visto da Tullio Pascoli
30 Giu 2009
TESLA – LAMPO DI GENIO di Massimo Teodorani (Recensione)
Noi Italiani siamo di solito molto bravi a blasonare i geni della nostra tradizione, come se fossero dei meriti personali, anche perché così alimentano quella nostra congenita vanità nazionale: potersi vantare della fama dei nostri migliori personaggi come Leonardo, Galilei, Michelangelo o come Pavarotti, Armani, Enzo Ferrari ecc. giova al nostro vorace ego. Del resto, esser fieri della nostra identità non è peccato, ma solo un più che giusto riconoscimento delle nostre capacità creative, frutto dell’innato individualismo che ci caratterizza, tanto nel bene quanto nel male. Personalmente, considero l’individualismo di primaria utilità, perché andare contro corrente, rompere paradigmi antichi per crearne di nuovi, sviluppando soluzioni innovative ci fa progredire ed è parte fondamentale del processo evolutivo: è progresso che ad ogni passo ci permette di salire verso l’alto, liberando l’umanità dalle catene dell’ignoranza e della superstizione.
Tuttavia, non siamo sempre altrettanto solerti a riconoscere i meriti, la genialità o le doti altrui. E’ noto il vecchio caso dell’invenzione del telefono che teniamo caro attribuire al nostro Meucci, contro l’insolente ed indebita appropriazione da parte di Bell, mai abbastanza veicolata dai biografi; allora, come potremmo negare la legittima paternità della radio al suo vero autore? Sì, oggi si riconosce unanimemente che, per attribuirsi in modo abusivo la rivoluzionaria invenzione, Marconi s’è avvalso degli studi del genio di Nikola Tesla.
Questa biografia, dunque, è un’oltremodo utile lettura da raccomandare anche perché rende giustizia ad un grande personaggio ingiustamente dimenticato. Con essa il ricercatore italiano Teodorani ristabilisce alcune verità e contribuisce a strappare all’anonimato la stravagante ed incredibile genialità di scoperte scientifiche sull’energia ancora avvolte da molta incomprensione e da altrettanti oscuri misteri. Tesla è senza dubbi uno dei più importanti geni del nostro tempo e le sue osservazioni sono ancora oggetto di studio che i servizi segreti americani tutt’ora gelosamente conservano nei loro archivi.
Teodorani non è un liberale, anzi; non risparmia critiche all’egoismo degli imprenditori privati e non esita a condannare apertamente i loro interessi personali e conseguente lo sfruttamento della conoscenza che egli vorrebbe libera dalla speculazione lucrativa. Fra gli scienziati questo ordine di pensiero – o pregidizio, se si vuole – è abbastanza comune e perfino Einstein, sulle cui teorie lo stesso Tesla discordava, ha manifestato polemici atteggiamenti “anticapitalisti”, strizzando l’occhiolino all’ambiguo socialismo. Anche Tesla intendeva estendere i vantaggi delle sue importantissime scoperte – corrente alternata ed altre misteriose intuizioni ancora poco esplorate – a tutta l’umanità, in aperto dissidio con i suoi patrocinatori (Edison prima e Westinghouse dopo). Ma, pur comprendendo questa generosa forma di idealismo, come si può pretendere che coloro che impegnano i propri patrimoni in avventure incerte, correndo rischi che non possono essere dimensionati o valutati a priori, senza una corrispettiva e proporzionale prospettiva compensatrice?
Certi idealismi si adattano più alle romantiche buone intenzioni ed alla poesia di un universo idilliaco, piuttosto che al mondo reale della pragmatica economia industriale. In fondo, ogni ricerca nasce dalla curiosità e dalla necessità dei singoli individui che rispondono ai loro particolari bisogni e curiosità, potendo essere questi stimoli pure di innocente natura non venale. Tuttavia, anche l’ambizione al semplice premio della propria personale realizzazione costituisce una forma di risposta, di compensazione al proprio particolare egoismo. Cercare di soddisfare se stessi con questo personale successo serve evidentemente, in primo luogo, alla propria realizzazione, anche se in una seconda fase i risultati possono poi, ovviamente, essere trasferiti anche al beneficio degli altri.
Nella sua bellissima opera – LA FAVOLA DELLE API, come pure nella provocatoria MODESTA DIFESA DELLE CASE DI PIACERE – il perspicace Bernard de Mandeville si riferisce, appunto, al famoso paradigma “Vizi privati e benefici pubblici“, sui quali i nostri puntuali idealisti della solidarietà sociale, ogni tanto, dovrebbero meditare un pochino.
Siamo, pertanto, tutti d’accordo che l’egoismo è davvero così scandaloso? No, niente affatto! Ecco che dal saggio LA VIRTÙ DELL’EGOISMO della grande scrittrice libertaria russo-americana Ayn Rand apprendiamo ancora come l’egoismo non è un semplice deleterio vizio, bensì una fondamentale virtù che lei non esita difendere, in modo molto convincente, contro un ambiguo egualitarismo di moda. Infatti, l’egoismo è pure un’autentica necessità biologica senza la quale l’essere umano sarebbe destinato ad un’insignificante vita vegetativa, mentre quasi tutti noi – a nostro modo -, grazie a nostro salutare egoismo specifico, sviluppiamo la nostra creatività, dando vita a nuove interpretazioni, nuove soluzioni, per dare un ulteriore contributo al progresso non solo in qualità di individui privati, ma soprattutto come integranti elementi responsabili dell’ingranaggio della collettività che agiscono sotto l’impulso del proprio ego pur di raggiungere le particolari ambite mete.
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