visto da Tullio Pascoli
15 Giu 2018
BARBARI – L’ALBA DEL NUOVO MONDO di Peter S. Wells (Recensione)
Un’altra Versione della Storia
A scuola ci hanno allenati a pensare che il Medio Evo è stato il fatale arresto della civiltà occidentale o per lo meno dello sviluppo e del progresso dell’Europa; tuttavia, analizzando concretamente i fatti, scopriamo che quei secoli, in fondo, non sono poi stati così decadenti come abbiamo appreso da una certa versione della storia.
Ebbene, questo breve compendio, un po’ fuori dalla retorica, può non essere un capolavoro, né un brillante trattato di storia; ciononostante, ci insegna qualcosa in evidente controcorrente con le lezioni che ci sono state impartite nelle nostre scuole. Infatti, seguendo i nostri tradizionali insegnamenti di storia, abbiamo imparato come l’Europa, con il declino di Roma, sarebbe entrata in un vero vicolo cieco, caratterizzando quel periodo come quello dei Secoli Bui.
L’autore, invece, in funzione della scarsa letteratura disponibile, basandosi su specifiche ricerche archeologiche concentrate soprattutto su reperti scoperti nei cimiteri, trova utili elementi in grado di sfatare un po’ tale mitica convinzione ed offre una versione in senso contrario, mentre cerca di dimostrare che il progresso, seppur con minor vigore, ha continuato la sua strada, in cui, fra l’altro, in generale si è registrato un innegabile aumento della produzione.
In particolare, osserva come fra i diversi sviluppi che si sono realizzati dopo la caduta della potenza imperiale, e fa riferimento, per esempio, all’importante innovazione dell’aratro pesante a ruota, che propizierà un inedito impulso alla produzione agricola, ciò che genera inoltre una nuova seppur timida distribuzione di ricchezza proprio fra il ceto più umile.
Ed egli, infatti, descrive come diminuisce il grado di disparità che ancora caratterizzava il divario esistente fra i pochissimi ricchi che vivevano in case di pietra lussuosamente decorate, mentre la stragrande maggioranza aveva vissuto nelle miserabili catapecchie di cannicciato sostenuto dall’argilla.
Grazie all’aumento della produzione, quindi, si verifica pure una decisa espansione degli scambi, dunque, del commercio in cui numerosi mercanti, provenienti anche da molto lontano, protetti perfino dalle leggi emanate dallo stesso Carlo Magno, avevano reso possibile la loro libera circolazione, durante la quale i viaggiatori si portano dietro non solo beni disponibili altrove per offrirli dove risultavano scarsi, ma arrivano pure con la conoscenza di nuove idee, divulgando esperienze altrui e facendo spontaneamente circolare l’informazione.
Ecco che gli effetti del potere ormai del tutto decentralizzato e distribuito su una vasta miriade di centri, dove si genera tutta una serie di diversificazioni; sorgono allora gli artigiani e perfino l’oreficeria si impreziosisce, praticata pure da comunità nomadi che producono su ordinazione. In questo contesto anche le arti evoluiscono, così come l’architettura in cui le dimore dei ricchi e le chiese cambiano di aspetto e di dimensione, trasformando le apparenze delle località con le piazze in cui si svolgono pubblici incontri nonché gli scambi ed i baratti.
Anche se l’autore non lo specifica in modo diretto, è facile dedurre come in questo periodo storico, si formano le basi delle distinte specializzazioni artigianali a cui poi, con il tempo, segue quella fondamentale divisione del lavoro, embrione di ciò che il liberalismo definisce ordine spontaneo del mercato e da cui deriva quello che gli avversari della libera iniziativa, in modo equivoco, spicciativo e dispregiativo, definiscono Capitalismo.
Lettura utile, dunque, perché aiuta ad interpretare e meglio capire la genesi dello sviluppo economico e più tardi le condizioni che hanno portato alla stessa rivoluzione industriale che aumenterà ancora di più la produttività, processi scaturiti, appunto, dal potere frammentato e gestito nelle periferie, mentre gli avvenimenti che seguono al declino dell’Impero Romano caratterizzano un deciso degrado e la franca e deleteria decadenza della grande Urbe.
Così, l’autore cerca di provare che nonostante il collasso dell’Impero Romano, contrariamente a ciò che si è soliti ad insegnare, nel continente non si sono affatto interrotti l’evoluzione, lo sviluppo ed il progresso, ma al contrario, in ogni piccolo centro abitato nascono i laboratori artigianali e le diverse attività sono in forte fermentazione. In altre parole, egli conclude che il Medio Evo non era costituito unicamente dai secoli bui, ma che, anche se a passi più lenti, l’evoluzione è proseguita, continuando il suo virtuoso commino. Ed a questo proposito, il simpatico autore napoletano Luciano De Crescenzo, infatti, ironizza sull’espressione dei secoli bui osservando che nessuno gli aveva spiegato chi aveva spento la luce…
Del resto, più realisticamente, altre prove ci giungono dalle attività promosse dai monaci provenienti dall’Irlanda che fondano i primi monasteri che, a poco a poco, si diffondano un po’ ovunque, mentre in questi, buona parte della stessa tradizione cristiana è rafforzata dalla loro paziente opera, dove si cura e preserva buona parte della rispettiva letteratura – e non solo quella – che senza di loro forse in parte si sarebbe persa, anche se sull’altra sponda, gli Arabi avevano recuperato, già tradotto e coltivato quell’eredità ellenica che con eccezione della Spagna e della Sicilia sotto l’influenza islamica, da noi era stata praticamente dimenticata.
A questo punto forse è utile osservare come, una volta respinta l’invasione islamica da parte di Carlo Martello, per un buon periodo aveva predominato una ragionevole convivenza fra Cristiani, Musulmani ed Ebrei; infatti, Carlo Magno, molto prima che si sviluppassero le forti contese di evidente contrasto religioso, manteneva buoni rapporti anche con gli Arabi al punto che, come Peter Wells espone, il califfo abbaside di Bagdad Hārūn al-Rashīd, aveva fatto avere all’imperatore cristiano di Aquisgrana il regalo di niente meno che un elefante.
Poi, purtroppo, allo scadere del primo secolo del nuovo millennio, il papa Urbano II scatena la prima delle Crociate; da questo momento in poi, l’antagonismo religioso si trasforma in autentico scontro che non termina più ed arriva allora al suo estremo con l’espulsione dei Musulmani e degli Ebrei nella Spagna dei re cattolici Fernando ed Isabella I Cattolici; ma questa è tutt’altra storia che in questa saggio non entra…
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