visto da Tullio Pascoli
19 Dic 2008
TRE TAZZE DI TÈ di Greg Mortensen/David Relin (Recensione)
Ecco una storia di un eroe; di un autentico eroe che dimostra al mondo come la solidarietà è una pratica che si realizza spontaneamente, partendo da noi, dall’iniziativa individuale al di sopra delle ideologie di partito. Infatti, la solidarietà vera non è quella prodotta in modo induttivo ed artificiale, come quella del potere pubblico o politico che si avvale della propria capacità coercitiva per estorcere il risultato, il frutto del merito di altri individui, attraverso i comodi e facili meccanismi compulsori della tassazione, in cui coloro che, con tanto di delega conferita loro dai cittadini, credono di poter arbitrariamente interpretare come, dove e quando praticare l’istituto della solidarietà in loro vece, regalando magari il patrimonio confiscato ad alcuni per favorire altri che, sovente, non fanno alcuno sforzo per meritare tale generosità politica.
Questa, invece, è la storia di un individuo che, segnato dal triste ricordo della sorellina che muore giovane dopo aver sofferto la cattiva sorte che la natura le ha riservato, si propone di fare qualcosa in sua memoria. Ecco che il protagonista di questo meraviglioso racconto reale, scritto insieme al suo coautore, offre al mondo un esempio di autentico e raro altruismo; una lezione di quanto può essere generoso l’individuo consapevole delle necessità di comunità isolate, lontane dal benessere e condannate alla miseria e all’ignoranza secolari, in zone dove il progresso che non arriva sembra un miraggio.
E’ anche la storia di un ambizioso individuo che fallisce la sua aspirazione di realizzarsi, misurando se stesso con le potenti forze della natura. Con la vana pretesa di vincere quell’ambito quanto rischioso ostacolo, cerca invano la conquista del gigantesco K2; colosso montagnoso che spesso non perdona. Infatti, dopo aver fallito la sua scalata, rischia di perire, ma viene salvato, curato e seguito da gente umile quanto solidaria che lo ospiterà durante tutta la sua convalescenza. Allora, gli si accende un lume nel cuore che gli permetterà di redimersi; ma egli così facendo riscatta, soprattutto il suo desiderio di compiersi; di conquistare qualcosa di più di un’implacabile cima: la sua dignità, quella di realizzarsi come essere umano etico e meritevole, senza appellarsi all’ausilio delle autorità pubbliche costituite e che in questo caso sono puntualmente assenti.
Egli realizza un progetto che era inizialmente solo un sogno, una romantica aspirazione di un volonteroso idealista. Ci riesce con l’aiuto di ulteriori volonterosi; altri individui che spontaneamente coadiuvati da altrettanti organi privati sensibili all’idea: benestanti, giornali, riviste, radio, televisioni e circoli culturali ecc. ecc., edifica un’opera veramente degna del Premio Nobel per la Pace.
Per saperne di più bisogna leggere questo libro: un’opera meravigliosa che oltretutto non insegna solo a lottare contro l’ignoranza, ma stimola a combattere pacificamente la violenza, l’intolleranza, il fanatismo, capace di neutralizzare la deleteria azione dei terroristi islamici intolleranti.
Ecco le gesta dell’uomo di azione, dell’individuo indipendente che prende l’iniziativa nella sua solitudine e che si esprime con ciò che più di altero possiamo produrre nella nostra breve esistenza su questo pianeta.
Il protagonista ci offre un esempio di come possiamo compierci, lasciando il segno positivo del nostro breve passaggio mondano. Insegna a superare con la mano tesa anche i conflitti dogmatici di fede ed i preconcetti di cultura, i pregiudizi razziali che così spesso ci impediscono di capire e di apprezzare i valori del prossimo, le ricchezza di chi non è come noi. Possiamo, dunque, scoprire il modo di dare ascolto all’umile voce quasi muta che discretamente conclama alla solidarietà spontanea; una solidarietà estranea alle logorate retoriche, priva della solita demagogia dottrinaria a buon mercato; lontana dalle chiassose manifestazioni ideologiche di piazza; libera di quell’esaltazione pubblicitaria con finalità politiche; e, soprattutto, senza i legami con quella prepotenza esercitata da chi tiene le redini del potere in mano e che vorrebbe promuovere l’etica politicamente per produrre una solidarietà del tutto artificiale, coercitiva ed arrogante, imponendola arbitrariamente nel modo più sfacciato e cinico, alla volontà della moltitudine impotente, spesso ridotta al silenzio perfino dall’ambiguita della Legge.
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