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ARCHEOLOGIA PROIBITA. Storia Segreta della Razza Umana

di Michael Cremo e Richard Thompson (Recensione)

La ricerca che non si esaurisce mai…

La lettura di questo saggio, conduce ad uno dei grandi pensatori liberali austriaci del nostro tempo – Karl Popper – secondo il quale la conoscenza non ha fine e la ricerca non si esaurisce. Prima di lui, un altro importante quanto fermo difensore delle libertà individuali, il filosofo inglese del XIX secolo – John Stuart Mill – sosteneva che rifiutare di arrendersi alle consuetudini, di per sé, già costituisce un servigio all’umanità. Infatti, il progresso non nasce dalla rassegnazione, bensì dall’insoddisfazione, dalla curiosità, dal bisogno di capire, di guardare oltre le apparenze, di approfondire l’inesauribile conoscenza. Il progresso, infatti, si produce con la ricerca, la sperimentazione da cui deriva l’innovazione; dal passaggio da una situazione ad un’altra nuova. Lo sviluppo, dunque, è evoluzione, generato dal cambiamento indotto, dall’anticonformismo, non tanto dalla conservazione, ma fomentato dall’ambizione di alcuni pochi decisi a seguire percorsi nuovi, per vie sconosciute, nell’ostinazione di raggiungere nuove tappe, superando gli ostacoli che si frappongono sul loro cammino. Così, l’individuo non si arrende dinanzi alle continue difficoltà ma, al contrario, si mette soprattutto alla prova, misurandosi per conoscere se stesso ed i propri limiti, realizzandosi ed apprendere. Egli aggiunge conoscenza attraverso l’esperienza, magari sbagliando e ritentando, in qualche altro modo, pur di vedere per credere, senza limitarsi ed accontentarsi a credere per vedere, senza arrendersi alle nuove sfide; non ciecamente appagato delle mete raggiunte, mai soddisfatto delle ultime lezioni assimilate dalla vita, prosegue nelle incertezze generate dai nuovi dubbi che incessantemente gli si presentano.Allora, l’individuo attivo e perspicace, per perseguire la propria crescita, la propria ascesa, non abdica alle proprie aspirazioni e sente,invece, il bisogno di allargare la sua visione e non rinuncia a scandagliare ulteriori quesiti. Pertanto, per meglio riuscire in questa interminabile finalità è utile dubitare, diffidare delle certezze, insomma, essere scettici. Allora, l’osservatore attento, non cede alla seduzione delle belle leggende raccontate tanto a lungo da ormai passare per scontate. Per questo, gli increduli si distinguono e costituiscono i migliori progressisti; non si fidano delle presunte consolidate verità; cercano e verificano sempre nuove prove, pur comprendendo che la verità assoluta non è accessibile, diffidando della diffusa predominanza anche di convenzioni “sacramentate”, perché c’è pur sempre qualcosa di nascosto da scovare. Non mancano mai aspetti oscuri da scovare; sfuggevoli dettagli da verificare; antichi misteri da chiarire; nuove scoperte da saggiare; qualche paradigma da sovvertire; nuove vene in qualche occultata miniera ricca di cognizioni da sfruttare. Ognuno di noi, ha percezioni distinte e giunge a conclusioni proprie. Infatti, ogni singolo momento ci rivela nuove bellezze, ma proporziona pure nuove domande da rispondere; nuove sfide da affrontare; nuovi orizzonti da raggiungere; nuove interpretazioni della realtà da sviluppare: ogni giorno nuovo è un altro giorno, diverso da quello precedente: tutto cambia, proprio perché l’avvenire è sempre aperto, principalmente per coloro che non si rassegnano a subire gli eventi passivamente; non si lasciano assediare dalla tradizione e non si fermano dinanzi a qualsiasi difficoltà, ma osano, andando avanti, senza temere le fatiche, né le complicazioni delle incognite.
Ebbene, possiamo affermare, un po’ sommariamente, che gli umani si dividono in due gruppi: i conservatori che sono poi la folta massa degli individui che si accontentano; molti dei quali, magari, rientrando in casa, piuttosto di alimentare dilemmi, s’infilano le pantofole, sprofondandosi nelle comode poltrone, si rilassano tranquillamente per godersi il meritato riposo. Sono i soliti conformisti di piantone, sovente, appagati della situazione, si oppongono ai cambiamenti, alle novità la loro ambizione è quella di vivere sereni e preferiscono godersi il tempo libero anche nella mediocrità, senza porsi molte domande, accendendo – chissà – il loro elettrodomestico tanto caro alla moltitudine; assistono spensierati a banali programmi, abbandonandosi all’inerzia, dove il pensiero entra in letargo, lasciando a riposo ogni utile ragionamento critico. L’altro gruppo, invece, quello degli eterni ostinati insoddisfatti è costituito dalla ridotta minoranza dei progressisti; sono gli individualisti solerti che – in controcorrente – preferiscono dare sfogo al proprio senso critico, sfidando i propri dubbi che li affliggono; coltivano le proprie incertezze; non esitano di contestare anche l’autorità investita di poteri e di prestigio. Questi, integrano quella corrente contraria che si rifiuta ad accettare passivamente qualsiasi spiegazione. Essi non esitano a procedere nella solitudine e con frequenza, sono indotti ad accettare il proprio isolamento; non si scoraggiano e spesso non si stancano a dare sfogo alla propria curiosità, perseverando nella ricerca di risposte a domande che, a volte, sembrano impossibili da chiarire.
Nel primo di questi due gruppi militano anche i presunti saccenti, coloro che, sulla base di ciò che credono di sapere, si considerano abbastanza illuminati da difendere la propria conoscenza come se fosse verità consolidata e definitiva; si affidano alle proprie certezze, senza nutrire troppi dubbi. Ma, la verità assoluta, pur esistendo, non è mai accessibile alle nostre fallaci menti, proprio perché, in questa esistenza, tutto è movimento e niente è definitivo. Così, la visione che noi miseri mortali umani abbiamo della realtà, per forza, non può fare altro se non cambiare in continuazione, nel tempo e nello spazio. Pertanto, ciò che in passato può essere sembrato vero anche per lunghi periodi, al presente, può essere ritenuto del tutto falso, così come ciò che sembra vero oggi, domani, al contrario, potrà rivelarsi totalmente dubbio e viceversa, giacché la conoscenza è in perenne espansione, mentre ciò che nel presente sembrerà falso, un domani potrà risultare autentico.
Nel secondo gruppo, quello dei curiosi, invece, si trovano gli individui che non danno credito alle cosiddette verità rivelate, ma alimentano le incertezze, considerando la tirannia dell’opinione riprovevole. Sono convinti che la nostra capacità interpretativa sia sempre limitata e potenzialmente ingannevole, proprio perché la stessa realtà si presenta alle nostre percezioni sempre in modo parziale, mutevole e soggettivo. Per loro, quindi, la realtà è un po’ come un diamante dalle molte sfaccettature, con un’infinità di immagini sfuocate che giungono attraverso un prisma, la cui luce emanata altera i riflessi a seconda del punto di osservazione; innumerevoli forme e colori cambiano a seconda dell’angolo, e del momento che predomina in determinate circostanze e luoghi. Non per niente, la realtà è composta di due poli: positivo e negativo; apparente ed occulto, percepiti in maniera alterna dalla nostra mobile capacità interpretativa che condizionata dai più svariati fattori soggetti a ciò che focalizziamo, in un determinato momento, dipendendo dalle impressioni causate e perfino dall’umore vincolato dal nostro stato emozionale. In fondo, la legge che regola questo universo – l’equilibrio – indica che tutto ha un suo contrario, ma noi riusciamo ad osservare solo pochi frammenti della realtà, e non distinguiamo dove termina una particolarità e ne inizia un’altra; non tutto si presenta a noi totalmente chiaro e niente del tutto scuro, senza margini di dubbio, anche perché non siamo in grado di misurare i gradi della luce o quelli delle tenebre; ci sono pure tonalità e verità che si accavallano, che si confondono, che si fraintendono e che ci ingannano. Per questo motivo, c’è sempre qualcosa che ci sfugge, qualcosa di vorremmo ma non riusciamo scrutare; ragione per cui, dopo aver onestamente creduto, possiamo genuinamente cambiare opinione e – perché no – rinnegare quanto per secoli o millenni è stato considerato vero, corretto e del tutto o solo parzialmente assodato; analogamente, possiamo improvvisamente, considerare vero ciò che sembrava falso; pentendoci, pur avendo accettato per molto tempo paradigmi consolidati nella consuetudine, possiamo anche rinnegarli, squalificandoli, per proporre paradigmi nuovi completamente opposti e mai immaginati prima.
L’ ARCHEOLOGIA PROIBITA, dunque, è un’attenta analisi di una miriade di reperti preistorici, in un certo senso, rivoluzionaria. Infatti, si presenta in totale controcorrente in rapporto alle posizioni di un significativo numero di cattedratici conservatori e conformisti che tanto si ostinano a temerariamente sostenere, quando pretendono spacciare le loro incerte contrastanti tesi – tanto creazionista come evoluzionista – date per definitive e conclusive. Perciò, questa lettura, potrà risultare oltremodo interessante alle menti aperte, libere da preconcetti e da partiti presi, proprio per il rivelatore contenuto presentato in modo chiaro anche ai profani come me. E’ pur vero che a tratti, le descrizioni si estendono in maniera un po’ ripetitiva con eccessivi dettegli dei diversi ritrovamenti archeologici e ciò, ogni tanto, può risultare un po’ pesante. Ma gli autori, proprio per meglio dare fondatezza alle loro osservazioni, dando maggior consistenza ai fatti, descrivono tante particolarità che per molti lettori possono diventare abbastanza noiose. Tuttavia, sono proprio queste esposizioni particolareggiate che svelano la solidità delle loro accurate verifiche di dati così fondamentali sulle arcane origini dell’umanità che, dinanzi a tante tangibili evidenze, lasciano poco margine a molti dubbi; ma, al contrario, sono precisamente queste che possono mettere in ombra anche quanto, fino a recentemente, si credeva di conoscere al riguardo. Eppure, non mancano studiosi che non esitano a negare non solo la validità di certi indizi, ma si accaniscono perfino contro numerose palesi evidenze. In parte, queste prese di posizione si spiegano per il fatto che, dando totale credito a queste nuove scoperte, alcuni di loro, rischierebbero di perdere la faccia, infatti, le nuove scoperte si scontrano frontalmente con le loro tesi, e non raramente sono in aperto conflitto con i propri oscuri dogmi sostenuti anche sulla base delle poco logiche fedi religiose.
Michael Cremo e Richard Thompson, quindi, dopo aver portato a termine un discreto volume di indagini, ad ampio raggio, investigando studi e rapporti di rinvenimenti preistorici distribuiti in tutti i continenti, riassumono nei diversi capitoli i risultati di analisi sulle ricerche realizzate sia in passato come in tempi abbastanza recenti, concludendo che certe prove difficilmente si possano contestare. Così, in questo compendio, sono elencate un impressionante numero di scoperte archeologiche che gli autori espongono con ponderato metodo e criterio critico. Descrivono come, in numerosi casi, diversi straordinari rinvenimenti sono passati in silenzio, se non addirittura, in maniera molto ambigua, condannati all’ostracismo, taciuti intenzionalmente e perfino contestati in evidente mala fede, addirittura distruggendo prove e adulterando o contaminando in maniera fraudolenta solide documentazioni, occultando perfino preziosi reperti di cui poi si sono perse le tracce, malgrado si trattasse di fossili autentici, le cui origini erano sostenute da concreti esami tecnici e scientifici, avallati e riconosciuti autentici da ricercatori di diversi Paesi e di distinte discipline. Altri studi analizzati da altrettanti noti ricercatori, su fossili, fra cui, orme umane incise nelle ceneri vulcaniche pietrificate sono stati volutamente ignorati. Eppure, già di per sé, la loro stessa natura, ne avrebbe dovuto attestarne la concreta remota datazione, facendo emergere nuove verità che prima o dopo dovranno pur fare testo, anche perché molte conferme portano il riconoscimento e le firme di scienziati che si sono alternati ai rispettivi studi negli ultimi secoli fino ai nostri giorni, avendo potuto meticolosamente analizzare di persona anche molti siti ed i reperti controllati. Così, questo saggio riporta numerosi casi di reali conclusioni ed attestati di scoperte genuine di straordinario valore storico e scientifico. E, ciononostante, una certa categoria di irremovibili accademici conservatori, sovente, pur di non cadere in contraddizione con principi sostenuti anteriormente, per mantenersi coerenti con i propri equivoci, ne negano ancora oggi l’autenticità.
Questa, perciò è l’opera meritevole di due attenti autori – Cremo specializzato in storia e filosofia e Thompson in matematica, autore di temi scientifici di biologia – si sono coraggiosamente messi in gioco e presentano bene, in maniera chiara e sistematica, le diverse tappe che hanno rivelato importantissimi ritrovamenti archeologici in parecchi siti preistorici in giro per il mondo. Riepilogano come molti di questi sono stati scoperti – in epoche distinte – all’interno di strati formatisi nel corso di milioni di anni e che, in ultima analisi, costituiscono solide quanto inconfutabili evidenze capaci di dimostrare come esseri più evoluti e molto simili all’homo Sapiens, hanno lasciato inequivocabili tracce oltremodo remote. Eppure, c’è ancora chi insiste a sostenere – e continua ad insegnare negli atenei – la controversa genesi della tradizione biblica, evidentemente priva della più elementare base scientifica. Ma, ormai, sono troppi i reperti che comprovano, in modo inconfutabile la tesi evoluzionista e dimostrano come la vita terreste si è sviluppata lentamente nel corso di miliardi di anni. Quasi inconcepibile è la constatazione che esseri umani dalle caratteristiche non molto diverse dalle nostre, sembrano essere esistiti già fin dal miocene, quindi milioni di anni prima di altri umani, più primitivi, antropologicamente meno sviluppati – come i Neanderthal ed i Cro-Magnon – che, tuttavia, hanno continuato a coesistere ed a sopravvivere fino a tempi relativamente più recenti, estintisi, evidentemente, in seguito all’ insufficiente capacità di competere e, dunque, per la loro ridotta resistenza sono periti.
Ciononostante, continuiamo ad assistere all’opposizione da parte di ricercatori ed accademici ortodossi e conservatori che non si arrendono alle più palesi e solide evidenze e perseverano a negare i fatti più concreti, arrivando all’estremo di contestare le datazioni di ritrovamenti che altrettanti archeologi, paleoantropologi e geologi, internazionalmente qualificati e riconosciuti, hanno scientificamente attribuito a numerosissimi fossili che, in molti casi sono stati estratti dagli strati più profondi, coperti da remotissime colate vulcaniche, mescolati a resti organici pietrificati di specie di animali ormai estinte da milioni di anni. Reperti spesso recuperati nelle solide rocce pazientemente scavate e scolpite anche personalmente dagli studiosi stessi, fatto che prova la loro autenticità, quindi, al di sopra di qualsiasi sospetto di possibili falsificazioni, che però, non sono nemmeno mancate, infatti, gli autori non si evadono tralasciando alcuni tentativi falliti divenuti famosi e che serviranno dogmatici per screditare anche reperimenti, invece, autentici; ed ecco che molto, coerentemente, danno ampia spazio alle contraffazioni descrivendole altrettanto onestamente. Alcuni di questi reperti riconosciuti autentici sono diventati famosi in tutto il mondo per aver sovvertito buona parte della scienza del passato.
Del resto, appena qualche eccentrico ricercatore dissonante osa presentare nuove prove anche schiaccianti, capaci di capovolgere vecchie teorie incerte e convinzioni scientifiche, fino a quel momento, date per certe, magari, quasi unanimemente accettate e che in particolare coinvolgano la preistoria, ecco che – con massima tempestività -, si alzano gli scudi dei dogmatici per squalificare l’innovatore considerato a volte, addirittura, come intruso stravagante sognatore, non mancando casi specifici di ingiuste accuse, qualificando benemeriti rivoluzionari, come volgari falsificatori, invece di riconoscere e commemorare insieme il successo delle nuove scoperte, i soliti conservatori, si negano ad ammettere lo stesso sano principio secondo il quale la conoscenza è sempre soggetta a nuove interpretazioni.
E’ stato così anche con l’archeologo dilettante Heinrich Schliemann colpevole di aver superato gli accademici, squalificando insegnamenti di una lunga tradizione storica, ormai consolidata da secoli ed accettata da molte generazioni – secondo la quale Troia doveva essere solo una località mitica. Invece, dopo aver osato interpretare in modo proprio le letture di Omero che lo avevano tanto affascinato fin dalla sua gioventù, talmente convinto delle sue intuizioni, aveva speso tutto il suo denaro per scavare egli stesso, presso l’entrata dell’ Ellesponto, in Turchia, proprio dove pensava di poter trovare i resti dell’antica Troia. Alla fine, la sua coraggiosa determinazione, lo ha premiato e, dopo aver speso tutti i suoi risparmi, scavando senza perdere la fede, è riuscito a raggiungere lo strato giusto, dove nel 1871 portava alla luce le ceneri dell’incendio di ciò che restava dell’antica città, nonostante l’arroganza con cui gli eterni depositari esclusivi della conoscenza, chiusi nelle austere aule del loro impenetrabile impero e dall’alto delle loro autorevoli cattedre, lo avevano umiliato, con impenitente prepotenza, ripetutamente ridicolizzandolo pubblicamente.
Ma, in conclusione, per tornare all’opera qui sommariamente recensita, se proprio si volesse cercare un difetto di questa ricca ed utile ricostruzione, è certamente possibile indicare il titolo che non rende affatto giustizia al suo eccellente contenuto; infatti, in maniera abbastanza equivoca, Archeologia Proibita tende a suggerire che si tratta di un’opera superficiale, della nota categoria “sensazionalista” e romanzata, tanto numerose in questi tempi; invece, è davvero un trattato analitico strettamente scientifico, anche se scritto per un pubblico non iniziato. Insomma, un lavoro veramente accurato, profondo ed esauriente da raccomandare non solo agli scettici ma, a maggior ragione, proprio a coloro che credono di saperne abbastanza. Si accorgeranno fin dai primi capitoli e fino alle sue ultime pagine che tanto Popper come John Stuart Mills avevano ragioni da vendere: la scienza non ha mai fine e la conoscenza non può fermarsi a verità relative, rinunciando al contributo di coloro che si mettono coraggiosamente alla prova per rompere vecchi paradigmi e crearne di nuovi, contrariando apparenze dominanti, date per verità assolute.
E questo vale anche – se non soprattutto – per una materia così enigmatica come lo studio del remoto passato preistorico del quale, in questi ultimi anni, ci ha insegnato di più di quanto si supponeva fin dalla più lontana antichità. E, per fortuna dell’umanità, esistono ed emergono sempre nuovi scettici anticonformisti, cultori dei dubbi, stimolati dalla curiosità, che ci permettono di allungare il nostro sguardo sempre più lontano, gettando un po’ di luce in questo arcano infinito universo di inesauribili misteri. Non a caso, la ricerca non si esaurisce mai ed è attraverso i dubbi – e non con le certezze – che potremo continuare a realizzare sempre nuove scoperte in grado di svelare ulteriori reconditi particolari. Ad ogni tappa completata, dietro ogni porta che sia apre alla conoscenza in questa instancabile camminata nel buio, ad ogni anno, ogni mese ed ogni giorno che passa, grazie alle nuove esperienze, nuovi orizzonti più distanti si illuminano e si aprono alla nostra modesta soggettiva e fallace comprensione. Anche se, strada facendo, troppo spesso, troviamo coloro che sostengono di sapere abbastanza da potersi permettere di dettare i loro propri discutibili parametri, pur di chiudere – a modo loro -, capitoli che evidentemente continueranno sempre ed inevitabilmente, inconcludenti ed incompleti. Così, i più attivi e meritevoli, fatalmente, si scontrano con chi, anche sulla base delle artificiali teoriche e dogmatiche verità rivelate, cercano di imporre le loro altrettanto dubbie certezze relative, come se a loro fosse concesso di vantare e di aggiudicarsi l’ambiguo privilegio di poter accedere ad ogni particolare aspetto della realtà.