visto da Tullio Pascoli
31 Ago 2020
IL DECLINO DELLA CULTURA:
L’ESPANSIONE NEOCOLLETTIVISTA
Ambientalismi, Femminismi radicali fondamentalisti,
Ideologia del Genere ed altre ambigue astrusità.
In libera traduzione:
<<Nel suo libro immortale, La ricchezza delle Nazioni, Adam Smith – filosofo scozzese considerato padre del capitalismo – fa una distinzione molto chiara tra educazione e scolarità. In nessun momento l’autore afferma che educazione ha qualsiasi cosa a che vedere con la prosperità nazionale, ciò starebbe solo al libero commercio (competizione libera da regole eccessive) e la divisione del lavoro contribuirebbe ad esso.>> WEAPONS FOR MASS INSTRUCTION – John Taylor Gatto
Premetto che sto per completare il tempo di una gestazione, senza pubblicare articoli né recensioni, sento quindi il bisogno di redimermi, rompendo il prolungato silenzio, dovuto a tutta una serie di circostanze: viaggi, mancanza di tempo, scarsa ispirazione e volendo esprimermi sulla Covid-19 – a mente fredda -, il tempo è volato… Ma non ho trascurato del tutto questa mia pagina; infatti, mi sono dedicato ad aumentare l’elenco degli Autori Liberali, Libertari, in particolare, ma anche Conservatori e Liberi Pensatori diversi – e le loro opere -, in generale, riferimenti con i quali, in qualche modo, mi posso identificare un po’, e che il lettore potrà consultare sulla colonna qui a destra.Ma vado subito al tema di oggi: rispettivamente Educazione, da una parte ed Istruzione dall’altra; infatti, sono due elementi importanti che nelle nostre giornate ci dovrebbero costantemente guidare, condizionando in modo determinante, la nostra breve avventura in questa passeggera esistenza, e, nonostante le similarità che le accomunano, sono tuttavia molto distinte tra di loro.
Oso iniziare, distinguendo in modo certamente molto soggettivo, l’Educazione come approccio primario e privato; infatti, avviene nell’ambito della famiglia: fin dalla nascita, al primo grido di libertà, da parte della madre che, con il suo amore alimentato dalla concezione in poi, nella sensibilità che la distingue, trasmette alla prole i fondamenti relativi al sentimento, all’attaccamento fisico; dal padre, invece, oltre alla sua protettiva presenza, a mio avviso, serve da ponte – chiamiamolo così – nei primi rapporti con il mondo esterno, quello della vita pubblica, trasmettendo, inoltre, anche una certa influenza sul rispettivo carattere.
L’Istruzione, invece, è già qualcosa di diverso e , di solito, si sviluppa di più all’infuori della vita privata: inizialmente nelle scuole materne, nell’esercizio della fede religiosa, ma anche nella convivenza con vicini ed estranei, continuando ad evoluire, con crescente preponderanza, nella misura in cui la nostra consapevolezza mentale e la nozione intellettuale aumentano con lo studio, ben come nel convivio con altri individui, grazie a nuove esperienze e cognizioni culturali, che si incidono nella concezione dell’ambiente che ci circonda, cosa che ci permette di allungare sempre di più lo sguardo, consolidando una certa capacità di comprensione della dinamica realtà.
Sia l’Educazione come l’Istruzione – in maniera distinta – continueranno a condizionare la vita di ogni individuo, modellando strada facendo, tanto lo sviluppo della visione come la stessa interpretazione delle circostanze affrontate quotidianamente nel corso del breve passaggio per questa esistenza. In genere, sono i primi fondamenti che meglio si fissano nella mente umana, incidendo nella memoria di ognuno per il resto del personale stile di vita che segue. Infatti, è nell’inconsapevole ricordo che, probabilmente, anche l’etica ereditata gioca un fattore più incisivo, essendo stata impressa nella consapevolezza della prole fin dall’infanzia, mentre, nella misura in cui si accumulano nuove esperienze anche emotive, ulteriori nozioni, dunque, si potranno aggiungere, modificare e persino perdere elementi – anche parziali -, accumulati nel tempo e nello spazio.
L’Istruzione, al contrario, tende a cambiare e ad aumentare in continuazione, anche radicalmente, in funzione di ciò che si apprende non solo attraverso lo studio e dalle nuove esperienze, ma anche per via delle osservazioni che percepiamo, i cui segnali ci giungono in modo aleatorio e si accumulano tramite le più svariate fonti, fra cui numerosi eterogenei canali d’informazione e di comunicazione: mezzi mediatici, ambienti di lavoro e perfino nello svago del tempo libero, come incontri casuali durante viaggi, conoscenze di costumi, tradizioni e confronti occasionali con individui di culture del tutto diversi da quanto ci si è abituati anche nei contesti più intimi.
È utile chiarire che se, da una parte, la gioventù di oggi risulta infinitamente più emancipata di quella di un solo secolo fa, in seguito al fatto che i genitori che lavorano fuori, avendo certamente meno tempo da dedicare all’attenzione dei propri figli che, sovente, vengono affidati all’ “assistenza” televisione che, per dirla con il simpatico autore napoletano Luciano De Crescenzo “accendi la TV e muori“, proprio perché davanti a quell’elettrodomestico si cessa di pensare e non ci si rende nemmeno più conto di vivere… Ed il caso è talmente emblematico, al punto che il grande pensatore austriaco Popper ha dedicato al tema un saggio dal titolo CATTIVA MAESTRA TELEVISIONE; d’altra parte, anche grazie alla rete di internet, sempre più persone possono accedere a tanta informazione – e disinformazione – come nessuno della generazione che ci ha preceduto, avrebbe mai potuto immaginare; per cui, se d’un lato, si è perso in termini di Educazione, dall’altro si ha certamente guadagnato in Istruzione.
Non per niente, in questi ultimi decenni, la conoscenza degli esseri umani si è ampliata in maniera esponenziale; infatti, il progresso non ha solo aperto nuove strade all’umanità, in stretto senso fisico, riducendo le distanze geografiche, ma grazie anche all’evoluzione tecnologica di questa straordinaria e meravigliosa civiltà, ci ha permesso di comunicare, in tempo reale, ben oltre i limiti interni delle singole collettività; oggi possiamo mantenerci in contatto dal vivo con immagini reali, perfino da un Paese all’altro dei cinque continenti; per cui, possiamo concludere che c’è probabilmente una certa compensazione e che – se di sensi negativi si può parlare – non tutto il male è venuto a nuocere.
Eppure, non mancano le censure da parte dei pessimisti di turno: ecco che coloro che si esprimono criticamente nei confronti del modello economico che ha reso possibile tale profitto, per cui, credono che un mondo meno industrializzato e più “naturale” sarebbe migliore di quello attuale, essi dimostrano solo una certa quanto ingenua nostalgia di un mitico immaginario passato che, di fatto, non è mai esistito; essi dimenticano – o semplicemente ignorano -, quando non negano per partito preso, i molti aspetti avversi di quella vita priva delle comodità che oggi sembra si diano per scontate ed intrinseche, mentre si tratta di vere conquiste proporzionate, attraverso il lento perfezionamento di prove, errori e correzioni della tecnica; quello che conosciamo oggi, deriva dal modello che piuttosto di definirlo con il termine coniato da Marx – Capitalismo – i liberali preferiscono identificarlo con la definizione più appropriata di Ordine Spontaneo dove si applica il metodo di Galilei attraverso l’esperienza e non la semplice teoria alla quale si riferiscono i collettivisti che promettono un romantico avvenire eternamente rimandato…
Ma se questi incorreggibili ostinati perseverano, dubitando che sia stata la virtuosa libera iniziativa a generare tutto questo crescente benessere che, effettivamente, ha ormai raggiunto quattro quinti della Popolazione mondiale; infatti, lo stato di povertà assoluta era la norma, mentre oggi è l’eccezione, ed a chi ne dubita consiglio la lettura due oltremodo utili saggi: PROGRESSO, dell’autore svedese Johan Norberg e L‘ULTIMO MILIARDO, e del britannico Paul Collier e chi non dovesse avere voglia o, non avendo tempo di leggerli, potrebbe accontentarsi delle rispettive mie recensioni:
SVILUPPO, PROSPERITÀ E BENESSERE
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SCARSITÀ ED ABBONDANZA
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Allora, non ci dovrebbero essere molti dubbi sulla miriade di vantaggi che l’umanità oggi gode in rapporto al passato. Personalmente, ho avuto la fortuna di viaggiare fin da giovane, dopo essere nato e cresciuto in un ambiente dove due distinte etnie, bene – o meno bene – convivevano; ho potuto migliorare la mia istruzione in più Paesi, viaggiando già da allora e con crescente grande frequenza in quattro continenti, sia per studio prima che per lavoro, poi. Per cui, oggi, contrariamente a molti miei connazionali – molti dei quali, o poco conoscono questo ammirevole mondo -, posso sostenere che non mi spaventano le diversità; anzi, le considero un valore assoluto, anche perché, ne sono convinto, nessun Popolo è depositario esclusivo della conoscenza, ciò che viene spiegato in maniera eloquente da uno dei più importanti pensatori del secolo scorso, il Premio Nobel per l’Economia F.A. von Hayek, dal quale apprendiamo come l’informazione è disseminata in maniera aleatoria fra tutta la massa degli abitanti del Pianeta e nessuno è in grado di concentrarla e di applicarla in un unico centro, anche perché l’informazione non è e mai sarà – come il suo amico e conterraneo Karl Popper avvisa– essa non si esaurisce; infatti, la conoscenza è dinamica: cambia continuamente, nel tempo e nello spazio.
Tuttavia – come si suol dire -, non tutto è oro ciò che brilla, come si potrebbe dedurre superficialmente, visto che ci sono anche aspetti che inducono alla riflessione. Per arrivare al progresso ed al benessere che le nuove generazioni conoscono, senza sapere quale sofferenza ciò ha comportato, è utile che si osservi come molte, se non un’immensa quantità delle moderne conquiste tecnologiche di cui oggi disponiamo, non sono derivate dalle migliori intenzioni; infatti, grandi innovazioni hanno avuto origine dai conflitti, dalle guerre, e più concretamente dallo sviluppo delle armi che sono anche i più efficaci mezzi per difendersi dai pericoli che minacciano l’integrità degli individui e delle comunità, dai soprusi di altri individui non sempre bene intenzionati. Con ciò, ovviamente, non vorrei esaltare il male che i conflitti armati sempre costituiscono…
Ma non ci sono solo i pericoli fomentati dallo spirito di conquista, di dominazione per iniziativa dei belligeranti, di coloro che vorrebbero imporre le proprie verità considerate assolute che guerrafondai ogni tanto la storia riserva all’umanità. Ci sono anche i pericoli dei fondamentalisti religiosi che sovente riescono ad ingannare le menti più pure ed ingenue. Arriviamo, quindi, anche ai pericoli che attualmente minacciano l’umanità e che attentano al relativo consenso attorno al rispettivo Ordine Spontaneo, questo che ci ha portato allo sviluppo, al progresso, al benessere che la grande maggioranza dell’umanità vive attualmente. E non mi riferisco affatto solo alle solite leggende sul cambiamento del clima, come causa dell’azione umana e che il terrorismo mediatico veicola con tanta insistenza: il fenomeno del cambiamento climatico non è né un novità e molto meno un’eccezione, bensì la norma; mutazioni che sono sempre esistite; tematica alla quale ho già dedicato numerosi paragrafi come per esempio con il mio articolo
AMBIENTALISMO SOSPETTO
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Alludo alla psicosi generata principalmente dalle più che palesi minacce alle nostre libertà individuali patrocinate, per esempio, dai nostalgici orfani del Collettivismo, i quali, pur avendo subito la fatale sconfitta, per via della legge naturale, attraverso quello che poi risulterà nell’inevitabile conseguente fallimento del regime che il grande economista austriaco Ludwig von Mises con il suo saggio SOCIALISMO aveva previsto, avendolo – possiamo dire – profeticamente annunciato già nel 1922, con ben 70 anni di anticipo; dunque, solo pochi anni dopo la tragica e sanguinosa rivoluzione bolscevica, in cui Mises spiegava l’impossibilità di un tale regime potersi sostenere economicamente. Ciononostante, ancora oggi corriamo un serio pericolo che teorici che si considerano illuminati, tornino la potere, sempre travestiti da presunti benefattori.
Ora, dopo tale fallimento, si pensava che – come prematuramente annunciato dal politologo americano Francis Fukuyama –, che con il naufragio dell’Unione Sovietica, , essendo giunta alla fine della storia, l’umanità si fosse finalmente liberata da quel pericolo; invece, purtroppo, oggi sappiamo bene come ancora ci si sbagliava profondamente; infatti, coloro che, eventualmente si illudono che i collettivisti abbiano definitivamente rinunciato a riconquistare il potere per imporre quel diabolico modello è bene che rivedano le loro convinzioni… Infatti, i nostalgici del Collettivismo sono più attivi che mai; tuttavia, hanno cambiato bandiere, non più quelle rosse che nascondono discretamente nei loro armadi; quelle sono state sostituite dalle bandiere verdi, rosa, viola, arancioni e principalmente quelle iridate; mancavano, allora, solo quelle della Croce Rossa, a mezz’asta, in segno di lutto, magari agitate al suono della marcia funebre per festeggiare le vittime della pandemia, accompagnate ultimamente dalle bandiere nere dei cosiddetti Antifas – finanziate dalle ONG di Soros; di coloro che si dichiarano antifascisti ma che vestono il nero e si comportano come i più intolleranti fascisti di altri tempi… Sì, i nemici della società aperta, delle libertà individuali, di fatto, hanno cambiato strategie.
Ora, agiscono su diversi fronti, tra questi, non solo quella che si è trasformata in una nuova religione – ambientalista – è ormai consolidata e per la quale scaltri fanatici militanti cooptano ogni genere di utili personaggi, come pseudo specialisti, politicanti, figure dello spettacolo, integrando perfino le innocenti quanto ingenue scolaresche, facili da influenzare, guidate addirittura da una ex-adolescente indottrinata dai propri genitori militanti confessi. Infatti, con sorprendente tempismo, gli opportunisti di piantone, hanno saputo afferrare al volo la rara e provvidenziale occasione di un evento del tutto imprevisto e che ha colpito l’intero mondo del tutto impreparato perché giunto, in modo aleatorio, come descritto dall’autore libanese Nassim Nicholas Taleb ne IL CIGNO NERO. Ed ecco che, proprio in questi oscuri tempi della pandemia, viviamo il gigantesco dramma dove, in modo speciale. governanti impopolari hanno saputo sfruttare l’insolita circostanza, con il fondamentale contributo del puntuale terrorismo mediatico che ha fatto riverberare un inusitato panico generalizzato in tutto il pianeta. Così, governi traballanti, come l’italiano, lo spagnolo e quello francese – per menzionare i più critici – hanno potuto allungare la propria sopravvivenza al potere con la deliberata ambiguità, in giovevole collaborazione fomentata da un’inadeguata OMS – in questo caso, utile braccio destro delle Nazioni Unite –, che raccomandava un radicale isolamento di tutta la Popolazione, per cui le autorità hanno potuto, in modo opportunistico, imporre una specie di coprifuoco, condannando praticamente tutti agli arresti domiciliari. Con l’emergenza, da una parte, si sono drasticamente ridotte le libertà individuali e, dall’altra, si aprivano le prospettive a spese e sprechi, senza dovute gare pubbliche, con pretesti del tutto teorici, avallati da altrettanti equivoci scienziati senza, del resto, influire positivamente alla lotta del nuovo Covid-19. In questo contesto, mi sembra abbastanza conveniente ricordare che recentemente è stato pubblicato un saggio-rapporto dal titolo emblematico CORONAVIRUS: STATO DI PAURA
Con il quale l’autore Leonardo Facco, insieme ad altri 30 specialisti questiona tutte le misure arbitrarie ed in parte addirittura catastrofiche che i distinti governi in Europa hanno adottato.
Ma, niente di nuovo sotto il sole: le provvide misure, oltre ad allungare la vita politica a governi scarsamente apprezzati di per sé, hanno messo in pratica l’espediente che impediva alla gente di scendere in piazza per protestare – minacciando i singoli individui di uscire all’aria aperta per prendere una boccata salutare di aria ed un poco di sole, multandoli e perfino arrestandoli, perché stando alla propaganda insistentemente veicolata, il pericolo doveva essere il contagio di massa, provocando la morte di milioni e milioni di persone. Ma, ecco che siamo ai metodi totalitari più tradizionali, del lavaggio del cervello, con il quale si incute terrore per frenare qualsiasi velleità popolare. Questo genere di pericoloso regime di eccezione ricorda le misure adottate fino a decenni fa dai modelli collettivisti, giustamente, per tenere a bada la gente, ha ampiamente sperimentati nella violenza ancora dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale a Varsavia, Budapest, Praga eccetera, mancando solo i carri armati… Quel Collettivismo, per nostra fortuna, è stato frenato dalla Guerra Fredda, sostenuta con coraggio dagli Stati Uniti, senza la cui attiva presenza, anche l’Europa Occidentale sarebbe finita sotto lo stesso giogo. Ciononostante, le tesi del mitico paradiso del proletariato resistevano, alimentate dalla propaganda sovietica che da sempre finanziava partiti, intellettuali ed organi d’informazione, per cui i rivoltosi risultavano rinvigoriti negli stessi Paesi democratici minacciati dal ritorno al veemente confronto con avverse forze interne extraparlamentari a partire della fine degli anni ’60.
Per meglio capire ciò che sta succedendo, e come è terminato il ciclo del miracolo economico nel nostro Paese – in particolare, ma non solo -, è utile riepilogare i risvolti delle rivolte studentesche iniziate in Francia contro il Generale De Gaulle nel ’68; le manifestazioni contro la Guerra nel Viet Nam (iniziata dalla Francia e proseguita dal presidente Kennedy), contro il presidente Richard Nixon – che, intanto, insieme all’abile Henry Kissinger aveva già cominciato il lavoro del disgelo con la Cina -; nonché gli intransigenti scioperi selvaggi scatenati dai sindacati italiani durante il famoso Autunno Caldo del ’69; e, finalmente multiple sequenze sanguinarie con gli attentati realizzati dalle rispettive fazioni estremiste, ma messe in pratica principalmente dalle Brigate Rosse, sfociate nell’assassinio di Aldo Moro, di cui ci narra in maniera pedagogica il sociologo Rocco Turi nei suoi oltremodo particolareggiati GLADIO ROSSA e STORIA SEGRETA DEL PCI, le cui mie recensioni sono qui disponibili:
IL VASO DI PANDORA
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SINISTRRI OSTRACISMI
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Tuttavia, nemmeno quella lotta armata, era riuscita a scalfire la nostra democrazia e produrre la tanto auspicata rivoluzione proletaria: infatti, i risultati sperati erano fin troppo deludenti, per cui, i sempre presenti e puntuali impenitenti nostalgici di turno, avevano deciso di cambiare le tattiche. Ecco che rispolveravano le vecchie tesi dell’irriducibile marxista e fondatore del PCI, Antonio Gramsci che, in dissenso con gli stalinisti più fedeli, come lo scaltro Palmiro Togliatti, passato alla storia come Il Migliore, nella sua deleteria sagacia, aveva già capito che i tempi erano cambiati. Di fatto, con raffinata perspicacia, Gramsci aveva intuito che con il crescente progresso economico ed industriale, le vecchie tecniche giacobine delle barricate non avrebbero più funzionato. Dunque, era necessario puntare sull’egemonia culturale, mantenendo i fini, ma cambiando i modi. Per dirla con Lenin, ricorrendo alla vecchia abile talpa, capace di scavare discretamente, in maniera meno percepibile, senza evidenti violenze, spostando le manovre principalmente verso settori strategici più sensibili, i quali, di sicuro, avrebbero prodotto risultati positivi a media scadenza, concentrandosi appunto su scuole, in primo luogo, ma seminando simultaneamente anche nel campo dell’arte (teatro, cinema); inoltre, si posizionavano pedine nell’ambito della diffusione (radio, giornali, riviste) eccetera, debitamente foraggiati, come se apprende pure in Francia dal saggio di Jean Montaldo LES FINANCES DU P.C.F. che fornisce pure i nomi degli intellettuali francesi – dove, ovviamente, non poteva mancare il solito ipocrita di Jean-Paul Sartre, mensilmente stipendiati dai sovietici -, fatto confermato pure dall’ex-amministratore del P.C.I. Gianni Cervetti ne L’ORO DI MOSCA, ma come si apprende principalmente dal ricco saggio di quasi 900 pagine, ORO DA MOSCA di Valerio Riva. Infatti, sistema di finanziamento a personaggi influenti era in vigore fin dai tempi della Rivoluzione Bolscevica, quando Lenin, con il tesoro degli zar, pagava tutto un esercito di intellettuali nel mondo. Pertanto, era negli spazi della benevole intellettualità che bisognava puntare i propri sforzi per arrivare al potere. Non per niente, è proprio a ciò che la lucida mente del grande pensatore liberale francese Raymond Aron aveva dedicato il suo famoso saggio L’OPPIO DEGLI INTELLETTUALI da me qui recensito:
L’EGEMONIA CULTURALE
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E non è affatto una coincidenza che Paesi che il grande Popper definiva Societ
Ovviamente, detto da un anonimo nessuno quale il sottoscritto, può essere preso come un’ingenua fantasia del credulone; la solita stravagante fissazione sulla famosa teoria della cospirazione. Ma le cose non sono nemmeno così bizzarre come si potrebbe immaginare; infatti, ormai, sono in molti ad accusare i pericoli a cui siamo, di fatto, soggetti e che incombono sulla civiltà dell’attuale modello occidentale. E questo concreto rischio latente si sta confermando a brevi passi ma con persistenza, già da parecchio tempo. Infatti, l’autore americano Cliff Kincaid ce lo dettaglia in diversi suoi saggi, ma in particolare fin dagli anni ’50 nel suo GLOBAL TAXES FOR WORLD GOVERNMENT:
con il quale accusa i dirigenti delle Nazioni Unite di voler sempre di più fondi con tali tenebrose finalità. In verità, i semi erano stati sparsi già alla fine dell‘800 a Lipsia, per esempio, quando il fondatore della moderna psicologia sociale, Wilhelm Wundt, realizzava i primi esperimenti con l’intuito di elaborare metodi per condizionare le menti e quindi il pensiero umano. Poi – grazie anche al contributo di miliardari come i Rockefeller – ci hanno pensato i suoi allievi americani a diffondere con successo le sue tesi negli atenei degli Stati Uniti, così come fa oggi George Soros; innovazioni, del resto, prontamente abbracciate all’inizio del secolo scorso, anche dal filosofo americano John Dewey, le cui ripercussioni ormai sono purtroppo più che evidenti in quasi tutto il sistema scolare americano. A questo proposito risulta molto utile pure la lettura dell’autore svizzero Paolo Lionni
THE LEIPZIG CONNECTION:
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Ma per rendersi conto dell’ambiguo lavoro svolto dagli intellettuali americani – e non solo – delle attuali leve del neocollettivismo, e capire come e con quale efficienza è stata rafforzata la penetrazione delle nuove idee dell’ambigua psicologia sociale, si sono aggiunte pure le distruttive teorie della Scuola di Francoforte e dei nuovi intellettuali rivoluzionari francesi – ivi compresa la degna compagna del buon rivoluzionario Sartre, la femminista radicale Simone de Beauvoir -, servono molto i pareri dell’autore conservatore britannico Roger Scruton, il quale, con tanta insistenza nei suoi numerosi saggi, commenta le nocive forze erogate dall’indottrinamento ideologico, principalmente negli istituti scolastici superiori, e nello specifico sulle tendenze della Nuova Sinistra nel mondo, è utilissima la lettura di
FOOLS, FRAUDS AND FIREBRANDS:
Su come le Nazioni Unite vengono finanziate per diffondere le idee della mancina ideologia c’è una vasta quanto importante letteratura che spiega come si diffonde a macchia d’olio la degenerazione dell’insegnamento nelle facoltà universitarie americane, specialmente delle discipline umanistiche, ci vengono proposte in diversi saggi dall’oltremodo esperiente accademico americano Roger Kimball e fra i quali, in maniera speciale in
TENURED RADICALS:
In esso l’autore dettaglia come negli atenei americani ormai predominano mediocri docenti assolutamente impreparati, indottrinati al punto da sostituire testi classici con la scadente letteratura moderna, riservando importanti quote ad autori delle minoranze etniche, razziali e addirittura di orientamenti sessuali specifici. Per cui, al posto di opere della consolidata grande cultura umanistica greca, latina inglese od europea in genere, si insegnano canzonette e poesie popolari, film di ogni genere, dove non possono assolutamente mancare le esaltazioni in difesa di assunti sul femminismo radicale, sull’omosessualità e sull’ideologia del genere e perfino lunghe quanto sterili dissertazioni relative alle pratiche più stravaganti di forme sessuali per allungare l’orgasmo fino ad arrivare alla pornografia esplicita. E guai a chi osi manifestare il proprio dissenso. Il fanatismo e l’intransigenza da parte dei dirigenti e degli insegnanti in quegli atenei che fino a qualche decennio fa costituivano il vanto del Magistero americano sono tali che qualsiasi più tenue commento di critica viene qualificato come parere razzista, misogino, omofobo, fascista e via dicendo. Ed in questo contesto desidero segnalare anche EL LIBRO NEGRO DE LA NUEVA IZQUIERDA:
di due giovani attenti autori argentini che descrivono in maniera davvero eloquente la degenerazione di una buia morale che la Nuova Sinistra sta diffondendo con sempre più aggressiva ostinazione e che porta alla corruzione dell’etica e dei costumi che da secoli hanno costituito i parametri di una esistenza sociale sana e decente.
Il fatto ancora più preoccupante è che certe tendenziose inclinazioni sono palesemente incoraggiate, raccomandate e fomentate addirittura da due dei più potenti tentacoli delle Nazioni Unite: l’UNESCO – da una parte, per la pedagogia – fatto che ci viene spiegato dall’autore francese Pascal Bernardin in due oltremodo utili opere; una che tratta specificamente gli orientamenti diffusi a favore della tenebrosa psicologia sociale:
MACHIAVEL PEDAGOGUE
dove vuole agire perfino sul linguaggio che deve essere politicamente corretto e spogliato dalle voci che eventualmente identifichino il genere, per non ferire certe minoranze, ma che in realtà, conducono alla neolingua di orwelliana matrice. E attualmente si giunge a tale estremo che – come si apprende dal saggio del conservatore americano Ben Sshapiro – THE RIGHT SIDE OF HISTORY -, che l’amministrazione dell’Università di Toronto ha scritto una lettera d’avvertenza all’accademico Jordan Peterson (noto autore canadese di grande successo mondiale), per essersi rifiutato di ricorrere a voci neutre, mentre la Master Wilfrid Laurie è stata punita per aver esibito un video dove Peterson contestava l’uso di pronomi inventati; e – dall’altra parte, sulla nuova religione della militanza ambienalista – Bernardin con un volume di più di 700 pagine denuncia l’altrettanto deleterio coinvolgimento delle solite Nazioni Unite attraverso il suo diretto organo fondamentalista ufficiale dell’IPCC (Gruppo Intergovernativo Sul Cambiamento Climatico):
L’EMPIRE ECOLOGIQUE – OU LA SUBVERSION DE L’ECOLGIE PAR LE MONDIALISME
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Ma l’insistente allarme era già stato dato nel 1995, con la pubblicazione da parte dell’autore americano William Norman Grigg che metteva in guardia contro queste stesse iniziative da parte delle Nazioni Unite con il suo FREEDOM ON THE ALTAR:
che teorizza, a torto od a ragione, le pericolose finalità perseguite da parte dei dirigenti delle Nazioni Unite – tramite le suddette organizzazioni satelliti – di indurre a repentaglio i salutari principi della nostra consolidata civiltà occidentale che si sostiene sul concetto della famiglia e della fede cristiana. E se la partecipazione a quest’opera da parte del Palazzo di Vetro, non bastasse, l’autore chiama in causa anche l’ex-segretario del partito comunista dell’allora Unione Sovietica, Gorbaciov, il quale, dopo essersi persuaso che il ciclo de quel collettivismo concepito da Lenin si era ormai usurato al punto di esaurirsi, era stato spinto ad alzare bandiera bianca, proprio perché, ormai non c’erano più dubbi: economicamente quel modello collettivista non si sosteneva più. Perciò, ora, si era affrettato a riparare i danni e, senza perder troppo tempo nemmeno lui, fondava opportunamente la sua propria organizzazione a favore dell’ambientalismo, attraverso la GREEN CROSS INTERNATIONAL, ma che al pari di altre organizzazioni analoghe, si oppone al Capitalismo; che lo faccia a nome dell’ecologia è fatto abbastanza singolare quanto curioso, se consideriamo come i sovietici non si sono mai preoccupati di preservare l’ambiente. Ma nel tentativo di restituire il potere ad un nuovo collettivismo, qualsiasi pretesto può risultare utile…
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