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ELEZIONI PRESIDENZIALI ARGENTINE

Il Riscatto di una Nazione

Che gli Argentini, ormai stanchi della disastrosa gestione Kirchner, ansiosi di indicare una nuova direzione alla propria politica con il proprio voto, era già più che evidente; infatti, già al primo turno delle elezioni presidenziali svoltesi il 25 Ottobre, le tendenze mostravano chiaramente un evidente desiderio di cambiamento. Non per niente, non solo le candidature del liberale Mauricio Macri e di Sergio Massa, fondatore del Frente Renovador – già da tempo in dichiarato dissenso con la Kirchner -, hanno insieme sommato 50% delle preferenze in più del candidato del Governo uscente, ma perfino lo stesso Daniel Scioli rappresentante della “Presidenta”  aveva in modo chiaro optato per un poco dissimulato discorso indipendente nei confronti della poco amata attuale governante che per difendersi dalle critiche della stampa aveva perfino monopolizzato la produzione della carta destinata ai giornali dell’opposizione.
Tuttavia, nonostante il  significativo vantaggio di settecento mila voti ottenuti nel primo turno dal candidato  del governo giustizialista, al secondo turno del 22 Novembre, Macri lo aveva superato con un margine di altrettanta differenza, confermandosi così presidente del Paese dove ormai la grande maggioranza della Popolazione, da anni, soffre gli effetti di una devastante gestione populista che ha condotto l’Argentina  di nuovo sull’orlo del fallimento.

Come molti sanno, l’Argentina è sempre stata una Nazione oltremodo prospera; ricca non solo di risorse naturali, ma anche – se non soprattutto – di un apprezzato capitale umano. Gli Argentini, fin dal Dopoguerra, disputavano con Cuba e con il Cile il primato di Popolo più istruito dell’America Latina. Ciononostante, tutto questo patrimonio potenziale, già fin dai tempi di Peron in poi, non è più stato messo a profitto; anzi, gli ultimi governi, con le loro deleterie politiche  paternaliste, non solo hanno smesso di premiare il merito, stimolando la produttività, ma hanno inibito l’iniziativa privata e l’intrinseca capacità dei suoi individui; ed al contrario hanno continuato a spendere e sprecare allegramente risorse che da tempo non si rigeneravano più, mentre i suoi dirigenti, nella loro indifferente ostinata cieca irresponsabilità, non si accorgevano che stavano riducendo grande parte della Popolazione ai limiti della povertà.  Quella che allora era la ricca ed opulenta città di Buenos Aires, ora non riesce nemmeno  più a dissimulare lo sviluppo delle sue crescenti ed evidenti sacche di miseria.

Eppure, l’Argentina, fin prima della Grande Guerra, era stata una delle mete preferite di emigranti in cerca di una condizione di vita migliore ed aveva visto arrivare famiglie da ogni dove, moltissime fra le quali provenienti proprio dall’Italia. Più tardi, in seguito alle famigerate persecuzioni degli Ebrei in Europa, molti di questi superstiti erano riusciti a rifugiarsi in Argentina, portandosi appresso esperienze, la propria conoscenza e spesso perfino parte dei risparmi salvati.

Poi, giungendo al termine della Seconda Guerra Mondiale, erano seguiti pure gli esuli nazisti i quali – anche con documenti falsi – arrivavano con un bagaglio di conoscenza e di capitali nascosti che  finivano per arricchire ulteriormente il Paese che, nel frattempo, aveva già fatto fortuna come granaio del mondo, con il rifornimento di cereali e carne anche i Paesi belligeranti.

Ebbene, da qualche tempo in qua, per molti Argentini il Paese è diventato al contrario, fin troppo avaro, austero ed infecondo; così, in questi ultimi anni,  il movimento migratorio ad un tratto si è completamente invertito ed in seguito alle politiche equivoche adottate dai Peronisti e dai loro degni eredi, da qualche decennio, non pochi Argentini hanno cominciato ad emigrare un po’ ovunque, pur di trovare nuove condizioni di speranza che in Patria ormai sono svanite da parecchio.

Pertanto, grazie alla libera scelta degli elettori, i risultati elettorali del mese scorso sembrano aver finalmente disegnato un nuovo orizzonte di luce, e con il successo dei liberali, il grato vittorioso Macri, può restituire loro un nuovo barlume di speranza. Ed infatti, egli non ha affatto perso tempo: all’indomani della conferma dell’esito positivo rivelato dalle urne, si è affrettato ad immediatamente dichiarare che girerà pagina per ridare al Paese la dignità persa.

Ed una delle prime dichiarazioni è stata quella di rescindere la deplorevole quanto ambigua politica nei confronti del regime totalitario venezuelano, chiedendo una riunione di urgenza ai membri del Mercosul (Brasile, Uruguay e Paraguay) affinché si sospendano subito gli accordi con la dittatura  venezuelana colpevole di manifeste pratiche antidemocratiche. E non solo, ha già segnalato di voler privilegiare politiche internazionali aperte soprattutto con il mondo libero, quale gli Stati Uniti e l’Europa, interrompendo l’isolamento in cui i Kirchner avevano relegato il Paese, facendo la corte ai cosiddetti regimi bolivariani e la stessa Cuba castrista.

Dunque, iniziative illuminanti per uscire dalla tenebrosa oscurità in cui i poco giudiziosi giustizialisti si erano impantanati. Questi cambiamenti di rotta avranno importanti ripercussioni su tutto il Continente perché, in questo caso, anche l’agonizzante governo di sinistra brasiliano, se non si adeguerà, si troverà isolato, nella sua nefasta ostinata difesa del dittatore Maduro che, al pari del suo predecessore – il folcloristico Hugo Chaves – nonostante i buoni rapporti con la guerriglia ed i traffici colombiani, era stato generosamente sostenuto con sussidi dall’allora presidente sindacalista brasiliano Lula ed ora il successore continua ad essere protetto dall’altra sedicente “Presidenta” – Dilma Rousseff – con crediti e forniture di alimenti e di manifatturati che sul mercato venezuelano ormai sono diventati introvabili.

Del resto, lo stesso Lula, come al solito, molto sensibile alle cause dei compagni di orientamento dottrinario, si era ingaggiato anche in Argentina in piena campagna elettorale, per solidarizzarsi a favore della candidatura perdente… Già, il soggetto non perde le opportunità ed inciampa puntualmente nelle sue equivoche valutazioni, non solo economiche ma soprattutto politiche; infatti, aveva fatto lo stesso errore ai tempi in cui Sarkosy concorreva contro i socialisti, che poi avevano subito una chiara sconfitta, nonostante il gratuito appoggio apertamente dato loro dall’impreparato Lula, che poi, girando le spalle all’Occidente aveva deciso di concentrare le sue attenzioni ai Paesi del Terzo Mondo, incluso l’Iran di Ahmandinejad.

Ma, per tornare al nostro Macri, egli non si limita solo a rivedere le ambigue inclinazioni politiche ed  economiche dei precedenti governi giustizialisti; ma intende ristabilire pure lo stato di diritto; infatti, proprio oggi ha dichiarato di voler riaprire le indagini sul caso della più che sospetta morte del magistrato, Alberto Nisman, dichiarato suicida, in modo eccessivamente frettoloso ed equivoco – per pura coincidenza – proprio due giorni prima di recarsi in Parlamento dove avrebbe accusato direttamente la “Presidenta” di evidenti responsabilità nell’occultazione delle prove di quanto era stato appurato  a proposito del gravissimo attentato avvenuto nel lontano Luglio del ’94, contro la sede dell’ Associazione Israelita a Buenos Aires, dove erano perite ben 85 (ottantacinque) persone.

Insomma, la vittoria di Macri costituisce un autentico evento storico non indifferente; essa esalta la sconfitta del Peronismo giustizialista, che tanti danni ha prodotto alla pur prospera Nazione platina, al punto di portarla sull’orlo della più drammatica decadenza, oltre che indurla alla palese perdita di prestigio a livello internazionale; mentre ora, il neo eletto sembra deciso a recuperare il ritardo accumulato; e redimerla dall’umiliante situazione in cui si salvano solo i suoi migliori giocatori di calcio,  e di poter riguadagnare il rispetto e la reputazione perduti in tutti questi anni di grossolano e mancino deleterio sinistrismo populista.

Questo cambiamento giunge, perciò, in un momento molto promettente, capace di inaugurare una nuova stagione sudamericana perché anche in Brasile, la demagogia messa in pratica, ricorrendo sempre alla solita retorica con fini elettorali e populisti, ora presenta l’ indigesto conto salato mentre è giunto il momento di saldare le cambiali a suo tempo firmate in bianco. Inoltre, dopo tante leggende gonfiate ad arte e divulgate dai compagni di ideologia, anche quei falsi miracoli apparenti vengono ora smascherati dalle concrete prove di una incontestabile galoppante recessione che proprio in questi giorni assume addirittura l’aspetto di una autentica depressione. Non per niente, nessuna Nazione può permettersi di spendere a lungo molto oltre alla ricchezza che riesce a generare; prima o dopo, qualcuno i conti delle rispettive fatture li deve pur pagare e come pochi, noi Italiani – ma non solo noi -, abbiamo dovuto apprenderlo a carissimo prezzo dall’empirica esperienza che viviamo.

Ed ecco che proprio questa settimana, il Parlamento brasiliano, ha accettato la richiesta per  l’allontanamento della “Presidenta” dall’incarico, presentata da giuristi di grande prestigio, come Hélio Bicudo (ex fondatore del proprio partito di Lula) e Miguel Reale, appunto, per aver infranto la Legge in maniera evidente e continuata.

Ora si difende, sostenendo che la sua reputazione illibata è la garanzia della sua onestà; eppure, ancora ai nostri giorni, si vanta di aver fatto ricorso alle rapine negli anni Sessanta per procurarsi le armi necessarie alla lotta per raggiungere il nobile ideale del collettivismo. Naturalmente, e purtroppo, la lettura non è il suo forte, altrimenti, le si potrebbe raccomandare benissimo la lettura dei saggi di Richard Pipes o di Robert Conquest che la potrebbero meglio illuminare sui metodi adottati dai suoi bravi compagni marxisti – in modo particolare, primo fra tutti Stalin – al quale si è sempre ispirata con entusiasmo…

Ma forse, con il successo dei liberali, così come in Argentina, anche in Brasile, si stia per concludere il sinistro ciclo mancino che ha dominato le scene politiche volute dagli indottrinati governanti di questi importanti Paesi, i quali con la loro ambigua demagogia hanno purtroppo interrotto un iniziale benessere, mentre ora, i loro poveri ignari cittadini, subendo gli effetti di una crisi mai vista prima in tutti questi ultimi decenni possono, finalmente rendersi conto degli errori commessi da questi loro pessimi politicanti. Chissà che, finalmente, tanto per cambiare, grazie al contributo del liberale Macri, non sia davvero arrivato il momento, così atteso da molti, del riscatto di queste grandi Nazioni.

N.B.: Questo articolo è stato scritto e pubblicato prima che l’incoraggiante esito delle recentissime elezioni parlamentari del Venezuela potesse evidenziare la sonora sconfitta del dittatore Maduro…
Maduro que nonostante avesse minacciato rappresaglie, senza risparmiare reazioni violente, nel caso in cui i risultati non gli fossero stati favorevoli. Ma a contrariarlo sono intervenuti i militari; infatti, fino all’ultimo momento, c’è stata molta esitazione prima che dichiarasse i risultati finali; ciò che poi ha dovuto ammettere perché pare che gli stessi militari venezuelani avrebbero fatto sapere – proprio a chi? – agli Stati Uniti… – che loro avrebbero garantito i risultati quali fossero.

Interessante osservare come Maduro, a suo tempo, recentemente aveva anche minacciato di far intervenire il suo esercito in Brasile se Lula e la sua “Presidenta” avessero subito conseguenze drastiche: la destituzione, dall’incarico della “presidenta” da un lato e la persecuzione da parte della Legge a Lula & C. …

Ebbene, ora che l’elettorato ha dato una risposta diretta a Maduro, ridimensionando drasticamente il suo potere assoluto, egli stesso deve preoccuparsi della sua permanenza sulla propria poltrona presidenziale; proprio perché lui stesso corre il rischio di vedersi destituito da una legittima maggioranza del Parlamento democraticamente eletta.

Dunque, ancora un’altra sconfitta indiretta da parte dei soliti mancini brasiliani che avevano apertamente sostenuto la campagna del cosiddetto “bolivariano” di piantone; ora, anche questo prepotente signore, dovrà fare i conti con un parlamento maggioritario a lui ostile e che probabilmente, come prima misura restituirà la libertà a decine di prigionieri politici, fra i quali l’ex sindaco di Caracas messo a tacere per aver guidato le legittime  proteste popolari. Liberazione già richiesta dalle Autorità delle Nazioni Unite, ma mai appoggiate dai governanti brasiliani.

Come possiamo constatare, anche in Venezuela, in seguito ad una crisi mai vista negli ultimi 50 (cinquanta) anni, il vento del collettivismo si sta smorzando; infatti, mai come prima il regime al potere ha abusato delle prerogative che elezioni più che sospette gli avevano aggiudicato, permettendogli di abusare e di rovinare l’economia di un Paese che potenzialmente non dovrebbe conoscere la miseria in cui è finita la Nazione. La maggioranza degli elettori, ha emesso il proprio giudizio, senza lasciarsi intimorire dalle vergognose ma inutili e maldestre sinistre minacce…