visto da Tullio Pascoli
20 Mar 2012
SAGGIO SULLA LIBERTA’ di John Stuart Mill (Recensione)
Pubblicato anche su www.politicamagazine.it
Nella nostra epoca, il semplice esempio di anticonformismo, il mero rifiuto di piegarsi alla consuetudine, è di per se stesso un servigio all’umanità…
SAGGIO SULLA LIBERTA’ ‘ JOHN STUART MILL
Dopo oltre mezzo secolo di devota militanza, dopo il fallimento degli inutili esperimenti marxisti dell’Unione Sovietica, dei suoi satelliti e quello della Cina di Mao – tanto per citare gli esempi più emblematici -, buona parte dei superstiti socialisti – pentiti o meno -, affronta ora un grave dilemma d’identità; ed oggi non esitano ad ambiguamente rivendicare la difesa della libertà, attribuendo alla propria poco esaltante tradizione addirittura la diretta ispirazione alle opere di John Stuart Mill ed altri noti liberali. Gli altri reduci, ostinati seguaci di Marx, un po’ meno incoerenti, impenitenti orfani del comunismo, in un vano tentativo di rimanere in un certo senso fedeli alle proprie origini, pur di non rinnegare apertamente il proprio passato, disperatamente, cercano un rifugio in una specie di nuova religione tanto di moda, sostituendo il collettivismo dottrinario nell’estremo tentativo di resuscitarlo fra gli intrepidi ranghi della militanza settaria dell’intransigente e tracotante fede ecologica.Noi liberali e libertari, da sempre alieni alla prepotenza dell’onnipotente potere centrale e, decisamente contrari all’invadenza dello Stato arrogante, non possiamo negare di sentirci sinceramente soddisfatti nel vedere riconosciuti da quei nostri eterni rivali proprio quei principi di libertà che da sempre abbiamo esaltato e che da loro ci distinguevano. Proprio perché fra le opere che elevavano tali principi sull’ altare dei diritti individuali non è mai mancato il sublime SAGGIO SULLA LIBERTA’ che certamente assume di economia un ruolo di fondamentale rilievo nella guida dell’ideologia della tolleranza. Infatti, è senza la più pallida ombra di dubbio, una delle migliori introduzioni dedicate al liberalismo, colonna portante della difesa degli autentici valori delle libertà ai quali ogni individuo possa mai aspirare.
Naturalmente non è l’unica, anzi, di opere di grande valore letterario liberale, ce ne sono ancora altre; e gli autori liberali sempre più numerosi, mi hanno permesso di comporre e pubblicare su questo sito dedicato, appunto Liberalismo Whig, un elenco – sicuramente incompleto – di quasi 600 autori con più 2.000 opere. E mi sembra, perciò, opportuno metterne in rilievo alcuni fra i quali anche i principali difensori della libera iniziativa privata e l’ordine economico spontaneo del mercato. Allora, dopo aver eventualmente letto lo straordinario saggio di John Stuart Mill, chi aspirasse a meglio confrontarsi con il vero liberalismo, volendo forse soddisfare la propria fertile curiosità, potrà dedicare qualche serata di feconda lettura ad alcune delle opere di Benjamin Constant, Voltaire, Montesquieu, Adam Smith, Frédéric Bastiat, Gustave de Molinari, John Locke, Kant, Bernard Mandeville, Alexis Tocqueville, Lord Acton, Edmund Burke, Jeremy Bentham, Max Weber, Carl Menger, Ludwig von Mises, Hayek, Popper, Milton Friedman, Murray Rothbard, Ortega y Gasset, Betrand Jouvenel, Ayn Rand, Raymond Aron, Hannah Arendt, Soulez Lariviere, Michael Novak, Miguel Unamuno, Albert Jay Nock, Walter Lippmann, Alain Laurent, Isaiah Berlin, Octavio Paz, Fernand Braudel, Pascal Salin, Gertrude Himmelfarb, Jean-Yves Naudet, James Buchanan, Amartya Sen, Alain Peyrefitte, Jean-François Revel, François Furet, Ralph Dahrendorf, Robert Nozick, Carlos Rangel, Hernando de Soto, Vargas Llosa e, per rimanere fra gli ormai classici di casa nostra, Bruno Leoni, Luigi Einaudi, Luigi Sturzo, Indro Montanelli, Renzo de Felice oltre a tanti altri anche contemporanei che allungherebbero forse troppo la lista, pur essendo altrettanto titolati al consolidamento delle tesi liberali.
Forse, è pure conveniente ricordare come il vero liberalismo – “whig” – nato nel Regno Unito, dopo aver attraversato la Manica e raggiunta la Francia, purtroppo, subisce una vera e propria disastrosa metamorfosi, degenerando nella sanguinaria Rivoluzione Francese che malgrado tutto, per i socialisti, continua ad essere ancora un evento degno di commemorazione. Pazienza, ci penserà la stessa storia – più onesta – a demitizzare quel drammatico movimento, come del resto pure l’altrettanta tragica Rivoluzione Russa.
In fondo, perfino noti autori dichiaratamente di sinistra, come Albert Camus e George Orwell non esiteranno a condannare quegli eccessi rivoluzionari e le loro tragiche conseguenze; ragione per cui saranno condannati all’ostracismo dai propri compagni ideologici. Infatti, è proprio da questi storici luttuosi fatti che nasce e si sviluppa la peggiore forma di totalitarismo, dove in nome della pretesa fratellanza si reprime, senza pietà, ogni più timida interpretazione che non contempli i dogmi della dottrina ufficiale, imposta con la forza e spargimento di sangue e lutti; dove qualsiasi pretesto o semplice affermazione dubbia viene o veniva repressa, con internamenti in manicomi, con confinamenti nei Gulag, dove i dissidenti condannati, erano indotti a morire di fame e stenti, sfiniti da disumani lavori forzati, senza contare le sommarie esecuzioni pubbliche o segrete.
E non tutte, ma molte verità chiacchierate, trafugate di contrabbando e pubblicate in Occidente, saranno confermate, poi, alla conclusiva e salutare caduta del muro di Berlino, al crollo di quel sistema sostenuto con le delazioni, con le intimidazioni e con le armi; ed allora quella delittuosa realtà diventa di pubblico dominio, disciplinatamente taciuta non solo da ambigui intellettuali di moda celebrati in altri tempi, ma perfino da chi oggi occupa le più alte cariche politiche del nostro singolare sistema politico.
Ma, per tornare a John Stuart Mill, c’è chi lo accusa di aver tradito il liberalismo ed i suoi stessi principi, appena si è avventurato a trattare impropriamente di economia ed è, forse, qui che i socialisti vorrebbero approfittarne per aggiudicarsi la legittimità dei loro ‘diritti’ sulle sue idee. Ma, prescindendo dalle sfortunate affermazioni nell’ambito delle questioni economiche, le sue opere a favore delle libertà sono non solo materia da leggere, anzi, almeno il saggio in questione dovrebbe entrare fra i testi obbligatori fin dalle nostre scuole medie in poi, mentre qualche geniale seguace della solita sinistra tendenziosa, fino a poco fa, proponeva di inserire lo studio di niente meno del “capolavoro”: il diario di Ché Guevara, probabilmente, con la palese premeditata finalità di avviare i nostri giovani studenti, non alla rispettosa tolleranza e pacifica convivenza civica, ma, al contrario, per iniziarli al loro deleterio magistero di lotta, di conflitto violento e dell’indottrinata militanza.
Proprio perché la tirannia dell’opinione è tale da rendere riprovevole l’eccentricità, per infrangere l’oppressione è auspicabile che gli uomini siano eccentrici.
SAGGIO SULLA LIBERTA’ ‘ JOHN STUART MILL
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