutto naturali; essi derivano, fra l’altro, ma non solo, dall’azione solare che con il suo calore riscalda l’atmosfera ed il nostro Pianeta, contribuendo a condizionare da sempre, tutta la natura e, dunque, la stessa vita terrestre. Ecco che la Terra riceve raggi ed onde cosmiche, attraverso i fenomeni che provengono dallo spazio, assorbe calore ma, in alternanza, lo cede pure, più facilmente nel sereno, facendo con che l’acqua che copre tre quarti della superficie terrestre evapori fino a formare quel vapore che si trasforma in nuvole e che poi condensandosi precipita in forma di pioggia, grandine e neve, in un ciclo continuo sul quale noi umili umani non abbiamo un controllo a livello mondiale. 
I due specialisti, ricchi anche di una vasta esperienza empirica, consapevoli dei fenomeni che regolano o sregolano il clima terrestre, conoscendo pure la storia dei rispettivi cambiamenti nei secoli e millenni non esitano a trovare curioso il fatto che un’entità come l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), una delle appendici delle Nazioni Unite, nonostante il satellite americano NOAA avesse constatato una tendenza alla riduzione della temperatura, al suo primo rapporto diffuso, i suoi tecnici preconizzavano che entro il 2100 la temperatura sulla Terra si sarebbe elevata di ben 6°C che è un’enorme esagerazione. Tanto è vero che il rapporto successivo del 2007 tale, abbassavano la previsione a + 4°C e gli autori immaginano che a questo ritmo nel 2013 si arriverebbe a pronosticare + 2°C, ossia una revisione più ragionevole e che avrebbe dovuto calmare gli animi dei pessimisti di turno. Tuttavia, l’allarme falso era stato dato ed il grave danno era già stato fatto; per cui, il solito puntuale terrorismo mediatico, senza prendere atto delle correzioni, aveva continuato ad influenzare il pubblico con la prima apocalittica profezia.  
Eppure, chi non si lascia troppo influenzare dai sensazionalismi mediatici, osserva bene come ogni giorno sia già difficile fare previsioni sulle temperature e sui cambiamenti meteorologici alla sola distanza di pochi giorni; pertanto, dinanzi alle oltremodo più difficili possibilità di indovinare ed immaginare quanto sia  molto più complicato – se non addirittura impossibile – prevedere fenomeni immensamente più lontani, oltretutto a distanza di un secolo. Infatti, le previsioni diffuse, da una parte dal neomalthusiano Paul Ehrlich e dall’altra da Al Gore. sono state demolite dalla stessa realtà dei fatti concreti. KervasdouéVoron, citano pure l’autore francese Paul Bruckner, già militante socialista, che non esita criticare gli ossessionati della catastrofe “sedotti dal disastro” che alimentano la paranoia utile ai dittatori…. Lo stesso ne ha, inoltre, anche per la ragazzina svedese, accusandola sul FIGARO di fare “pericolosa propaganda d’infantilismo climatico“.
Oggi, molti di noi, non alimentiamo più pochi dubbi, che dietro a certe prese di posizioni così radicali quanto polemiche difese dalla nuova onda mancina, si devono nascondere ben anche altre ragioni che si travestite di un ambiguo amore per la natura; nel caso, interessi essenzialmente politici, ai quali, ho alluso sopra; infatti, dopo che l’utopia socialista era stata inutilmente sperimentata durante più di 70 anni, risultando in un totale fallimento sotto tutti gli aspetti, del resto il grande economista liberale della Scuola Austriaca – Ludwig von Mises con il suo saggio SOCIALISMO  – aveva profeticamente annunciato, avvertendo già nel 1922 che il modello collettivista in Russia non avrebbe potuto sostenersi economicamente, proprio perché, l’economia sostenibile, dipende dall’Ordine spontaneo del libero mercato aperto. 
Così, senza riuscire a completare nemmeno la rispettiva prima tappa preconizzata da Marx, secondo il quale, attraverso il modello economico del Socialismo  si sarebbe giunti, in un secondo momento all’epilogo della formazione della nuova società, priva di stato, senza più la proprietà privata del Comunismo. Con la dissoluzione dell’impero dell’Unione Sovietica, con i suoi satelliti che optato per la libertà, , dunque per l’economia di mercato, non pochi ex dirigenti dei Paesi dove tale tentativo aveva fallito, dinanzi allo stato di disoccupazione, sono opportunisticamente accomodati, riservando loro un utile rifugio presso le organizzazioni delle Nazioni Unite, da dove, ora, si sforzano a mantenere vivo il vecchio progetto collettivista, mentre una certa intellettualità, sostiene ed alimenta la sua ideologia.
Pertanto, nel frattempo, ci troviamo indotti a convivere con chi, sfruttando l’ossessiva idea contraria al consumismo e del benessere che da esso dipende – ultimo e principale ostacolo all’ideologia ugualitaria -, non possiamo rimanere indifferenti all’idea di negarci la naturale aspirazione della ricerca della felicità, attraverso la soddisfazione dei propri legittimi desideri.Infatti, non sono i filosofi, ne i politicanti che si possono arrogare la prerogativa di impedire all’iniziativa degli individui creativi che fomentano l’innovazione, con la finalità di soddisfare le aspirazioni della gente. Il fatto che, togliendo agli individui di fare le proprie legittime scelte per presumibilmente salvare il Pianeta, non è altro che un’illusione e principalmente una pretesa totalitaria. La natura è saggia, sa adeguarsi come l’acqua sceglie il suo corso e non ci sono dighe che tengano, sempre troverà una via di uscita; gli umani, spesso sbagliano, ma hanno anche il privilegio di saper correggere i propri errori; l’evoluzione non si ferma, abbiamo imparato a sfruttare il fuoco bruciando legname, passando per il carbone, arrivando al petrolio; ormai, manca poco per mettere a punto lo sfruttamento economico e sicuro dell’idrogeno che ci permetterà di generare l’energia pulita che tutti noi auspichiamo, senza compromettere l’equilibrio del nostro bellissimo Pianeta. Infatti, per convincerci delle loro tesi, ci raccontano le storie più incredibili, inventando e falsificando dati di ogni genere; anche sull’acqua che verrebbe a mancare  e che le prossime generazioni, non avrebbero modo di sopravvivere perché ciò che le attende è la desertificazione del mondo. La realtà è qualcosa che non si può anticipare, certo non dobbiamo inquinare, dobbiamo, sì, agire con responsabilità, ma senza la libertà non esiste nemmeno la responsabilità. Allora, lasciamo perdere le banali prediche sull’apocalisse con le quali ci vorrebbero ingannare con le tesi più grottesche.
In questo clima, in cui si diffondono tante assurdità, risulta davvero più che opportuna la lettura di questo libro perché chiarisce in modo didattico, come l’acqua si genera e si rigenera in una continua sequenza, impregnando l’aria, in una specie di moto perpetuo; per cui, ci insegna che, in realtà, non dovremmo davvero farci terrorizzare né preoccuparci di più di tanto.