visto da Tullio Pascoli
10 Gen 2013
VANA SPERANZA?
Pubblicato pure su www.politicamagazine.it
La mia visione del quadro politico italiano, dopo alcuni decenni all’estero, è cambiata poco, nonostante le burrasche prodotte dagli interminabili scandali e le conseguenti teatrali misure intraprese dai giustizialisti di piantone. Non lo nego, anzi, ammetto di essere deluso pure dalle promesse non mantenute da chi aveva le carte in regola per realizzare le riforme ed avviare l’Italia verso la modernità, ma non ha saputo o voluto portarle a termine.
Mi considero un po’ privilegiato perché vedo l’Italia da un’altra prospettiva; così, da fuori, continuo ad osservare il mio caro ed invecchiato, ma ancora immaturo Paese dall’esterno e mio malgrado, ad ogni anno che passa ho maggiori difficoltà a riconoscermi con la mia stessa Patria che visito regolarmente più volte all’anno, ma dalla quale riparto volentieri, con l’amaro in bocca, per il disgusto che provo da ciò che vedo. Infatti, noto che cambia molto per rimanere sempre quella: un Paese che si modernizza superficialmente, ma in sostanza, mantenendo tutto ciò che invece dovrebbe cambiare; ormai è un Paese che si avvia fatalmente verso un vicolo cieco: quello del declino.Certo, continuano a cambiare le sigle ed i simboli dei partiti; ma generalizzando un po’, la maggior parte delle facce che integrano questo nostro deleterio quadro politico sono sempre le stesse. Ed infatti, chi invecchia sa preparare i sostituiti con i propri figli che seguono la comoda spensierata carriera dei genitori. Ciò avviene pure con magistrati, docenti universitari, primari di cliniche ed, ovviamente con gli abili notai che sono i maestri nell’avocare la perversa arte di assicurare questa continuità generazionale.
Sì, alcuni fra questi nostri politici si adeguano e modificano un po’ i loro discorsi; infatti, ultimamente, quelli di sinistra si sono spostati abbastanza verso il centro; quelli di destra, pur continuando a difendere le loro idee, ma appena raggiungono il potere, nel connubio con quelli che sono i rispettivi – ma spesso incompatibili – alleati dell’occasione, seguono politiche tendenzialmente egualitarie, anche perché le ambigue coalizioni che convenientemente non possono evitare di mantenere, spesso li inducono a digerire imposizioni avverse, dovendo inoltre cedere ai capricci delle caste, quando non addirittura ai ricatti che subiscono continuamente dai vari potenti corporativismi, finendo, dunque, nelle paludi delle politiche di sinistra, pur senza rinnegare certi discorsi di destra.
Ciò che accomuna, tuttavia, sia quelli di sinistra come quelli di destra, è l’eterno populismo, alimentato dalla solita ipocrita ed usurata retorica. Ma in questo, ultimamente, si vedono scavalcati e superati da una più giovane ed agguerrita categoria – che si dichiara estranea alla politica – di messianici pretoriani che più che ai tradizionali politici assomigliano a delle specie di crociati. Infatti, sembrano incarnare certi profetici predicatori, e con le puntuali denunce alla mano, con requisitorie fanatiche ed gli accalorati discorsi carichi di rabbia e di sarcasmo, si presentano ai programmi televisivi e sulle piazze, promettendo grandi cambiamenti. Dopo aver proferito le propri apocalittiche inquisitorie accuse, seguite dalle condanne, emettono e loro perentorie sentenze.
Con le “armi bianche” affilate e la bocca piena di veleno minacciano cacciare i titolari delle poltrone e con la solita demagogia esaltano la propria moralità, la propria purezza, promettendo di sostituire i propri concorrenti e di governare al loro posto in maniera dignitosa. Eppure, la stessa stampa che facilmente presta loro udito, poi, mette a nudo i loro stessi fianchi deboli, dimostrando come nemmeno questi falsi moralisti – bravi a sbraitare – non sono affatto migliori degli altri e che quando si tratta di difendere i propri interessi personali, si confondono con gli stessi colleghi oggetto di quelle più severe accuse.
Certo, all’appello, non mancano nemmeno i perseveranti difensori di obsolete dottrine, i soliti agitatori di bandiere rosse, arancioni, viola, verdi od iridate, esibite nei loro folclorici balletti, durante le continue manifestazioni pubbliche in cui si ostinano a esaltare il proprio ideologico credo, al quale ormai nessuno – salvo i pochi militanti sopravviventi – ed ormai pochi presunti intellettuali indottrinati, danno ancora un minimo credito. Tuttavia, nonostante l’esiguo numero di questi eterni arrabbiati dell’estrema sinistra, grazie al chiasso che riescono a fare, sembrano avere ancora molto peso ed una certa credibilità fra i nostalgici mancini mascherati o dichiarati.
Per concludere, alla fine, tutti sembrano avere una stessa e chiara preferenza per la conservazione. Il nostro Paese, purtroppo, soffre di un’endemica eredità; siamo un Popolo schiavo di un male che ci caratterizza: temiamo i cambiamenti; ci portiamo addosso il pesante carico di un secolare provincialismo che ci rende estremamente conservatori. Concordiamo con le riforme che magari tutti evochiamo, purché non vengano a scombussolare le nostre situazioni particolari; niente sacrifici; meglio rimanere come siamo.
Quindi, come scriveva molti anni fa Tomaso di Lampedusa, i politici deputati a rappresentarci, rispecchiando le perniciose inclinazioni della stessa Popolazione, ”gattopardescamente” toccandoci certe parti intime, facendo gli scongiuri scaramantici, tipici di gente eccessivamente superstiziosa, pur di non correre il rischio che potrebbero comportare le mutazioni, diamo le preferenze proprio a chi promette cambiare tutto affinché niente cambi.
Noi che ci identifichiamo con i liberali e con non poca simpatia per i libertari, continueremo a predicare inutilmente – tanto per parafrasare l’indimenticabile Luigi Einaudi – ad un pubblico sordo, distratto, ignaro od indifferente, invocando nella nostra frustrante solitudine di Fermare il declino! nella vana (?) illusione che presto si possa imparare qualcosa dalla lezione e dalla preziosa esperienza da chi ha saputo cambiare rotta nel Regno Unito, ispirandoci a quanto, a suo tempo, in maniera talmente coraggiosa, la Dama di Ferro – alias Margareth Thatcher ha saputo imporre ai suoi antagonistici laburisti conservatori britannici.
La speranza è l’ultima a morire…
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