visto da Tullio Pascoli
11 Gen 2017
LA VIE CACHEE DE FIDEL CASTRO (La Vita Segreta di Fidel Castro) di Juan Reinaldo Sánchez (Recensione)
Angoscia o Sollievo di un Popolo Represso.
Trascorso un po’ di tempo dal funerale del presunto eroe della Rivoluzione Cubana, per decantare gli spiriti a favore e contrari, a mente fredda, con le testate dei giornali ormai, dedicate ad altri argomenti come i massacri nelle carceri brasiliane, la morte del più longevo dittatore al mondo, Fidel Castro, esce dalle prime pagine, di nuovo piene delle solite tresche che si intrecciano nella politica nostrana, ora, sembra un buon momento per riservare alcuni paragrafi ad una lettura che, ahimè, non è ancora disponibile in traduzione italiana.
Il riassunto dell’ex ufficiale che, dopo aver fedelmente servito il Lider Máximo, avendolo accompagnato perfino in numerose occasioni anche nei luoghi più lontani ed intimi, alla richiesta di ritirarsi dalle sue funzioni, viene cinicamente “premiato” con il carcere, su diretta approvazione del più vecchio dittatore che buona parte della stampa mondiale ha voluto ambiguamente esaltare, mentre non pochi Cubani al passaggio del suo feretro gli ha riservato l’ossequio voltandogli le spalle, fatto abilmente dissimulato dalle cineprese ufficiali del regime; immagini che però non sono sfuggite all’osservazione dei più attenti e discretamente salvate da altri.
Ebbene, qui ci sta un’utile digressione sul parere dell’accademico Ives Gandra da Silva Martins – ex simpatizzante – che scrive proprio in questi giorni sul prestigioso giornale brasiliano ESTADO DE SÃO PAULO. Secondo lui, Castro, passata l’emozione e la tristezza generata fra i decadenti movimenti della Sinistra mondiale, dovrà essere ricordato dalla storia come la figura del crudele sanguinario tiranno di Cuba. E, avendo vissuto a Cuba, ne espone le rispettive distinte ragioni. Aggiunge inoltre – ed è utile che si sappia –, come il despota abbia fomentato pure una forma di nuova schiavitù con la vergognosa connivenza del governo “bolivariano” della destituita “presidenta” brasiliana Dilma Rousseff, dove migliaia di medici cubani contrattati per alleviare la crisi nell’ambito della salute in Brasile, ricevevano solo 1/3 (un terzo), mentre gli altri 2/3 (due terzi) della retribuzione erano destinati al governo cubano; ma non solo, sono stati inviati in Brasile con l’esplicita clausola – anticostituzionale per le stesse leggi brasiliane – che non avrebbero potuto mantenere contatti con estranei od essere visitati da questi, senza l’autorizzazione delle autorità cubane; allo stesso tempo, i membri delle loro famiglie erano mantenuti come ostaggi a Cuba per evitare che potessero richiedere asilo politico.
Ma, nessuna lettura potrebbe essere più eloquente del saggio di Juan Reinaldo Sánchez LA VIE CACHEE DE FIDEL CASTRO (La vita segreta di Fidel Castro), proprio per il rapporto che questo ufficiale cubano ha mantenuto durante ben diciassette (17) anni a fianco del dittatore in qualità di guardia del corpo numero 1. Egli demolisce definitivamente la mitica quanto subdola figura di Fidel Castro. La biografia è giunta recentemente nelle librerie di mezzo mondo; è una specie di diario di un obbediente seguace che, dopo essere riuscito a scappare da Cuba, pure lui, descrive la vita di un personaggio molto diverso da quello pubblicizzato in maniera ostentatamente ipocrita dai devoti impenitenti correligionari del socialismo reale che continuano ostinati a difendere l’utopia fallimentare che ha generato più lutti di qualsiasi altro modello politico ed economico nella storia dell’esistenza umana.
Certo, per chi ha perso quasi ogni vero riferimento in rapporto agli ambienti collettivisti, i nostalgici, gli indottrinati, gli ingenui, gli orfani, i naufraghi di quella che si rivelerà una vera chimera, un inutile quanto deleterio esperimento che ha generato il mostro del movimento collettivista e che da quando il Muro della Vergogna di Berlino è definitivamente crollato, i suoi accoliti non sanno più da quale parte guardare, non rimanendo loro niente di meglio che l’unico orizzonte mancino sopravvissuto al fallimento, costituito da quello che doveva essere un paradiso ma che, di fatto, si è trasformato in un autentico incubo: il feudo castrista di Cuba.
Alla bella isola di Cuba, fra l’altro, al contrario della ben meno attraente Corea del Nord, trovandosi a brevissima distanza dagli Stati Uniti, si potevano attribuire le proprie disgrazie al vicino “inferno del capitalismo”, il quale, boicottando l’economia cubana, poteva essere accusato come il vero responsabile delle sue disgrazie, soprattutto per le miserabili condizioni economiche in cui naviga ormai, da quando sono mancati i generosi sussidi sovietici.
Del resto, una zona libera dagli inquinamenti industriali – visto che a Cuba poco si produce -, quindi, si presta bene anche per i relitti del marxismo, rifugiatisi nella militanza ecologista e di quegli economisti di matrice pikettiana o neomaltusiana che ancora oggi si oppongono al libero mercato e che, ignorando i catastrofici risultati ottenuti, difendono ancora le tesi dell’economia pianificata, mentre condannano l’odiato consumismo e sommariamente censurano lo sviluppo tecnologico, teorizzando un fantasioso antico idilliaco mondo naturale, paradossalmente libero da inquinamento, egoismi e da interessi materiali. Ed a costoro basterebbe indicare le analisi elaborate da un giovane brillante economista tedesco – Max Roser – che pubblica tutta una serie di dati su come il mondo è migliorato, grazie all’iniziativa privata degli individui, confutando in maniera inequivoca le tesi dei pertinaci statalisti. Per rendersene conto, basta visitare il sito
Ebbene, a questo punto, si rende necessario fare un po’ di chiarezza sull’autentica indole di Fidel Castro, elevato ad eroe di una spuria liberazione dei Cubani dalla dittatura di Fulgencio Batista. Infatti, in realtà, il nuovo tiranno non solo non ha migliorato l’esistenza dei suoi concittadini, ma li ha sommariamente ridotti a meri sudditi, inducendo oltre un terzo della Popolazione a rifugiarsi nella vicina Florida; qui, una buona parte degli esuli, ora, vive una vita flòrida e prospera, in libertà ed alcuni di loro partecipano attivamente pure alla politica degli Stati Uniti, fino a candidarsi – è il caso di Marco Rubio – perfino alla presidenza, godendo dunque di pieni diritti ed un benessere totalmente sconosciuto a quasi tutti i Cubani rimasti in Patria. Dico quasi tutti perché alcuni di loro – per parafrasare Orwell -, sono più uguali degli altri; non molti, per la verità, ma principalmente quelli della casta al potere della dinastia dei Castro.
Cuba, per esempio, sì, era governata da uno dei soliti impostori quale Fulgencio Batista, il cui regime è poi stato rovesciato dai castristi che non sono stati affatto migliori, anzi, hanno semplicemente assunto il potere senza mai più mollarlo. Del resto, Fidel Castro ha ampiamente dimostrato la sua ambiguità non solo come individuo pubblico, ma anche come padre di famiglia; infatti, più che genitore si rivelerà più come mero riproduttore che, forse, cercava di compensare il drammatico’esodo dei Cubani…
Naturalmente, dei suoi rapporti con le sue proli non se n’è mai parlato apertamente, ma ormai, dopo la pubblicazione della sua più fedele guardia del corpo, dal capitolo La Dinastia di Castro si apprende che aveva almeno nove (9) eredi, otto maschi ed una femmina: Fidelito, nato nel Settembre del 1949 dalla sua legittima moglie Mirta Diaz-Balart, dalla quale però aveva divorziato nel ’55; lo aveva sistemato in casa dal fratello Raúl, inviandolo poi a studiare in URSS – sotto falso nome (José Raúl) – dove si sposerà con Natalia Smirnova che gli darà tre figli, Mirta, Fidel e Raúl. Tuttavia, Castro aveva già avuto un figlio – Jorge Angel – da una breve avventura con Maria Laborne nel Marzo del ’49 della cui esistenza si scoprirà solo molto tardi perché il Comandante cubano, si preoccupava molto a non divulgare i suoi fatti personali. Oltre a questi, dunque, nel ‘56 nascerà anche una figlia – Alina – dall’amante Natalia Revuelta (Naty) moglie del medico Orlando Fernandez che si rifugerà anche lui in Florida; la ragazza, allora, appena riconosciuta come figlia da Fidel, viene inviata a studiare il francese a Parigi, ma al ritorno si dimostrerà piuttosto ribelle e, non essendo autorizzata ad abbandonare l’Isola, travestita con passaporto spagnolo falso, riesce a fuggire su di un volo verso la Spagna. In fine, il virile stallone si accoppia con Dalia Soto Del Valle dalla cui unione nasceranno Alexis, Alex, Alejandro, Antonio ed Angelito; il riferimento è sempre ad Alessandro Magno e non è casuale – ero lo pseudonimo che il rivoluzionario aveva adottato già ai tempi della guerriglia -, ed ora lo rievoca nelle progenie, mostrando che le ambizioni erano ispirate alla grandezza del grande macedone. Ciò che lascia perplessi, però, è che tutti questi eredi, si conosceranno solo da adulti, mentre nella loro gioventù ignoravano l’esistenza dei propri rispettivi fratelli nati dalle cinque (5) donne distinte… Poi, si specula addirittura su di un decimo presunto figlio Ciro, nato da Celia Sánchez e pare che la dinastia non si concluda nemmeno qui. Di fatto, degli ultimi cinque figli legittimi, l’autore di questa poco ortodossa biografia, scrive che il grande pubblico ne verrà a conoscenza solo negli anni 2.000.
Insomma, già qui si vede come il mito del grande conduttore terzomondista si sgretola dinanzi agli aspetti etici che coinvolgono i suoi segreti rapporti sentimentali; “sentimentali” si fa per dire, per non dire sessuali, perché i fatti dimostrano ben scarsi sentimenti nei confronti della figliolanza. Ma, a conclusione di questa digressione, a prescindere da tutto ciò che è strettamente personale, si trattava di personaggio pubblico che, secondo una tradizione romana, la moglie di Cesare non deve solo essere onesta, ma deve anche sembrare onesta; quindi, qui, in questo contesto, Fidel Castro non sembra rispondere a nessuno dei due imperiali requisiti, e ciò permette di dare spazio a seri dubbi sulla sua vera indole, gettando fondate ombre sospette su tutto il suo devastante operato pubblico e politico. Questo, quindi, conferma anche il famoso paradigma gattopardesco che per conservare il potere, è necessario mantenere le cose come stanno, pur cambiando tutto; come? attraverso la mitica Revolución. Infatti, la sua Rivoluzione non ha eliminato la miseria, ma l’ha generalizzata; non ha eliminato la corruzione, ma l’ha diffusa a tutti i livelli; non ha ridotto la repressione ma l’ha istituzionalizzata.
È giusto riconoscere che ai tempi della dittatura di Fulgencio Batista, c’era certamente una discreta corruzione, specialmente a livello politico; anche molta ingiustizia e povertà, soprattutto nelle campagne, ma i centri godevano di un comprovato benessere; anzi, Cuba era una delle zone più sviluppate e prospere dell’America Latina ed il giornalista brasiliano Rodrigo Costantino, che definisce il regime castrista come “il più sanguinario in impatto relativo alla sua popolazione fra le diverse autocrazie sparse nell’America Latina nella seconda metà del secolo 20”.
E come dargli torto? Se lasciamo da parte la guerriglia delle FARC (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia), nessun altro regime ha seminato sangue e morte come quello castrista. Infatti, nemmeno i regimi militari dell’ Argentina od Uruguay ne avevano contabilizzati tanti; e sembra curioso che grande parte dei media continuino a far finta di niente, concentrandosi sui delitti commessi – per esempio – dal regime di Pinochet, al quale, la tradizione attribuisce circa tre mila (3.000) vittime, mentre ai militari brasiliani che, a suo tempo, nel ’64 avevano rovesciato il governo del sinistro di João Goulart – considerato illegittimo, perché originato dall’ambigua rinuncia del presidente Jânio Quadros – a loro, ufficialmente, non si attribuiscono nemmeno cinquecento (500) vittime, in parte cadute in azioni di guerriglia o di terrorismo.
Eppure, mentre Castro che solo durante i primi giorni della sua inutile Rivoluzione – assecondato da Ché Guevara – ha fatto fuori migliaia di oppositori ed individui del regime abbattuto: secondo una ONG di Cubani negli Stati Uniti – Cuba Archive -, i morti ed i “desaparecidos” nelle carceri cubane, sarebbero sette mila trecento e ventisei (7.326), di cui circa sei mila (6.000) assassinati o fucilati senza processo. A questi, ovviamente, vanno aggiunti i numerosi morti periti nelle fughe ed in parte finiti fra le fauci degli squali. Se, poi, diamo credito al LIBRO NERO DEL COMUNISMO – pubblicato già parecchi anni fa – le fucilazioni e gli omicidi politici perpetrati dal regime castrista supererebbero la somma di diciassettemila (17.000).
Insomma, lasciamo al giudizio di qualsiasi ragionevole lettore concludere se è, davvero, valsa la pena tanto sacrificio per non risolver il problema economico e delle libertà individuali a Cuba, considerando che Castro si è ostinato fino all’ultimo suo respiro a negare legittime elezioni democratiche, mentre, tanto Pinochet in Cile, come i militari in Brasile, ad un certo punto, dopo aver consolidato le rispettive economie, hanno volontariamente restituito il potere alla società civile, mentre a Cuba regna ancora oggi, dopo oltre mezzo secolo di potere dispotico, la più diffusa miseria ed una totale assenza di libertà di espressione. Oggi, senza la pretesa di giustificare il regime di Batista, possiamo credere che a Cuba si stesse molto meglio allora di quanto non si stia attualmente.
Ed è grazie al pugno di ferro di Castro che il grottesco Comunismo sia sopravvissuto nell’Isola. L’economista ed autore Rodrigo Constantino fornisce tutta una serie di dati che confermano non solo la stagnazione, ma un evidente declino economico e sociale di quella che era il polo economico più prospero dell’America Centrale e addirittura dell’America Latina e spiega che:
– Nel 1959, contrariamente a ciò che si dica, Cuba, non era il bordello degli Stati Uniti. Allora, era un Paese con un’ampia classe media; vantava il terzo tasso di consumo di proteina dell’emisfero Occidentale; più elevato dell’Austria e del Giappone. E già nel 1957 il tasso di mortalità infantile era il più basso della regione.
– Il grado di alfabetizzazione raggiungeva l’80% della Popolazione ed esistevano 60 testate di giornali, mentre oggi ce n’è una unica, statale, mentre nelle scuole si insegnano le meraviglie del Socialismo, nella realtà quotidiana, la povera gente deve affrontare una vita in una specie di Isola-prigione. Ci si può ben chiedere a cosa possa servire l’alfabetizzazione a Cuba se la Popolazione non ha accesso alla libera informazione? Infatti, i Cubani possono leggere solo ciò che il regime permette loro; i più fortunati riescono ad ottenere letture di contrabbando, ma agli altri è concesso di leggere solo ciò che il potere divulga. Così come avveniva nel Medio Evo da noi, o durante l’Inquisizione, a Cuba se qualcuno viene sorpreso con letture – per esempio – del socialista Orwell, va direttamente in carcere.
– Nel 1958 esistevano nove (9) casinò, ma solo 5% degli investimenti provenivano dagli Stati Uniti; tuttavia, gli Americani andavano a trascorrere le loro ferie a Cuba ed i Cubani potevano liberamente andare a spenderle in Florida, mentre oggi devono rischiare l’appetito degli squali per recarvisi a nuoto, tutto per fuggire dal “paradiso” socialista…
– Ed intanto, oggi La Havana ha superato Bangkok come “capitale sessuale infantile del mondo“, e se non bastasse, vanta il più elevato tasso di suicidi e di aborti della zona, conseguenza della disperazione e della miseria che vi regnano.
– Tutto questo nonostante le donazioni di cento (100) miliardi di Dollari che l’Unione Sovietica ha destinato a Fidel Castro, quando i Sovietici acquistavano tutto lo zucchero cubano per rivenderlo altrove a metà prezzo. [Ma con la fine di quella potenza i Sovietici sono stati sostituiti dalla generosità del venezuelano Hugo Chaves che, però, si limitava a mantenere le comodità della Nomenklatura scelta a dito dal “Líder Máximo“; altro Caudillo ma che, a suo tempo, è riuscito a indurre in fallimento il ricchissimo Venezuela, scegliendo la politica bolivariana del cosiddetto Socialismo del XXI Secolo]...
– Un altro aspetto, di cui è tabù parlarne. è l’esistenza della discriminazione razziale, essendo l’80% dei carcerati individui di colore e solo l’1% di loro fanno parte della ristretta cupola dominante, mentre gli omosessuali sono apertamente perseguitati. E Costantino aggiunge che i “progressisti al caviale” non sopravviverebbero uno solo giorno su “L’isola del Dottor Castro“.
– Sempre Constantino osserva ancora come l’Accademico Wilson Ferreira da Cunha della Pontificia Universidade Católica de Goiás (PUC-GO) – Master in Antropologia – che si dichiara “sopravvissuto del socialismo reale“, già membro del Partito Comunista Brasiliano, ha vissuto e studiato in Unione Sovietica dal 1965 al 1972, e dopo essere rientrato ed in virtù di ciò che ha visto, si è trasformato in un feroce critico del Comunismo. Inoltre, avendo studiato con colleghi cubani, ha potuto visitare Cuba nel 1999, 2003 e 2007, constatando la cruda realtà spiegata anche dai suoi stessi conoscenti, concludendo che era ben peggio di quanto osservato nella stessa Unione Sovietica: ritardo e povertà imposti da un regime dittatoriale che produce miseria per la Popolazione, ferma ad un livello degli anni ’20, ’30 ed al massimo ’40. Ma, contrariamente all’Unione Sovietica, non era in grado di sostenersi senza aiuti esterni.
– Con buona conoscenza dello spagnolo, aveva noleggiato una di quelle vetture anni ’50, girando l’Isola in lungo ed in largo, percorrendo milleduecento (1.200) chilometri, aveva appreso dalla gente qual era il livello di timore che la condizionava, dovendo raccontare perfino barzellette sul Socialismo a bassa voce, perché in ogni isolato c’era un osservatore che denunciava qualsiasi individuo che osasse contrariare lo schema totalitario. Fra le lamentele prevalevano quelle sull’alimentazione perché, con la dissoluzione dell’Unione Sovietica, che inviava perfino il latte, Cuba che produceva solo tabacco e tequila, non disponeva di che alimentarsi.
– Egli racconta che, ciò che più impressionava, era la forte diffusione della prostituzione derivante dai bassissimi stipendi a tutti i livelli. Ma, oltre alla prostituzione generata dalla povertà, ciò che si notava era la mancanza di libertà; l’informazione era monopolizzata dal potere e la gente aveva una grande paura di esprimere il proprio pensiero; quindi, diceva che Castro ha abbattuto una dittatura per stabilirne un’altra, introducendo il terrore con fucilazioni di dodicimila (12.000) persone, arrivando al culmine di proibire perfino la pesca perché chi s’inoltrava in mare, poteva tentare di raggiungere le vicine coste degli Stati Uniti, a soli cinquanta (50) chilometri di distanza.
– Lo stesso Docente smonta pure il mito ampiamente diffuso nell’America Latina, secondo il quale, Cuba disporrebbe di un’avanzata tecnologia medica; ma, in realtà, c’è solo la primaria prevenzione destinata ai bambini, così come esiste in qualsiasi paesino brasiliano; un mero modello elementare introdotto dai Sovietici, ma assolutamente privo di apparecchi moderni come si conoscano in altri Paesi sviluppati. Spiega pure che uno che descrive bene la realtà cubana è il regista francese Laurent Cantet con il suo film RITORNO A L’AVANA, dove si apprendono i veri mali dell’Isola.
Inoltre, in Brasile ci sono diversi testimoni che, depositata la loro fiducia nel falso mito dell’eccellenza medica cubana, nella speranza di essere curati da diversi mali, dopo aver speso molto denaro recandosi a Cuba, sono rientrati delusi in stato peggiore o senza alcun risultato pratico. Uno di questi, lo psicologo Antonio Monteiro de Lima, con una curabile deficienza alla vista (dovuta a vitiligine), è stato operato proprio a Cuba, rientrando in Brasile totalmente cieco.
Questo, dunque è ciò che la Rivoluzione Castrista ha saputo produrre; una rivoluzione assolutamente inutile e nefasta che ha fatto scappare un terzo dei Cubani verso l’ “inferno” del capitalismo, ma dove i più umili vivono meglio di qualsiasi dirigente cubano. Eppure, nonostante l’equivoca propaganda castrista, il progresso di Cuba non deriva dalle riforme realizzate dal regime castrista, anzi. Infatti, il potere assoluto che vi si mantiene con pungo di ferro, negando libere elezioni, insiste a divulgare i progressi che avrebbe raggiunto la Popolazione durante tutti questi anni persi. Invece, qui dai dati che si possono rilevare dai registri dell’ONU, qui seguono alcuni primati di cui l’Isola godeva già molto prima della dinastia castrista, confermando pertanto, come i Cubani avevano già consolidato una certa reputazione per essersi emancipati prima e più di altri Paesi Latino Americani:
– Nel 1837 Cuba era il 3° Paese al mondo ad avere una ferrovia, dietro Stati Uniti e Regno Unito.
– Nel 1847 Cuba era la 1ª in America Latina ad applicare l’anestesia con etere.
– Nel 1877 a L’Havana si ha la 1ª manifestazione al mondo di un’industria mossa ad elettricità.
– Nel 1881 A Cuba si investiva già parecchio in ricerca medica, tanto da scoprire l’agente che trasmette la febbre gialla, e da allora si agiva alla sua prevenzione.
– Nel 1889 vantavano già il 1° sistema elettrico di illuminazione in tutta l’America Latina, includendo pure la Spagna.
– Fra il 1825 e 1897 il 60-75% della rendita lorda della Spagna, proveniente dall’estero, arrivava da Cuba.
– Nel 1900 a L’Havana circolava il 1° tram, come pure la 1ª vettura dell’America Latina.
– Nel 1906 L’Havana è stata la 1ª città al mondo a contare con collegamenti telefonici diretti senza ausilio dell’operatrice.
– Nel 1907 a Cuba si installa il 1° apparecchio a raggi “X” dell’America Latina.
– Nel 1913 Augustin Parla e Rosillo Domingo hanno realizzato il 1° volo aereo da una costa all’altra dell’America Latina, impiegando 1 ora e 40 minuti.
– Nel 1922 Cuba è stato il 2° Paese al mondo ad inaugurare una stazione radio ed il 1° al mondo a trasmettere un concerto e dare notizie per radio.
– Nel 1928 la 1ª locutrice di radio al mondo è stata una Cubana – Ester Perea de La Torre – e Cuba contava con 61 stazioni radio, 43 ad Havana, essendo 4ª al mondo, dietro Stati Uniti, Canada ed Unione Sovietica, ma 1ª in assoluto in numero di stazioni per Popolazione ed estensione territoriale. Oggi a Cuba c’è una unica stazione statale e trasmette solo notizie controllate dal regime.
– Nel 1937 a Cuba, per la 1ª volta in America Latina, si decretava la giornata di lavoro di 8 ore, lo stipendio minimo e l’autonomia universitaria che il regime castrista ha soppresso.
– Nel 1940 adottava una delle Costituzioni più avanzate al mondo. In America Latina è stata la 1ª a riconoscere il voto alla donne, come pure il diritto di lavorare, oltre all’uguaglianza di diritti fra sessi e razze. Oggi a Cuba votano solo i seguaci di Castro.
– Nel 1950 Cuba è il 2° Paese al mondo ad iniziare le trasmissioni televisive. I principali astri che non avevano occasione di esibirsi nei propri Paesi si presentavano sulla TV cubana.
– Nel 1951 ad Havana si progettava il 1° hotel al mondo con l’aria condizionata centrale; l’Hotel Riviera, considerato una delle meraviglie architettoniche di Cuba; l’edificio FOCSA è costruito interamente in cemento armato ed ha 36 piani e la sua costruzione termina nel 1956.
– Nel 1954 Cuba allevava 1 bovino per ogni abitante; era 3° Paese del settore, dietro l’Argentina ed Uruguay.
– Nel 1955 Cuba aveva più veicoli per strada di quelli che circolavano in tutto il Brasile. Era il 2° Paese più ricco dell’America Latina e L’Havana la 3ª città più moderna al mondo; era il 6° Paese in rendita per capita ed anche il Paese con il più basso tasso di mortalità infantile dell’America Latina.
– Nel 1956 Cuba era il 2° Paese con il tasso di analfabetismo più basso dell’America Latina (23%); Haiti aveva il 90%; Spagna, El Salvador, Bolivia, Venezuela, Brasile, Perù, Guatemala e Repubblica Dominicana avevano il 50%.
– Nel 1957 Cuba era il miglior Paese dell’America Latina con 1 medico ogni 957 abitanti; inoltre, aveva il maggior numero di case con luce elettrica dopo l’Uruguay. Consumava pure il maggior numero di calorie per persona.
– Nel 1959 L’Havana aveva il maggior numero di cinematografi al mondo (358), superando New York e Parigi.
– Nel 2017 Cuba vanta la più vecchia dittatura al mondo, accusata di violazioni dei diritti umani, di torture, di sentenze sommarie e fucilazioni extragiudiziali. Accusata dalla HUMAN RIGHTS WATCH di reprimere qualsiasi forma di dissidenza, negando ai Cubani la libera espressione, di associazione, di riunione e di rispetto per diritti alla vita privata. Ai Cubani non è permesso di uscire dal territorio; così, se vogliono abbandonare l’Isola per tentare una vita migliore in libertà, devono rischiare la vita affrontando i pericoli del mare aperto e degli squali.
Ma oltre alla guardia del corpo n° 1 del tiranno dei Caraibi, il regime è altrettanto bene illustrato da un altro ex compagno di lotta di Castro, finito in carcere perché la dissidenza a Cuba non è ammessa; infatti, gli abusi del regime sono messi a nudo anche nelle pagine di CONTRO OGNI SPERANZA di Armando Valladares, prigioniero politico per ben 22 anni di duro carcere (con il pretesto di tradimento, non avendo aderito al Comunismo); grazie alla campagna sostenuta da Amnisty International e portata avanti da numerosi intellettuali di tutto il mondo, è stato liberato solo grazie all’intervento personale del presidente socialista François Mitterand, il quale, in cambio, ha generosamente concesso compiacenti finanziamenti.
Cuba è un paradiso; o per lo melo lo era e potrebbe tornare ad esserlo senza il modello politico ed economico che Castro ha imposto. Lo si apprende da un’altra lettura del saggio VIAJE AL CORAZÓN DE CUBA (Viaggio al Cuore di Cuba) – del dissidente Carlos Alberto Montaner, docente universitario che ancora da studente a 17 anni, nel 1960, era stato arrestato e condannato a vent’anni di reclusione per terrorismo; in realtà, se fosse stato sorpreso per terrorismo, lo avrebbero immediatamente messo al paredón, fucilandolo, come avveniva sempre con tantissimi altri resistenti… Tuttavia, era riuscito ad evadere ed ottenendo un salvacondotto ha potuto rifugiarsi pure lui in Florida.
Ad ulteriore dimostrazione della vera natura di questo regime totalitario, l’autore argentino Andrés Oppenheimer fornisce un quadro eloquente di ciò che ha potuto apprendere, visitando diverse volte Cuba, nel suo didattico saggio dal titolo LA HORA FINAL DE CASTRO – che si legge quasi come un romanzo giallo – in cui descrive bene come il bravo Fidel nel più perfetto stile stalinista – ed a questo proposito suggerisco la lettura di HOTEL LUX in cui la (ex) comunista Ruth von Meyenburg, già ospite dell’albergo di numerosissimi altri famosi comunisti del livello di Togliatti alloggiati a Mosca, narra le ambigue macchinazioni. Infatti, dopo aver suggerito agli accusati di confessare le proprie colpe, lui li avrebbe poi perdonati, facendo, invece, freddamente fucilare i suoi più fidati collaboratori, pescati nel coinvolgimento di un oltremodo compromettente scandalo di Stato. Infatti, per ordine di Castro, ossia de Comandante stesso, trafficavano diamanti dall’Africa Centrale e cocaina dalla Colombia via Panama (in associazione all’ex presidente Noriega che ha scontato la condanna per il resto della sua vita, negli Stati Uniti). Infatti, per rendersi conto di come cercavano di racimolare fondi e di quanto male abbia generato la Rivoluzione Cubana, soprattutto ai Cubani, Andrés Oppenheimer – lo stesso che ha smascherato lo scandalo degli “Iran-contra”, vincendo fra l’altro diversi premi letterari, fra i quali due Pullitzer (1989 e 1994) un Ortega Y Gasset (1998) -, dopo aver trascorso diversi periodi a Cuba, ha descritto bene l’organizzazione di quel traffico di cocaina, diamanti ed avorio da parte del regime. Eppure, Castro stesso, dopo un biasimevole ed equivoco processo farsa, per quel contrabbando, alle tre di notte del 13 Luglio del 1989, ha fatto prelevare e fucilare, uno dei più amati eroi della Rivoluzione: il Generale Arnaldo Ochoa Sánchez – l’unico che poteva dare del tu al Caudillo del Caribe – ed altri due ufficiali, il Capitano Jorge Martínes Valdéz ed il Maggiore Amado Patrón Trujillo. Dunque, pur avendo loro promesso il perdono se avessero confessato senza compromettere il regime, dovendo salvare la propria faccia, quella dell’illibato Comandante Supremo, tanto esaltato dalle sopravviventi Sinistre, aveva sacrificato coloro che avevano svolto quell’illecita attività per la “buona” causa del regime… Il fattaccio che ha scandalizzato tutta l’Isola, ma ha soprattutto umiliato le vedove e le famiglie degli ufficiali assassinati, oltre che da Oppenheimer viene confermato proprio dalla stessa ex guardia del corpo n° 1 di Castro: Juan Reinaldo Sánchez.
Da parte mia, dopo aver girato mezzo mondo ed aver conosciuto bene la realtà di un Paese che grazie alla sua rinuncia al Socialismo è diventata la seconda potenza economica al mondo, la Cina, uscendo dallo stato di profonda miseria, ha propiziato un notevole benessere ad almeno un terzo della Popolazione che ora aspira ad ostentare lussi, viaggiando e spendendo denaro in giro per il mondo come molti Occidentali ricchi, posso dare anch’io, con cognizione di causa, il mio parere su Cuba, avendola visitata un paio di anni fa insieme alla mia consorte…
Potrei scrivere un libro su miseria, corruzione, prostituzione per le vie pubbliche; la visibile ristrettezza generalizzata, il ritardo tecnologico che regnano nel “paradiso” del proletariato cubano. L’insalata si limitava ad un paio di foglie di verze; la carta igienica razionata perfino negli hotel di quattro stelle; la gente che ti ferma per strada per offrirti sigari sottratti al controllo del regime; e, se si accorgono che sei italiano, ti propongono subito la prostituta. Poi, le belle ville lungo la costa oceanica semi franate – come se fossero state bombardate – perché tutto ciò che è di legno viene depredato per produrre le belle sculture “in legno pregiato antico” destinate ai turisti occidentali.
D’altro canto, ormai, non credo che ci siano più dubbi sul totale fallimento della Rivoluzione Cubana, che doveva eliminare la corruzione, la prostituzione nei bordelli, la mancanza di libertà esistenti durante la dittatura di Batista. Proprio perché, avendo visitato personalmente l’Isola, ho potuto constatare di persona, insieme a mia moglie, a quale grado e fino a che livelli spiccioli è giunta la corruzione a Cuba attualmente, a tutti gli strati sociali: la mancia di nascosto per ottenere mezzo rotolo di carta igienica in più; il contrabbando dei sigari di ogni marca; la prostituzione sotto gli occhi vigili della polizia connivente. E non parliamo, poi, della diffusa miseria e della totale mancanza di libertà; degli ospedali con il cartone ed il film di polietilene alle finestre. Insomma, uno scenario deprimente e da ridere se non fosse triste, meritevole di libro intero. Ma in mancanza di tempo, raccomando vivamente la lettura del pedagogico resoconto di Juan Reinaldo Sánchez. Proprio lui che, avendo vissuto così vicino al Comandante e che considerava Fidel Castro “parte della sua vera famiglia”. Invece, dopo anni di fedeltà ampiamente dimostrata, viene ingiustamente incarcerato, dopo aver chiesto il pensionamento, sospettato di voler emulare suo fratello che era riuscito a scappare in Florida. Ed infatti vi descrive la sua lealtà durante i diciassette anni al servizio diretto del Comandante. Ma appena scarcerato, conoscendo da dentro i meccanismi della polizia segreta, pianifica ed al secondo tentativo, realizza la sua fuga e riesce a far pubblicare le sue memorie in Francia. Ed è piuttosto strano che ancora non ci sia la traduzione italiana. Da anni aspettavo questa lettura e finalmente l’ho trovata. Vi riporta virtù, come l’intelligenza, l’abilità ed i peccati di un individuo freddo, calcolatore, indifferente perfino nei confronti dei suoi numerosi figli e le diverse amanti. L’autore espone al pubblico la vera realtà del Paese che vive da oltre mezzo secolo nella miseria e nelle privazioni, mentre Lui, l’Eroe della Rivoluzione conduce una vita lussuosa di un monarca; le numerose residenze private – una ventina -; un’isola privata solo per lui; lo yacht; vini e whisky carissimi; ma soprattutto, la palese ingratitudine nei confronti dei suoi più intimi amici e collaboratori, immediatamente incarcerati per il semplice sospetto di presunta slealtà.
In pratica, il personaggio, tanto amato dai nostalgici del collettivismo, rievoca ed emula i metodi stalinisti che lo storiografo Robert Conquest descrive nei suoi numerosi saggi storici, dedicati al periodo stalinista dell’Unione Sovietica. LA VITA SEGRETA DI CASTRO, pertanto, è una lettura davvero estremamente importante perché scritta da un testimone unico, che aveva accesso perfino ai momenti più intimi della vita quotidiana del tiranno; un’opera capace di demolire l’artificiale mito di un grande personaggio che, in realtà, non ha fatto altro che regnare come un vero satrapo, monopolizzando il potere, sacrificando l’esistenza di milioni di sudditi ai quali nega le più elementari libertà. Un guerrafondaio che inviava spie in tutta l’America Latina, guerriglieri e truppe in giro per il mondo ed i soliti noti lo ricevevano come un grande statista; grande sì di statura fisica, moralmente piuttosto limitato. In confronto il Generale Pinochet non risulta altro che un semplice dilettante.
Speriamo che anche sul mercato italiano arrivi questo straordinario documento a testimonianza di buona parte della sconosciuta vita pubblica e privata del responsabile di tanta sofferenza del povero Popolo cubano. Pochissimi altri avrebbero potuto fornire tanti dettagli, avendo vissuto, praticamente, alla porta accanto per proteggere giorno e notte quello spietato egocentrico Caudillo che aveva molti motivi da temere. Eppure, quanti politicanti, statisi, intellettuali – falsi e presunti – altrettanti artisti – bravi e mediocri – ma ideologicamente complici, di tutto il mondo hanno sempre cercato di preservare dalle giustificate critiche per, altrettanto spesso, esaltarlo, elevandolo al rango di romantico eroe rivoluzionario. Tuttavia, giungerà il momento in cui questa ottima biografia apparirà anche in Italia e sarà interessante osservare le reazioni di ciò che resterà dell’aureola che gli hanno attribuito. Ci sarà da sguazzare nell’imbarazzo dinanzi all’incapacità di giustificare ancora la sopravvivenza di questo vecchio poco spontaneo mito che fatalmente terminerà a far compagnia, non dico di quella figura comica di Hugo Chaves, ma – con tutte le riserve per le rispettive dimensioni – di Stalin, Mao, Pol Pot, nel cimitero dell’esclusiva categoria dei dittatori tradizionali con il solo vantaggio della longevità del sistema e della propria vita.
Infatti, il blasonato Castro era un soggetto che aveva sulla coscienza una decina di migliaia di connazionali già solo durante i primi tempi dell’inutile Rivoluzione; avendo fatto spopolare l’Isola di oltre un terzo dei suoi conterranei, rifugiatisi in quello che i comunisti definiscono l’inferno del capitalismo, mentre ormai più nessuno – oltre agli impenitenti collettivisti – crede ancora nel cosiddetto Paradiso del Proletariato. I Cubani che riescono a raggiungere gli Stati Uniti, non ambiscono a ritornare in Patria, dove, si vive in regime di estrema povertà: Ingegneri e Medici che sopravvivono con stipendi al livello di sussidi sociali di qualche decina di Dollari americani al mese; ma, come si sa, gli indottrinati attribuiranno la colpa di tale stato di indigenza, al sabotaggio economico americano, dimenticando che le scelte economiche e politiche di Cuba le ha volute Lui. Ora che del suo fisico non rimane altro, ai Cubani si apre uno spiraglio di speranza dissimulata dal lutto.
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