visto da Tullio Pascoli
24 Mag 2016
SAGGI SULLA TOLLERANZA – di Alfred Ayer, Maurice Cranston, Gerard Fitt, F.A. von Hayek, Karl Popper, Leslie George Scarman, Helen Mary Warnock.
Lezioni di Democrazia Liberale
Raccolta di brevi saggi sulla tolleranza, tutti a modo loro interessanti ecco alcuni commentari primo fra tutti quello di Popper, uno dei più importanti pensatori che hanno dedicato molte pagine in diverse opere al tema. Qui egli osserva fra l’altro come la tolleranza dev’essere sempre reciproca e che essa cessa nel momento in cui, una delle parti ricorre alla violenza. Ammette pure di aver sbagliato, quando nella sua tarda adolescenza, per qualche settimana, aveva ingenuamente creduto nella tolleranza da parte del modello socialista, dovendosi ricredere prontamente. Del resto, con il suo capolavoro LA SOCIETÀ APERTA E I SUOI NEMICI, spiega in maniera oltremodo eloquente ciò che distingue il modello che contempla le libertà individuali in rapporto a quello del potere assoluto e centralizzato, quale quello collettivista. Non per niente, anche in queste poche pagine, considera il sistema migliore che al mondo sia mai stato vissuto fino ad oggi quello della nostra società aperta. Aggiunge, inoltre, che non è così importante il fatto che alcuni siano ricchi ed altri no; non bisogna dimenticare che molti di loro dedicano parte del loro patrimonio finanziando eventi, organizzazioni ed istituti di ricerca.
Conclude, in fine che la nostra conoscenza sarà sempre limitata dalla nostra infinita ignoranza; infatti, su tale concetto ha ripetutamente sostenuto le sue note conclusione secondo le quali a) il futuro è aperto; b) la ricerca non ha fine e c) la conoscenza non si conclude.
C’è poi il capitolo del Premio Nobel per l’economia Hayek, una delle grandi colonne portanti del liberalismo moderno, membro delle prestigiosa Scuola Austriaca che tanto ha contribuito a rilanciare la comprensione del Libero Mercato, anche se il nostro provincialismo si dà ancora il lusso di ignorare le sue pedagogiche opere letterarie.
Qui egli confuta l’equivoco paradigma malthusiano secondo il quale l’aumento della Popolazione sarebbe una delle cause dell’impoverimento della specie umana; invece, difende l’idea che è il diretto contrario. Anch’io credo che quella visione ormai obsoleta, tanto di moda negli ultimi decenni, sia dettata da una profonda erronea convinzione e dall’equivoco pessimismo di coloro che si nutrono di certezze; infatti, il patrimonio più prezioso della nostra esistenza è quello che chiamiamo “Capitale Umano”, senza il quale, nemmeno le risorse naturali, potrebbero acquisire il valore che gli individui attribuiscono alle stesse. Non ci sono assolutamente dubbi che nella misura in cui la Popolazione, nel mondo libero, è aumentata, non è aumentata solo la produzione, ma sono aumentate soprattutto quelle opportunità che hanno creato un’enorme ricchezza distribuita fra gli individui, in maniera particolare fra i più meritevoli.
Da parte sua il magistrato Lord Leslie George Scarman, spiega come non si possono avere diritti se non si osservano anche i doveri. Aggiunge che in una società pluralista è necessario vivere in armonia, difendendo i diritti delle minoranze ed anche di coloro che non amiamo.
Il nazionalista irlandese Gerard Fitt, tuttavia, avendo accumulato l’esperienza delle due Irlanda, osserva come non è possibile essere tollerante con chi ha la pretesa di privare l’individuo e la sua comunità della propria identità nazionale.
Il filosofo del positivismo logico Alfred Jules Ayer, citando alcune opere storiografiche specifiche, fa notare come i Cristiani, storicamente, non si sono sempre dimostrati tolleranti come avrebbero dovuto. Egli allude, pure, al fatto che l’antisemitismo, in tesi, deriva da preconcetti essenzialmente religiosi proprio perché gli Ebrei non costituiscono una razza – io direi etnia – visto che discendono da diversi ceppi. Ciò che li rende diversi dagli altri Popoli sono la loro cultura e le loro particolari millenarie tradizioni. L’ingiusto attributo della loro inclinazione all’avarizia deriva piuttosto dal fatto che in altri tempi era loro interdetto il possesso di terra, come pure la pratica di esercitare le libere professioni ciò che li ha indotti a dedicarsi ai finanziamenti, il cui scopo è giustamente il lecito lucro. La convinzione della loro intelligenza superiore, secondo l’autore, deriva dal fatto che essendo discriminati, dovevano arrangiarsi per sopravvivere. Del resto, bisogna aggiungere che gli Ebrei sono da sempre il Popolo del Libro, mentre in antichità, ai cattolici era addirittura proibito possedere libri.
Lo storiografo britannico Maurice Cranston, noto per le sue biografie su Rousseau e Sartre, ma soprattutto su due fra i primi e massimi difensori dei principi liberali di tutti i tempi – John Locke e John Stuart Mill -, anticipando parte delle interpretazioni di Isaiah Berlin, ha anche avuto il coraggio di criticare i cosiddetti diritti sociali. Non sorprende, quindi, la sua esplicita ammirazione per Margareth Thatcher che ha saputo rimettere ordine nel Regno Unito, economia era stata compromessa dalle politiche dei laburisti avendo dovuto affrontare, con fermezza, l’ostinazione sindacale la cui azione aveva ridotto il Regno Unito a condizioni oltremodo precarie. L’autore, qui, cita espressamente Locke, secondo il quale, se non ci fossero le divergenze, non ci sarebbe nemmeno bisogno di parlare di tolleranza, ma basterebbe riferirsi semplicemente a Libertà. Tuttavia, attribuisce grande importanza anche alle divergenze. Questo obiettore di coscienza, che ha già insegnato teoria politica anche a Firenze, descrive come secondo Locke, le forze che costituiscono lo Stato, non sanno fare altro che legiferare in causa propria per rafforzare i propri interessi sociali e politici.
Poi, sempre secondo Locke, la Chiesa ha la funzione di occuparsi delle anime di coloro che volontariamente ad essa ricorrono; infatti, ad essa non compete il diritto di ricorrere alla forza, ma limitandosi al massimo ad ammonire i propri fedeli con consigli ecc., non potendo andare oltre alla scomunica che non toglie all’individuo nessun diritto civile, perché tali diritti non hanno niente a che fare con la religione. Aggiungi “sante osservazioni” che potrebbero essere applicate agli spropositati discorsi dell’attuale papa il quale non confonde solo la religione con la politica, ma si intromette nelle faccende economiche, esternando i suoi preconcetti anche nei confronti dei cambiamenti del clima. Infatti, sempre secondo Locke, le faccende relative al potere politico devono essere separate da quelle religiose. Egli conclude, finalmente, che i rifugiati non devono essere discriminati e vengono per portare le lor potenzialità, le loro esperienze e le loro conoscenze.
La raccolta si conclude con il capitolo dell’accademica Mary Warnock che si è distinta in diverse iniziative come quelle a favore dell’educazione di individui dalle capacità mentali limitate; dedicandosi alla regolamentazione della fertilizzazione artificiale, fino a difendere i diritti dell’individuo di scegliere la propria eutanasia.
Anche lei inizia a riferirsi al famoso saggio SULLA LIBERTÀ di John Stuart Mill ed menziona pure l’analisi che ne fa un’altra esimia liberale – Gertude Himmelfarb – nel saggio ON LIBERTY AND LIBERALISM; in fine, difende il concetto di tolleranza nei confronti di chi nutre opinioni diverse dalle nostre e addirittura comportamenti che non approviamo.
Questa, è quindi una eccellente collezione di argomenti a favore dei diritti degli individual e delle minoranze, pertanto, contro l’abuso del potere politico e di chi si attribuisce le prerogative di reprimere le divergenze o di chi pretende sostenere le proprie verità soggettive.
Questa lettura, costituisce inoltre un’utile introduzione al pensiero di autori che nel nostro Paese, per troppi anni è stato condizionato dall’egemonia di una cultura di sinistra indottrinata, dove la letteratura liberale è stata ridotta ad un evidente ostracismo perfino – se non soprattutto – nei testi scolastici; per cui, importanti autori come Locke, John Stuart Mill e Frédérik Bastiat, sono stati, se non ignorati del tutto, senza alcun dubbio, scarsamente insegnati, mentre, per citare quelli della nostra attualità come Hayek, Ludwig von Mises, Karl Popper, Milton Friedman od il nostro Bruno Leoni, sono stati semplicemente omessi, come se non fossero nemmeno esistiti, nonostante costituiscano delle vere perle del pensiero moderno. Li hanno taciti al punto che tutta una generazione, praticamente non li conosce. Ecco un’opportunità per rievocarne la memoria.
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