PERSONA NON GRATA di Jorge Edwards (Recensione)
Quando all’individuo non si concede di dire ciò che pensa.
Ci sono diversi modi per descrivere i distinti sistemi politici ed economici che si sono imposti nel mondo in tempi non molto remoti. Karl Popper per esempio, si riferisce alla Società Aperta in contrapposizione alla “Società Chiusa”; Ludwig von Mises, invece, parla di Ordine Spontaneo, per distinguerlo dal modello “indotto, imposto”; mentre il francese Alain Peyrefitte intitola il suo straordinario saggio LA SOCIETE DE CONFIANCE (La Società della Fiducia) per distinguerla dai regimi in cui prevale la diffidenza.
Purtroppo, nei Paesi latini, grazie anche al deleterio contributo che proviene da una certe interpretazione delle Sacre Scritture messoci in testa dalla nostra Chiesa, secondo la quale noi saremmo stati cacciati dal mitico paradiso terrestre e condannati per la colpevolezza di aver peccato, trasformandoci naturalmente tutti in potenziali peccatori fin dalla nascita. Ragione per cui, invece di poltrire e goderci quello che un noto teorico della Sinistra definisce l’OZIO CREATIVO, siamo stati condannati a lavorare per guadagnarci il pane quotidiano, come se, stando alla legge naturale, gli altri esseri naturali, non dovessero sforzarsi per liberarsi dalla necessità di alimentarsi; infatti, anche nel regno degli animali – propriamente detto -, devono sforzarsi e spesso faticare per non morire di fame.
Così, anche nelle democrazie dove predomina la religione cattolica (Italia, Spagna, Francia, Portogallo, America Latina ecc.), il lavoro sarebbe il risultato di quella condanna, una penitenza da scontare, mentre il denaro non sarebbe altro che lo sterco del demonio, quando al contrario, nei Paesi dove predominano i protestanti, il frutto delle proprie iniziative, dovrebbe essere il giusto risultato del particolare merito, quello dello sforzo personale dell’individuo che agendo nel proprio interesse opera, molto spesso anche correndo rischi, si rende degno.
Fatta questa premessa, passiamo ai modelli dove la fiducia sembra costituire qualcosa di astratto perché, proprio per principio, gli individui debbono essere sempre considerati colpevoli, fino a dimostrare il contrario; questo, in contrasto con questo deleterio paradigma, nei modelli dove predomina il protestantesimo e specialmente nel Regno Unito e negli Stati Uniti, l’individuo è sempre da considerare innocente fino a prova contraria; pertanto, non ha bisogno di presentare documenti che attestino la propria integrità e se sospettato di qualsiasi torto od addebito, sta a chi accusa di dimostrane le evidenze di colpevolezza.
Nel frattempo, dopo che le idee del Liberalismo son o state capovolte da nuove maniere di interpretarlo, ci si scontra con Jean-Jacques Rousseau – uno dei padri del Socialismo – che con il suo mitico buon selvaggio sostiene che l’uomo è nato buono, ma che la società lo avrebbe corrotto e che, pertanto, è necessario agire sull’individuo, come a suo tempo rispettivamente intendevano Platone seguito da Tommaso Campanella era necessario, riservare agli individui determinate compiti prestabiliti e trasformare la società in regimi autoritari, dove l’individualità doveva essere controllata dall’alto verso il basso, discriminando i rispettivi membri non per il proprio merito, ma per scelta di chi mantiene il potere in mano.
In regimi di questa natura, quindi, si impongono misure che modificano il modello naturale e libero in modelli controllati dalle élite e l’erede di tali inclinazioni di pensiero, il bravo Marx, passa a teorizzare una nuova società che alla fine dovrebbe condurre ad un modello priva di autorità suprema, pertanto, anarchica dove l’individuo diventerebbe libero di lavorare quando ne ha bisogno e di poltrire o di andare a divertirsi quando le necessità non sarebbero prioritarie; e per raggiungere tale utopica meta finale, agli “organizzatori e conduttori” di tale processo, sarebbe anche lecito ricorrere all’imposizione della forza, eliminado ogni libertà. Tuttavia, per realizzare assurda chimera sarebbe necessario sopprimere prima di tutto la proprietà, la più importante delle quali è la proprietà di se stesso e di poter possedere o opinioni proprie. In fondo, un’autentica contraddizione: per liberare gli individui dagli obblighi, li si priverebbe dai diritti…
Modelli oppressivi di tale conio, faranno storia, principalmente a partire dalle rivoluzioni, prima in Francia, dove i giacobini comandati dal sanguinario Robespierre agiranno infinitamente peggio dello stesso regime monarchico, poi, in Russia con i bolscevichi, dove Lenin e Stalin riusciranno a superare di gran lunga l’esempio dei rivoluzionari francesi, trasformandosi nel peggiore regime che la storia abbia mai registrato;, questo è seguito dal regime di Mao Zedong in Cina che avrà poco da invidiare il modello sovietico. Più recentemente, invece, nel 1959, si assisterà alla inutile tragica rivoluzione guidata dai despoti Fidel e Raul Castro a Cuba, dove il potere continua nelle mani di coloro che hanno ridotto la Perla dei Caraibi, in una delle più povere zone al mondo; mentre in Cambogia prendono il potere i guerriglieri Khmer rossi comandati dall’autore del famoso genocidio. Attualmente sopravvivono ancora altri due regimi propriamente totalitari, quello del tiranno Kim Il-Sung al quale è succeduto il figlio Kim Jong Un. E finalmente, abbiamo l’attuale esempio in Venezuela del cosiddetto “Socialismo de XXI Secolo” – bolivariano, inaugurato da un ennesimo megalomane sudamericano, Hugo Chaves e dal suo successore Nicolás Maduro. Tutti regimi che per le apparenze, avevano per finalità la liberazione degli individui, rendendoli schiavi.
Ebbene, mentre in Cina, almeno economicamente parlando, dopo la morte di Mao, i suoi successori, hanno deciso di cambiare strada, restituendo alla Popolazione almeno la libertà di progredire, riconoscendo una buona dose di diritti alla proprietà privata, oggi, al posto dell’indigenza in molte zone si nota prosperità e per molti è giunta perfino l’abbondanza, tipica dei Paesi dove la libera iniziativa si incarica di generare ricchezza da distribuire; ed ora, poco a poco, i Cinesi, dinanzi a tale successo, sono imitati addirittura dai governanti del Viet Nam, mentre, in quella prospera Cuba che era prima che assumessero il potere i fratelli Castro, poco per la maggior parte dei Cubani – per non dire niente – poco è cambiato; infatti, tutto è controllato dal potere centralizzato e la gente continua a convivere con una miseria che non ha pari in tutto mondo civilizzato. Per rendersene conto, invito a leggere le recensioni dei seguenti saggi
– LA VIE CACHEE DE FIDEL CASTRO di Juan Reinaldo Sánchez https://liberalismowhig.com/2017/01/11/cuba-lutto-o-speranza/
– CONTRO OGNI SPERANZA di Armando Valladares https://liberalismowhig.com/2018/12/31/stalinismo-cubano/
– JOURNEY INTO THE HEART OF CUBA di Carlos Alberto Montaner https://liberalismowhig.com/2017/05/01/la-tragedia-cubana/
Questi sono autori cubani che, dopo essere riusciti a scappare da Cuba, ci permettono di conoscere com’è cambiata la vita a Cuba, dove prima c’era sì un dittatore che reprimeva la Popolazione; c’era sì corruzione e la prostituzione faceva parte del modello economico, insieme al gioco d’azzardo; ma Cuba, in buona parte, era prospera anche se esistevano sacche di povertà. Oggi, tutta Cuba è ridotta in una povertà generalizzata; la corruzione è diffusa a tutti i livelli e la prostituzione che prima si concentrava nei bordelli per turisti, ora, agisce per le strade, protetta da sfruttatori in divisa.
Ma qui desidero dedicare qualche osservazione che si deduce da un altro saggio PERSONA NON GRATA dell’autore cileno Jorge Edwards, il quale, poco dopo che in Cile aveva vinto la coalizione di sinistra dell’Unità Popolare, elegendo presidente il dichiaratamente marxista Salvador Allende, erano stati ristabiliti i rapporti diplomatici con il compagno Fidel Castro che, fra l’altro, finanziava i movimenti terroristici cileni e lo scrittore era stato designato a riaprire l’Ambasciata cinema alla Havana, nonostante lo stesso Allende si fosse dichiarato contrario per il fatto che lo zio dell’autore era un diplomatico che non aveva affatto militato nella Sinistra ed aveva già coperto tale incarico a Cuba.
Orbene, fin dall’arrivo all’aeroporto a Cuba, Jorge Edwards, in qualità di addetto commerciale con funzioni di sostituto Ambasciatore, era stato accolto non come un’importante autorità che ristabiliva rapporti amichevoli fra i due Paesi, ma in totale indifferenza, senza che gli fosse riservata l’attenzione che in casi analoghi, si riservono a certe autorità. Il fatto era che lo scrittore e diplomatico, già anni prima – nel 1968 -, era stato invitato a partecipare dall’unione degli scrittori cubani a partecipare all’elezione al Premio Nazionale di Letteratura, avendo pure lui votato a favore di FUERA DEL JUEGO del poeta cubano dissidente Heberto Padilla colpa che i castristi non gli perdoneranno più…
Infatti, non solo non gli saranno riconosciuti gli onori all’arrivo, ma non gli sarà nemmeno concessa la vettura per poter autonomamente circolare e, se non bastasse, gli avevano riservato un appartamento all’ hotel HABANA RIVIERA senza nemmeno l’aria condizionata. Ma era solo l’inizio, ben presto dovrà rendersi conto che il regime, d’avvero, non apprezzava la sua presenza anche perché, conservava ancora diversi amici del mondo letterario che aveva cominciato a frequentare; anzi, a fargli avere la ventura per non dover andare in giro a piedi sotto il sole torrido dei tropici, proprio l’organizzazione letteraria americana, aveva provveduto fina a quando, dopo tante richieste, gli avevano destinato un conduttore con una macchina a sua disposizione.
Ben presto si era accorto di essere pedinato e che stranamente personaggi con cui aveva a che fare, erano al corrente non solo dei suoi incontri scomodi, ma perfino di cosa parlassero. Gli avevano perfino mandato una bella signorina che doveva assisterlo anche in servizi più “privati”; ma avvisato dai suoi conoscenti di non fidarsi di nessuno e di non parlare di niente, in ambienti chiusi, che potesse risultare poco gradito al governo, perché tutto era sorvegliato e pieno di microfoni sofisticati che captavano qualsiasi frase che veniva poi registrata.
Naturalmente, per la sua precisa funzione, aveva espresso con i suoi superiori in Cile, pareri che rispecchiavano la poco allegra situazione economica del Paese e questo era stato attentamente notato dagli organi di spionaggio; fatto questo che gli era stato anche rinfacciato in un’occasione da un addetto alla sua assistenza da parte de ministero degli esteri cubano che – fra l’altro – si era sempre dimostrata oltremodo precaria.
Nel frattempo era anche scoppiato il famoso scandalo dell’incarcerazione del poeta Heberto Padilla e della sua stessa consorte ciò che provocherà un’ampia reazione nel mondi letterario in tutti i continenti, avendo provocato le proteste di tutta una serie di autori anche di sinistra come Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Susan Sontag,
Mario Vargas Llosa, Octavio Paz e perfino di Alberto Moravia e tanti altri… Il povero Padilla, alla fine è stato liberato, dopo aver pubblicato una dichiarazione di pentimento, palesemente dettata da un burocrate del regime.
Insomma, il libro di Edwards scritto dopo essere stato spostato all’Ambasciata di Parigi per coadiuvare l’allora ambasciatore cileno, poeta Pablo Neruda – grande amico personale di Edwards – descrive tutte le difficoltà che il regime poliziesco dei fratelli Castro comandavano, mantenendo sotto stretta vigilanza perfino i propri alleati. Vi si apprende come, alla vigilia della sua partenza, per impedirgli di recarsi a salutare i suoi amici letterati, era stato indotto a visitare – perdendo molto tempo – delle coltivazioni esemplari, in modo che rientrasse solo molto tardi, quando, all’improvviso riceveva una telefonata dal ministro degli esteri, convocato dallo stesso Fidel Castro.
E mentre in Cile, il governo filo marxista promuoveva le nazionalizzazione di diverse attività in mano all’iniziativa privata, fra cui anche di multinazionali americane, lo stesso Fidel Castro aveva chiesto direttamente all’amico Allende che, nel frattempo, riceveva attivisti e “consiglieri” militari cubani, affinché Edwards fosse sostituito. Infatti, in seguito alla visita della sorella del presidente Georgia Allende – membra del parlamento cileno – era venuta in visita ufficiale, ricevuta con tutti gli onori, in Cile era stato designato un altro rappresentante e quando, già di notte, Edwards tentava di congedarsi discretamente dai suoi amici, una vettura lo aveva prelevato in albergo per un importante incontro, con il mostro degli Esteri.
In quell’opportunità, conoscendo bene i metodi del regime, dopo che era stato apertamente accusato di agire contro il regime, aveva temuto addirittura per la sua vita. Il colloquio era durato diverse ore durante le quali, aveva dovuto difendersi dalle accuse, affrontando anche gli argomenti filosofici di Castro, il quale, com’è noto, non risparmia la propria loquacità… Alla fine, Edwards era riuscito a convincere gli inquisitori che i suoi rapporti con gli scrittori erano puramente di interessi letterari e che la politica non centrava affatto.
PERSONA NON GRATA scritto nel ’73, non comprendeva tutta una serie di osservazioni; tuttavia, dopo che il Cile aveva subito il colpo militare di Pinochet, liberandolo dal concreto pericolo di emulare il modello cubano, si era sentito libero di aggiungere anche dettagli che fino ad allora nelle prime edizioni aveva omesso. Nelle sue oltre 400 pagine, quindi, si apprende quale era il reale clima poliziesco che vigorava a Cuba e che, aggiungo io, giustificava il fatto che tanti Cubani avevano scelto la via dell’esilio, spesso su imbarcazioni improvvisate, rischiando di finire nelle fauci dei pericolosissimi squali, pur di ritrovare la propria libertà. Un libro, pertanto, da far leggere a coloro che ancora oggi, esaltano uno degli ultimi regimi totalitari al mondo.
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