visto da Tullio Pascoli
17 Dic 2004
Ma perché pagare il canone?
TV Pubblica e TV Privata
Con una buona dose di sacrosanta ragione qualcuno, molto saggiamente, ha pensato di rilanciare la propria protesta, sfidando il nostro Leviatano e fornisce, addirittura, tutta una serie di alternative legali per liberare “gli utenti” da quella vergogna nazionale che il sistema ha battezzato “CANONE RAI“, ma che di fatto costituisce uno dei più sfacciati e deleteri abusi pubblici dell’ insano, insaziabile e vorace fisco indigeno.
Questa calamità pubblica prende a buon pretesto l’obsoleta concezione secondo cui competerebbe allo stato, con la solita prepotenza del potere politico, di dover vigilare sulle preferenze degli “utenti” delle radio e tele-diffusioni, come se queste fossero una pericolosa arma da non lasciare alla discrezione di chissà quale genere di nemico. Il vero nemico c’è, naturalmente, e non può essere identificato in altri se non nell’ opinione pubblica. Di fatto, questa potrebbe divenire adulta ed indipendente; potendosi avvalere, quindi, di poliedriche e distinte fonti d’informazioni ed altrettante rispettive diversità d’ interpretazione, rischierebbe di liberarsi finalmente dalla “benevole” – ma non sincera – coercitiva morsa che la tutela politica, da parte di chi detiene il potere, le impone. A tale espediente, Tomaso di Lampedusa ha dedicato un’ opera letteraria, uno dei rari successi italiani a fare il giro di tutto il mondo. Uno dei fili conduttori a produrre quel capolavoro, il curioso concetto chiave, tanto caro ai potenti nostrani di ogni colore e fede, è una specie di ossimoro: il principio della necessità di cambiare tutto affinché tutto possa rimanere immutato. Questa è pure una delle arti che meglio esprime e diligentemente coltiva la tradizionale classe – o casta – politica del Bel Paese. Infatti, essa non ha alcun interesse per il mondo del libero spontaneo sviluppo, tale come lo avevano preconizzato i padri della Repubblica Luigi Einaudi, Luigi Sturzo etc.
E’ singolare osservare il magnifico concetto che i “buoni” autoctoni tutori del popolo – ma non dell’ individuo, i cui interessi e prerogative non solo ignorano, ma sopprimono – si fanno dei loro concilianti mandanti, ai quali riconoscono, sì, il diritto di delegare certi poteri, ma per riconoscenza, premiano i loro propri benefattori con un vero e proprio sequestro delle loro legittime libertà naturali. Queste poi vengono restituite sotto forma di permessi, concessioni o licenze, su richiesta, con tanto di carta bollata e timbri, anche di quietanza dell’ obolo dovuto per imposizione, anzi imposta, vigilati da moderne coorti pretorie.
E’ come se gli individui dessero loro carta bianca, rinunciando ad ogni diritto naturale, acquisito alla nascita, accettando uno stato servile e totalitario, dove i delegati, specie di neopretoriani, ottenuto il mandato – seppur provvisorio – ed appena assunta l’investitura con l’alloro dell’ “onorevole” si arrogassero ogni genere di soggettiva prerogativa, come se quel potere emanasse da chissà quale trascendente divinità e non dagli elettori stessi.
Protetti dalle leggi preparate ad arte, agiscono come se gli Italiani non fossero altro che poveri indifesi irresponsabili, ai quali l’informazione trasmessa via onda deve essere mantenuta costantemente sotto rigorosa vigilanza, perché il popolo, che di per sé è già fin troppo remissivo e conformista, non deve sviluppare criteri indipendenti, né coscienza propria. Soprattutto non deve imparare a pensare, con la propria testa; ma rinuncia alle sue capacità di discernere, il bene dal male, il giusto dall’inesatto, l’ambiguo dall’ inequivocabile, l’oscuro dal chiaro, il vero dal falso, il bello dal brutto, il fondamentale dal superfluo e così via…
In altre parole, i delegati possono decidere di trasformare la sede della tutela dei diritti della collettività in mera sede della difesa dei doveri altrui, mentre il sistema di cui loro sono gli autori e le guide, allo stesso tempo, si trasforma in mostro – il Leviatano con tanto di giudici inquisitori – in cui il comune cittadino, pur detenendo ed esercitando il diritto di scelta anche dei suoi delegati stessi, cessa di essere cittadino per divenire inerme suddito imbavagliato.
Così, gli si proporziona l’informazione e la diversione che la cupola di saggi – stile REPUBBLICA di Platone o CITTA’ DEL SOLE di Campanella – decide dispensando di consultare i docili individui, ai quali ormai si nega pure il privilegio di esprimere le proprie preferenze attraverso la funzione del libero mercato, in cui attori e protagonisti potrebbero interagire spontaneamente, facendo le proprie libere scelte a seconda delle specifiche convenienze ed inclinazioni. Così, i falsi tutori delle libertà, invece di liberare gli umani impongono loro il morso delle redini, guidandoli a piacere con le proprie aberranti prerogative, condizionando addirittura il gusto degli elettori, pur di assicurarsi la poltrona, magari, vita natural durante. Se non bastasse il sotterfugio – ciò che è ancora più grottesco – è che l’ inganno è perfino da retribuire con tariffe imposte, dovendo pagare per servizi mai scelti.
Già, l’informazione è strategica, serve alla sicurezza degli umani… Ora, nessuna attività è più strategica della propria alimentazione; dobbiamo essere condizionati a mangiare ciò che i tutori impongono? No, abbiamo fame per istinto; è una necessità biologica, non pensiamo prima di sentir il bisogno di rifornire il nostro organismo. Eppure, essi agiscono come se si presentassero in casa nostra per dirci che possiamo mangiare solo ciò che il sistema ritiene salutare ed adeguato per il nostro bene; ed il nostro gusto, le nostre preferenze, le nostre propensioni cesserebbero di valere perché non adeguate – secondo loro – ai nostri veri e sublimi interessi… è come se dicessero: “paga, mangia e taci; hai ciò che giustamente paghi al convento; e, se non ti piace la ricetta, lascia pure, a noi cosa importa?” Ma l’ informazione non è l’alimento dello spirito? Infatti, è proprio ciò che hanno fatto con noi per tanti anni, ricorrendo a radio e teletrasmissioni. E così dice la legge! Possibile che ci si possa trattare ancora come bambini irresponsabili?
Del resto, tutti hanno limiti; i delegati non sono specialisti dell’ informazione, forse perché da troppo tempo si cimentano con la disinformazione; né sono specialisti dello spettacolo, anche se molti di loro dimostrano di saperci fare e danno spettacolo, sovente in modo spettacolare, tanto divertente nella mimica, nella farsa, nella recita comica, pur se poco convincente, a meno che non sia prodotta involontariamente; spesso, è anche drammatica e addirittura tragico e comica, all’italiana e addirittura buffa. Allora, essi organizzano tutto un diabolico meccanismo che agisce e si esprime seguendo direttive e progetti orientati.
Delegano, quindi, altri compiacenti individui; questi possono spendere e spandere a volontà perché in fondo, in fondo questa infernale struttura costituisce, a sua volta, una specie di estensione, una terza mano del potere: il megafono della casta, una specie di quinta colonna e la sua primaria funzione è quella di zelare affinché tutto scorra bene nell’interesse dell’equilibrio delle forze che il popolo deve illudersi di aver liberamente scelto col voto. Al popolo si deve dare l’impressione che è felice od infelici secondo il momento. Per far contenti i sensibili a certe debolezze umane, si propinano spettacoli da saltimbanco con tanto di ragazze dai generosi, vistosi seni abbondanti, dalle nude gambe agitate e le natiche semi scoperte tremanti; e funziona!
Per dare un tono un po’ modernizzante, ma pur sempre decadente e provinciale, come sempre, il gusto pende fra lo snob ed il kitch; si completa con l’alchimia di annunciatori mezzi euforici, mezzi artificiali e mezzi spontaneamente entusiasti, o mezzi seri e mezzi esaltati, altri piuttosto ideologicamente impegnati intervistano personaggi a volte oscuri, illuminati, aggressivi od allegri o mezzi depressi, altri dal verbo facile e volgare fino all’impertinenza; alcuni scaricano in pubblico le proprie frustrazioni, e non di rado si assiste a veri concerti di forzature. In questo circo non possono mancare i soliti sospettosi giochi delle domande e delle risposte, anche a carte marcate, preparate ad arte in favore di parenti ed amici.
Ma, dicono, che trattandosi di organi a vocazione educativa, ci vuole il controllo dell’ alta Cultura: i saggi. Ma ciò che ci insegnano è una specie di linguaggio universale, una specie di “esperanto” da circo equestre, dove molti dicono e non tutti capiscono; dove i neologismi assumono suoni propri e significati nuovi, del tutto originali, anzi, soggettivi: una specie di moderna Torre di Babele.
Sembrerebbe pure una nuova versione moderna del “pane e circense” di altre epoche; la differenza sta nella retribuzione: quelli erano gratuiti; questi sono a pagamento, compulsorio; ed il companatico è la pubblicità irritante. E meno male che qualcuno ha avuto il buon senso d’inventare il controllo a distanza; permette di cambiar di canale comodamente. Ma quelli che tengono il coltello per il manico si giustificano: “se possono far pubblicità i privati, a maggior ragione possono gli statati, legittimi membri del sistema del potere”…
Certo, ma dimenticano che i privati non si aggiudicano la messianica incombenza del sommo ed altruistico bene comune della collettività. I privati hanno una finalità: quella di chiudere il bilancio alla pari, nel rispetto della legalità, punto e basta! La pubblicità per loro è la sopravvivenza e la pagano unicamente ed esclusivamente coloro che la approvano o che apprezzano i prodotti od i servizi in diffusione. Si paga, dunque, solo con la libera scelta del consumo: niente canoni coattivi; e chi non apprezza un certo programma, può benissimo vendicarsi, boicottando i prodotti od i servizi del patrocinatore, al quale, in caso d’insuccesso, compete e conviene sospendere tale fomento. Gli statali, invece, sono privilegiati: non hanno bisogno di sottomettersi al giudizio del consumatore; possono tutto, anche non piacere al pubblico recalcitrante, tanto quello ha già pagato l’ingresso ed il fatturato è garantito dal canone anticipato imposto con la minaccia.
Ma che male c’è? Niente di nuovo… Da quando l’essere umano è tale e, meravigliato si guarda attorno, si formula tante domande; allora, i profeti di piantone ed gli apostoli delle chiese di turno, che si dichiarano amici degli individui, si dispongono subito a rivelare i misteri di ciò che ci circonda; è solo una promessa, naturalmente: un’ annunciazione di salutare speranza. Ma tutto si complica con le imposizioni – che ci sono ancora – alla maniera dei politici indigeni, la chiesa, in passato, aveva addirittura proibito ai credenti di leggere, d’ interpretare le scritture, la fede; affermava di essere l’unica fonte della Verità – scritta con la maiuscola, come i politici scrivono in maiuscolo Stato, Chiesa, Legge, Giudice, Onorevole, Ministro e cose varie.
Certo, doveva ritenersi l’unica fonte di verità, come fanno i colleghi politici, del resto. Guai se qualcuno osasse pensare con la propria testa. Il capo serviva per l’inchino, allo squillo dei campanelli, appena si aprivano gli sportelli del tabernacolo; era sacrilego guardare la luce dei misteri in cui essa conserva i simboli più importanti nel sancta sanctorum. In realtà, come il potere politico fa oggi, essa aveva invertito le parti, alterandone i valori: infatti, non sono più i cittadini che fanno liberamente le proprie scelte, in funzione delle proprie aspirazioni, in un certo momento o contesto; è la “nomenklatura” che, grazie a misteriose rivelazioni, sa scegliere per loro, in virtù delle particolari convenienze, con il pretesto di conoscere non solo il destino dell’avvenire dell’umanità, ma anche le necessità delle future generazioni e solo a loro è stata affidata la messianica vocazione di guidare le moltitudini in tale profetica missione.
Con radio e TV succede più o meno allo stesso modo; ed è per questo che si proteggono i monopoli di stato; oddio, in questo caso, un monopolio piuttosto in declino, fortunatamente; ormai ci sono trasmissioni a cavo, grazie alla globalizzazione – che alcuni avversano – è giunto il miracolo liberatore dell’ internet e la conoscenza ha assunto moto proprio indipendente e molti di noi possono farsi un bel baffo anche di Sua Maestà la RAI.
Per questo motivo, saluto l’iniziativa d’insegnare agli Italiani a svincolarsi dal canone legalmente con il più spontaneo e sincero entusiasmo: EVVIVA IL BOICATTAGGIO. Merita il massimo della divulgazione; non c’è niente di più grottesco, di più illiberale della “licenza” a pagamento per l’utilizzazione dei mezzi di comunicazione e di diffusione. Sarebbe ben ora che il cosiddetto “canone” fosse finalmente preso per ciò che di fatto è: un autentico abuso! Con esso siamo fermi al concetto che solo alla chiesa ed allo stato competono le interpretazioni, la diffusione e trasmissione dell’informazione. E’ una concezione arcaica, obsoleta in cui la saggezza è attribuita ad “illuminati”; che poi si contraddicono, predicando l’uguaglianza… che, poi è un’altra contraddizione perché interpretandola a modo loro, eliminano proprio quegli imprescindibili valori del merito e con esso distruggono le responsabilità individuali.
Chiediamoci, piuttosto, come mai nei Paesi che erroneamente consideriamo sottosviluppati, ma che sotto certi aspetti sono molto più avanti di noi, hanno, sì, i canali radiofonici e televisivi simpatici al pubblico potere: i cosiddetti canali “culturali”, “educativi” “senza fini lucrativi” etc. ma sono LIBERI anche da oneri e sono – di solito – scarsamente seguiti, pur diffondendo sovente programmi di discreto interesse generale.
La TV o la radio non hanno niente di magico; non sono altro che mezzi informativi e di diletto come lo possono essere i giornali, le riviste etc. L’internet, inoltre, li ha ormai ampiamente superati. La loro diffusione, come pure la loro redazione devono essere liberi da paternalismi e lottizzazioni di eterni interessi politici e di parte. Sono servizi comuni, come tanti altri che interessano gli individui e non hanno necessariamente quella messianica funzione che una casta di politicanti e di religiosi attribuisce alla conoscenza, che è soprattutto libera interpretazione.
Ogni servizio deve avere come unica finalità, quella di soddisfare il libero individuo che deve poter liberamente scegliere il servizio di sua preferenza. I mezzi di comunicazione e di diffusione devono accontentare l’individuo; il gusto dei lettori e degli spettatori va rispettato, anche quando il gusto è discutibile; infatti, ognuno ha il diritto di preferire le tendenze che predilige. Proprio per questo, quanto più numerosi sono i mezzi di diffusione meglio è, perché possono soddisfare il maggior numero di individui che potranno fare le loro scelte come meglio intendono. La diffusione controllata dal potere ha un’ unica finalità: preservare, mantenere il controllo di una certa dose di potere e basta.
Non credo che gli Italiani abbiano delegato il potere politico ad attribuirsi la prerogativa di limitare – e peggio ancora via pagamento – la libera scelta delle fonti d’informazione.
Purtroppo, una grande fetta dell’opinione italiana che non è ancora consapevole di essere abbastanza matura per liberasi da questo giogo, non condivide le mie ragioni. Magari pensa che in passato la necessità dell’intervento c’era. Devo esprimere il mio dissenso anche nei loro confronti; sono assolutamente convinto che il canone non era giustificato nemmeno allora. Lo stato, il potere pubblico, gli abusi dei poteri pubblici apparenti e sommersi non devono occuparsi di informazione; tanto meno della diffusione; ed ancor meno di diversione; sempre dal punto di vista strettamente liberale, queste sono cose che non li riguardano.
Ho già dedicato alcune righe su LS (LEGNO SORTO) a questo tema; sono consapevole che una grande parte degli Italiani – condizionata dalla propria stretta mentalità provinciale – non intende che i sudditi del Bel Paese sono stati presi in giro per tanti anni. Ma considero l’argomento troppo importante per tacerlo. Sarebbe ora che gli Italiani cominciassero a guardare al problema con occhi critici un po’ più cosmopoliti, da veri cittadini del mondo, capaci di discernere da soli, senza l’ausilio di chi ci vuole far da balia. Quelli non sono degli alleati, si fingono come tali; di fatto ci ingannano con una unica finalità: mantenere saldo il potere nei propri artigli.
Basta ricordare un solo particolare: mentre Paesi che noi (RAI compresa) definiamo sottosviluppati, assistevano ai mondiali – ma non solo a quelli, logicamente – a pieni colori iridati, senza sborsare un solo centesimo di famigerato “canone”, noi, grazie alla generosità di quel potere, pagavamo il tributo per vedere solo le partite da loro scelte, in bianco e nero, per poi propinarci anche il CAROSELLO pure in bianco nero. Triste, vero? Eppure tutti applaudivamo… altri applaudono ancora.
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