visto da Tullio Pascoli
2 Gen 2018
IL PATTO COL DIAVOLO (The Pope and Mussolini) – di David I. Kertzer (Recensione)
La Storia incompiuta.
Lettura eccezionale. Avendo letto la versione portoghese, con la traduzione originale del titolo – IL PAPA E MUSSOLINI (edizione italiana IL PATTO COL DIAVOLO) – con le 119 pagine di note a fine testo, ho penato un po’ perché rendono la lettura piuttosto faticosa, ma in compensazione mostrano una vastissima quanto convincente documentazione che in anni di meticoloso lavoro l’autore ha dovuto consultare.
Il titolo italiano, tuttavia mi pare piuttosto ambiguo è un po’ fuorviante; ma visto che la finalità era di ricorrere ad un titolo di effetto, con – forse l’equivoca – intenzione di insinuare e focalizzare le gravi colpe dei protagonisti, fra tutti gli oscuri intrighi, inganni, scandali sessuali ed i diversi disagiati confronti e scontri, mi chiedo se non era più adeguato un titolo come “Patti Satanici“, perché alla fine, a mio avviso, i personaggi principali del compendio, con serie responsabilità sono da contemplare al plurale più esteso.
Fra l’altro, per ciò che concerne gli eventi seguiti soprattutto durante gli ultimi giorni di vita di papa Achille Ratti, sono del parere che una buona dose di responsabilità, oltre a quella del medico Francesco Saverio Petacci, ricada più sul cardinale Pacelli piuttosto che su Pio XI nonostante quest’ultimo avesse avuto un importante ruolo per il successo dell’ascesa del Duce, il quale non aveva più un rapporto di convivenza pacifica con il papa.
Non per niente, nel tentativo di riscatto, lo stesso Pio XI si era ostinatamente opposto all’alleanza di Mussolini e Hitler, e l’incompatibilità era cresciuta molto dopo che i due dittatori avevano messo in pratica le più esiziali misure razziste. Eppure, è stato proprio il papa Ratti a gettare il seme, accedendo la miccia della discriminazione contro Ebrei e Protestanti, iniziativa che poi, fatalmente, ha portato agli eccessi delle leggi razziali italiane e che erano servite anche di pretesto da parte dei cattolici tedeschi, soprattutto all’ indifferenza – se non addirittura all’approvazione – in rapporto all’Olocausto tedesco che ne è seguito.
Dopo il continuo ripetersi di screzi ed esaltazioni, in alternanza, fra il papa Ratti – Pio XI – e Mussolini per via dell’ostensiva aggressività fascista nei confronti dell’Azione Cattolica, alla fine, l’11 Febbraio del ’29, i due contendenti, mettevano fine al contenzioso che fino ad allora separava ancora la Chiesa dallo Stato italiano, firmando lo storico Concordato dei Patti Lateranensi.
Mussolini, allora, era ormai considerato un semi dio addirittura nell’ambiente del Vaticano e, sull’accumulo della sua popolarità, ebbro di grottesche manie di grandezza, mirava già all’Impero. Purtroppo, come una delle più importanti amanti del Duce – Margherita Sarfatti – aveva previsto, il successo ottenuto durante la – in parte – vergognosa Guerra di Etiopia e la conseguente generalizzata euforia, gli avrebbero dato ulteriormente alla testa ed egli, sentendosi ormai quasi onnipotente, alleatosi con il suo grande ammiratore tedesco Hitler, aveva definitivamente perso quella rotta che, con la quasi generale approvazione degli Italiani, lo aveva portato al potere.
Nel frattempo, mentre il Comunismo minacciava di trionfare nel resto dell’Europa, avendo ormai il potere in Spagna, l’ intervento decisivo dei volontari fascisti, insieme ai nazisti, contro il regime rosso dove gruppi di anarchici perseguitavano apertamente i sacerdoti, senza un minimo di compassione, le truppe al comando del Generale Francisco Franco, provenienti dal Marocco, invadevano il Paese, provocando una delle più sanguinose guerre civili fratricide mai viste in Europa; con la vittoria del Generalissimo Franco in difesa della Chiesa, aveva ulteriormente contribuito ad una migliore convivenza fra il papa PIO XI ed il Duce. E mentre, i due regimi festeggiavano la vittoria, iniziavano un programma di discriminazione nei confronti degli Ebrei.
Tuttavia, papa Ratti aveva segretamente convocato il padre gesuita di nobili ascendenze, John LaFarge, attivista anti razzista, autore di INTERRACIAL JUSTICE, affinché preparasse un testo per l’enciclica Humanis generis unitas, criticando in maniera palese il razzismo contro le crescenti ed assurde tendenze antisemite in Germania e le leggi emanate in Italia. Il testo, tuttavia, invece di essere consegnato al papa, era finito nelle mani del generale gesuita Ledóchowsky che, non simpatizzando con gli Ebrei, invece, lo aveva dato da modificare al tedesco Gustav Gundlach ed al francese Gustave Desbuquois. Così, quando Pio XI, ricevendo con grande ritardo un testo totalmente revisionato, concependo immediatamente che non rispecchiava affatto ciò che intendeva divulgare, decideva di scriverne uno di proprio pugno, senza avvisare nessuno. Il testo scritto da lui stesso era già stato stampato era pronto per essere distribuito ai cardinali.
Pio XI, allora, con la salute che lo stava abbandonando, sentendo che la fine della sua vita ormai era vicina, sinceramente pentito per aver sostenuto il regime del Duce che mostrava apertamente di intraprendere strade molto rischiose, alla vigilia del decennale del Concordato, aveva deciso di diffondere il discorso pronto per pronunciare la condanna dei due regimi fascista e nazista, prevedendo che ormai la piega presa dalla politica razzista e l’evidente decisione di espansione conducevano ad un inevitabile disastro. Già molto indebolito, alla vigilia del pronunciamento, per coincidenza, mancando il suo medico personale, Aminta Milani, è subentrato come sostituto Francesco Saverio Petacci, padre di Claretta – ultima amante di Mussolini. Così, misteriosamente ed all’improvviso, in modo più che sospetto, il papa Ratti si era spento prima di potersi riabilitare dalle sue colpe con l’enciclica praticamente già nelle mani dei redattori dell’ Osservatore Romano.
Ed infatti, il cardinale Eugène Tisserant non mancherà di osservare: “lo hanno eliminato, lo hanno assassinato“…; questo, non a caso: per proteggere i regimi di Mussolini e Hitler. Non per niente, il camerlengo ed assistente di Pio XI, cardinale Eugenio Pacelli, non aveva perso tempo, disponendo prontamente affinché si eliminasse ogni copia già stampata – e destinata alla distribuzione ai cardinali – del pronunciamento, relativo a quell’enciclica Humanis generis unitas. E così, appena eletto come papa Pio XII, ricevendo la tiara papale da niente meno che da uno dei più noti cardinali pederasti, dell’iniziativa di PIO XI non si era più fatto niente. Anzi, l’improvviso cambiamento della politica vaticana, dunque, si mostrava con la massima evidenza più che conciliatoria tanto con il Fascismo come con il Nazismo; infatti, evitava qualsiasi critica ai due regimi perfino quando il Führer decideva di invadere i Paesi vicini.
L’autore del saggio David I. Kertzer non lo scopre, ma nel frattempo, allo storiografo Piero Melograni le sospette coincidenze non passeranno inosservate e denuncerà al pubblico il grave dubbio, anche in considerazione che dal diario – notoriamente oltremodo particolareggiato – di Claretta Petacci, figlia del medico che aveva “curato” Ratti, il giorno prima del suo decesso, molto stranamente, mancano proprio le pagine di quei giorni drammatici, in cui si interrompe il testo a metà discorso… dettagli mancanti, dunque, che avrebbero potuto rivelare la cruda quanto equivoca e scomoda verità. Tuttavia, si sa che il Duce, sapendo che in Vaticano ormai spirava vento a lui decisamente contrario, qualche giorno prima, aveva confessato che la migliore soluzione sarebbe stata di dare fine a quel papato…
Tuttavia, è pur vero che l’improvvisa morte di Pio XI, ha senza alcun dubbio, provvisoriamente salvato i due regimi dalla probabile scomunica; ciononostante, poi, le inconcepibili pazzie della guerra generalizzata e pervicacemente sostenuta ed in modo del tutto irresponsabile perseguita dal Führer ed in maniera ingenua seguita dal succubo Duce, avviandosi fatalmente verso l’epilogo, ne decreteranno i rispettivi tragici crolli.
Eppure, è ben possibile congetturare che se Pio XI avesse fatto in tempo a pronunciare la sua dichiarazione, pubblicando l’enciclica, forse, non si sarebbe mai giunti agli eccessi perpetrati dai due dittatori. Potremmo immaginare perciò che in tale evenienza, il Duce non si sarebbe lasciato coinvolgere a tali estremi nelle paranoiche avventure del Führer, magari salvando perfino la propria pelle, potendo contare ancora con un certo velato sostegno da parte degli Inglesi.
Una lettura pedagogica, pertanto, che lascia, tuttavia, in sospeso molti – anzi troppi – segreti nascosti, nonostante non pochi documenti che solo in parte sono pubblicamente reperibili, potendo essere rintracciati negli archivi dello Stato italiano, accumulati dalle spie fasciste che agivano già da parecchio tempo in Vaticano, mentre altrettanti misteri continuano protetti dai purpurei manti cardinalizi e da una coltre equivoca omertà oltremodo ed discreta negli archivi dello Stato Pontificio.
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