IL CIGNO NERO di Nassim Nicholas Taleb (Recensione)
Chi vuole esser lieto, sia,
di doman non c’è certezza…
CANZONA DI BACCO – Lorenzo il Magnifico
Ho avuto la grata soddisfazione di leggere le 400 pagine di questa eccellente lettura tutte d’un fiato. A tutti coloro che piuttosto di farsi guidare dalle certezze, sanno che è molto più vantaggioso e raccomandabile dare credito ai dubbi, consiglio questo oltremodo utile saggio.
Disamina che spiega come la natura, l’esistenza in generale, la nostra vita in particolare ed il mondo stesso, sono soggetti a mutazioni e condizionati dalla logica del Cigno Nero – metafora di Giovenale che si riferisce a ciò che non esiste – ma che, invece, ci si rivela quando meno si possa attendere. Infatti, gli eventi – quelli che trasformano le condizioni ed i destini umani – giungono all’improvviso e demoliscono paradigmi consolidati nei secoli e perfino nei millenni, introducendone di nuovi, costituendo vere rivoluzioni: dall’invenzione della ruota fino allo strepitoso successo della rete WEB; tutte novità che non sono mai state intenzionalmente progettate da specialisti, né se ne prevedeva le funzioni alla quali sarebbero poi state applicate.
Infatti, il progresso, lo sviluppo, l’evoluzione, insomma, tutto gira attorno ad avvenimenti che subitamente capitano senza preavviso, all’infuori di qualsiasi immaginazione, in maniera del tutto aleatoria che nessuno poteva prevedere a priori. Un fenomeno che impedisce, ai soliti presunti profeti saccenti di turno, di anticipare l’incerto futuro, come i platonici son sempre soliti a fare, appunto, per non essere in grado di prevedere e molto meno di misurare, fattori come il caso, tanto della fortuna come della sventura.
Scoperte, invenzioni, rivoluzioni, guerre e rispettivi esiti – durate, vittorie o disfatte -, non possono essere pianificati; sono trasformazioni che semplicemente subiamo, tanto nel bene come nel male. Pertanto, sbagliano i pianificatori, quelli che scommettendo sull’avvenire, credono di poter promettere la felicità di quell’indomani che, per forza del destino, sono indotti rimandare di continuo fino ad eterno presumibile futuro. Infatti, si illudono soprattutto quelli che, con l’intenzione di rimediare all’ingiustizia aleatoria, pretendono creare modelli altrettanto ingiusti inventando norme artificiali ed intendono raggiungere mete economiche, risultati altrettanto incerti, sulla base di valutazioni teoriche e fanno previsioni che generalmente non si confermano.
Falliscono anche – se non soprattutto – perché sopravvalutano il valore di ogni esperienza del passato che non si riproduce e, quindi, non serve come esempio; anche perché qualsiasi interpretazione che si possa fare delle esperienze realizzate anteriormente, è fallace. Certo, la comprensione di equivoci precedenti, ci può aiutare ad evitare a ripetere determinati errori commessi, tuttavia, ogni epoca segna tappe uniche e ciò che ci attende sarà sempre qualcosa di nuovo e di diverso; ogni nuova fase, sarà sempre soggetta a condizioni ignote, del tutto imprevedibili, distinte da ciò che ci ha preceduto. Il devastante esperimento collettivista sovietico, con i suoi piani quinquennali, ne è la più lampante ed irrefutabile conferma.
Del resto, come dovremmo aver appreso da Eraclito tutto scorre: tutto è movimento, tutto è dinamico; perfino ogni singola sequenza di immagini che si presenta all’osservazione del nostro sguardo non sarà mai la stessa; quindi, è inutile voler usare come falsariga avvenimenti ed esperienze di generazioni che ci hanno preceduto, proprio perché nessuna circostanza sarà mai ripetibile, nessuna situazione sarà mai uguale all’altra; inoltre, ad ogni istante potrà succedere qualcosa di assolutamente inatteso ed inedito.
L’esimio autore libanese Nassim Nicholas Taleb, qui espone diversi esempi ed ogni tanto, nonostante la natura del tema, rende la lettura anche piacevole, completandola di divertenti ironiche osservazioni, senza risparmiare critiche a filosofi ed aspirante profeti, senza fare sconti agli arroganti pretesi indovini ed illusionisti di qualsiasi specie, principalmente agli specialisti e pianificatori di piantone, vittime delle più ingenue dogmatiche certezze. Demolisce, così, le tesi di chi, ricorrendo alla solita retorica per spiegare ciò che è del tutto incerto, spacciando mere teorie per concrete realtà.
Dopo aver dovuto subire e soffrire gli effetti dell’incertezza della guerra civile libanese che gli è servita senza dubbio da lezione, spiega di aver imparato pure dai suoi autori preferiti: Frédéric Bastiat, a diffidare di ciò che si vede, perché ciò che alla fin fine prevale, è proprio ciò che non si vede; da Karl Popper che dimostra come la conoscenza non ha fine e che la ricerca non si esaurisce; e dal grande filosofo, economista Friedrich August von Hayek ed uno dei rari Premi Nobel che – fra tanti altri mediocri premiati – si salva, avendo fra l’altro, saputo confutare le deleterie contraddizioni delle economie pianificate. Va fatto osservare che il grande esito ottenuto dalla Dama di Ferro Margareth Thatcher, ha ricevuto il contributo della perizia di questo grande Austriaco.
E per concludere, non essendo la matematica una delle materie di mia preferenza, confesso a me non molto congenita, il lungo attacco conclusivo, formulato dall’autore attraverso schizzi e diagrammi, contro gli specialisti sociologi e statistici, nelle previsioni delle loro inutili quanto banali ed ambigue mete, ricorrono alla demagogia, alle deleterie ideologie, quando non ingannati dall’ignoranza, perché dimenticano di considerare la pragmatica realtà, si ostinano ad applicare in maniera addirittura grottesca, la fallace teoria della curva gaussiana, a me è risultato piuttosto noioso. Tuttavia, a chi digerisce bene la matematica e non disdegna certe formule, potrà anche apprezzare l’ultimo capitolo.
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